Al servizio di Sua Maestà
Anche se solo per una sera, venerdì 11 luglio 2025, chi avesse sostenuto che la Regina fosse mancata tre anni prima avrebbe rasentato la blasfemia. Sua Maestà era viva e vegeta ed è anche salita su un palco. Intendiamoci, non proprio Elisabetta d’Inghilterra ma quell’altra, colei che ha fornito l’egida a una delle Band più iconiche del Rock di tutti i tempi: i Queen. Per un attimo, durato più di due ore, a Cantalupa, una tranquilla e ridente cittadina del torinese, Freddy Mercury e Soci si sono ritrovati insieme sul palco come non accadeva dal lontano 24 novembre 1991, giorno della definitiva dipartita di uno dei mostri sacri più grandi del panorama Rock.
Ovviamente, non si è trattato di Brian May, John Deacon e Robert Taylor, con un cantante ospite pronto a dare il proprio contributo vocale a un repertorio vasto quanto i confini della Russia, fatto di ben 45 album, 15 registrati in studio, 10 dal vivo, 17 raccolte e 3 live, senza contare una infinità di bootleg nati da ben 707 concerti realizzati in ogni parte del mondo. Nel corso degli anni ci hanno provato in tanti a togliere la patina di tristezza che accompagna il ricordo della Band dopo la morte di Freddy: Axl Rose e i suoi Guns N' Roses, Paul Rodgers, Adam Lambert, Tony Iommi, i Metallica, David Bowie, Roger Daltrey, Robert Plant, George Michael, Elton John, Annie Lennox, Liza Minnelli, gli Extreme, i Def Leppard e persino Zucchero Fornaciari.
Sullo scranno più alto di tutti i sogni degli amanti del Rock, quello capace di trattenere con i piedi per terra gli autentici e puri animali da palcoscenico, salgono Louis Massari, voce solista, Alberto Campisi, chitarra solista, “Rouge”, basso e Igor Gastaldello batteria. Per essere attivi insieme solo da pochi anni (dal 2023), di strada i Crazy Queen ne hanno percorsa tanta. Si percepisce che la loro gavetta è stata lunga e puntigliosa, anche se affrontata singolarmente da ogni componente della Band. Ci sono cammini nella vita che sono destinati a non incrociarsi mai. Quelli dei quattro componenti dei Crazy Queen, è evidente, sono stati tracciati per confluire in un unico solco, quello dei concerti, insieme. Louis ha al posto delle tonsille, a guardia dell'ugola, due lottatori di sumo contro i quali non vorrei mai trovarmi a dover discutere. Alberto sembra il giovane figlio dei vicini tutto casa, chiesa e scuola ma quando imbraccia la sua chitarra si trasforma in un orco capace di terrorizzare così tanto il suo strumento da costringerlo a fornire la più vasta gamma di suoni che si sia mai ascoltata sulla Terra di Mezzo. Rouge è stato in disparte ma il suo basso ha saputo comunque prendere la scena, come una autentica star, con lustrini, paillette e cotillon. Un capitolo a parte vale per Igor. La batteria con la quale è entrato in perfetta simbiosi è parsa più l’astronave Enterprise che un semplice strumento della sezione ritmica. In ogni brano ha saputo dare quel quid che la ha resa “Magic”.
I brani eseguiti sono stati da quello di apertura Crazy little thing called love a quel Don’t stop me now richiesto a gran voce da un pubblico eterogeneo ma comunque giovanile (sottoscritto a parte). Nel mezzo, una sequenza scatenata di ritmo e potenza nella bellezza: One vision, We are the Campions, A kind of magic, I want it all, Under pressure, Radio ga-ga, I want to break free, Love of my life, Another one bites the dust, Somebody to love, Bohemian Rhapsody, Hammer to fall, Living on my own e mi scusino i lettori se ho dimenticato qualche brano. Molti di essi sono stati eseguiti in una versione performante, con abbondanza di assoli, tecnicismi e virtuosismi come se anziché durante un concerto fossero stati improvvisati in un contest tra Band. È bello e al contempo commovente sapere che su di un palco e sugli spalti ci sia ancora un’area composta di persone che non si riconoscono nella musica stereotipata, magari composta da una Intelligenza Artificiale, fatta con voci che non cantano e non incidono nei cuori e nelle anime, chitarre sempre accordate ma mai capaci di illuminare il buio della mente, batterie che non sappiano scandire il tempo dell’immortalità del talento, sia esso Pop o Rock ma pur sempre Glamour. Sigmund Freud ha scritto che “La voce dell’intelletto è mite ma non tace fino a quando si è conquistata un ascoltatore. Su questo si può essere ottimisti per quanto riguarda il futuro dell’Umanità”. Ecco, i Crazy Queen non è che abbiano proprio sussurrato alle orecchie dei giovani spettatori ma certamente è su Band come la loro che si può guardare con sincero ottimismo per quanto riguarda il futuro prossimo venturo.
Garantisce Freud e lui di personalità se ne intendeva...
Pier-Giorgio TOMATIS
Garantisce Freud e lui di personalità se ne intendeva...
Pier-Giorgio TOMATIS