Maledetti poeti
Maledetti poeti, destinati all'oblio.
Siete zimbello del mondo, ignorati dai vivi che di voi si fanno beffe e sbadigli. V'illudete, ciascuno pensandosi migliore dell'altro, d'essere assolutamente speciali, d'aver in mano le chiavi dell'amore del pubblico, del successo dei grandi. Oh, povere anime annegate nel desiderio dell'applauso, della gratificazione estrema. Povere anime sfruttate dai lupi che infestano i salotti del nulla, delle parole che vanno e ritornano su pagine che non legge nessuno. Solo le iene si aggirano nel vostro deserto, che chiamate cultura, e sono quelli che non fanno che approfittarsi di voi, della vostra umile voce e della vostra speranza di fama. Oh, poeti, non avrete altro che editori affamati, critici a cottimo e recensioni a pagamento, che nulla siete, se non fonti di misero, ed effimero, guadagno. Oh, poeti, poeti, anziani pensionati che investite le vostre finanze nel sogno che le vicende della vita vi hanno insegnato, e le letture di antologie remote vi hanno colpito pensando al Nobel del novantenne. Non avete capito, non lo dice nessuno tra voi. Non siete diventati da giovani, per tempo, per noia, per lavoro ed impegno, il poeta che avreste, forse, voluto essere. Non si accendono per voi i riflettori dei talk-show, anche se vi buttate sul politicamente corretto, se con parole scelte nel vostro ristretto vocabolario provate a raggiungere i cuori a sinistra, quelli che aprirebbero le porte delle pagine dei ricchi giornali e per voi l'illusione di qualcuno che legge i vostri inutili versi. Nessuno comprerà i vostri libri, se non costretto da qualche amicizia o mosso da un briciolo di pietà, e vi riempiranno di premi a concorsi a pagamento, sempre gli stessi concorrenti, come foste amici. Oh, poeti, illuse anime spronate a peccare d'invidia contro i vostri stessi compagni d'illusione, non v'accorgete d'essere rimasti in un secolo che non vi sopporta, a cui non servite e che si serve di voi. E ancora peggio per voi, giovani che v'immaginate d'aver qualcosa di nuovo da dire. La rete, chi la comanda nascosto, vi mette in bocca parole, istruisce il vostro pensiero ribelle. Pensate davvero d'essere liberi in questo mondo controllato da intelligenze meccaniche che presto sapranno indirizzarvi al destino? Illusi, come illusi ed inutili sono tutti i poeti. Maledetti poeti. Fratelli e amici, rotolanti nel baratro assurdo dell'auto celebrazione, della masturbazione cultural-letteraria, svegliate l'anima dal vostro sonno impotente. Abbiate il coraggio di sbattere contro la dura realtà, che è la vostra, la mia. Poeti maledetti, maledetti poeti.
Claudio CALZONI
Siete zimbello del mondo, ignorati dai vivi che di voi si fanno beffe e sbadigli. V'illudete, ciascuno pensandosi migliore dell'altro, d'essere assolutamente speciali, d'aver in mano le chiavi dell'amore del pubblico, del successo dei grandi. Oh, povere anime annegate nel desiderio dell'applauso, della gratificazione estrema. Povere anime sfruttate dai lupi che infestano i salotti del nulla, delle parole che vanno e ritornano su pagine che non legge nessuno. Solo le iene si aggirano nel vostro deserto, che chiamate cultura, e sono quelli che non fanno che approfittarsi di voi, della vostra umile voce e della vostra speranza di fama. Oh, poeti, non avrete altro che editori affamati, critici a cottimo e recensioni a pagamento, che nulla siete, se non fonti di misero, ed effimero, guadagno. Oh, poeti, poeti, anziani pensionati che investite le vostre finanze nel sogno che le vicende della vita vi hanno insegnato, e le letture di antologie remote vi hanno colpito pensando al Nobel del novantenne. Non avete capito, non lo dice nessuno tra voi. Non siete diventati da giovani, per tempo, per noia, per lavoro ed impegno, il poeta che avreste, forse, voluto essere. Non si accendono per voi i riflettori dei talk-show, anche se vi buttate sul politicamente corretto, se con parole scelte nel vostro ristretto vocabolario provate a raggiungere i cuori a sinistra, quelli che aprirebbero le porte delle pagine dei ricchi giornali e per voi l'illusione di qualcuno che legge i vostri inutili versi. Nessuno comprerà i vostri libri, se non costretto da qualche amicizia o mosso da un briciolo di pietà, e vi riempiranno di premi a concorsi a pagamento, sempre gli stessi concorrenti, come foste amici. Oh, poeti, illuse anime spronate a peccare d'invidia contro i vostri stessi compagni d'illusione, non v'accorgete d'essere rimasti in un secolo che non vi sopporta, a cui non servite e che si serve di voi. E ancora peggio per voi, giovani che v'immaginate d'aver qualcosa di nuovo da dire. La rete, chi la comanda nascosto, vi mette in bocca parole, istruisce il vostro pensiero ribelle. Pensate davvero d'essere liberi in questo mondo controllato da intelligenze meccaniche che presto sapranno indirizzarvi al destino? Illusi, come illusi ed inutili sono tutti i poeti. Maledetti poeti. Fratelli e amici, rotolanti nel baratro assurdo dell'auto celebrazione, della masturbazione cultural-letteraria, svegliate l'anima dal vostro sonno impotente. Abbiate il coraggio di sbattere contro la dura realtà, che è la vostra, la mia. Poeti maledetti, maledetti poeti.
Claudio CALZONI