Milan – Lecce 3 - 0
Non aprite quella porta
Dunque.
Non si dovrebbe incominciare un articolo con una congiunzione.
Lo rifaccio.
Ogni storia narrata (e un articolo è in fondo una sorta di storia in formato mignon) inizia con “c’è” o “c’era una volta”.
C’è un allenatore, un Tecnico.
Dopo la parentesi in rossonero nell’ultimo periodo berlusconiano, si ritrova in eredità la Juventus orfana di Conte che aveva vinto gli ultimi 3 trofei del Campionato di Calcio italiano. Aveva tutto da perdere in questa sfida che tuttavia ha vinto, inanellando uno dietro l’altro tutti i successivi 6 scudetti. Ha un po’ steccato in Coppa Campioni ma nel BelPaese ha imperversato senza sé e senza ma, menando fendenti a destra e a manca, mettendo all’angolo le milanesi e quelle poche altre franchigie che osavano ribellarsi allo strapotere della formazione da lui guidata. Poi, venendo meno la figura del Presidente, messo prima in discussione per essere infine messo da parte con un avvicendamento interno alla famiglia Agnelli/Elkann, è diventato il capro espiatorio di un processo di riduzione dei costi. L’ultimo atto di questa faida interna alla Società è stato il (pessimo) rapporto instaurato con un ex calciatore (di Serie C) diventato a fine carriere Direttore Sportivo. I battibecchi continui tra i due sfociano in una quasi rissa davanti alle telecamere durante i festeggiamenti sul campo della vittoria di Coppa Italia, con il Tecnico che veniva trattenuto dai suoi calciatori per evitare lo scontro che, tuttavia, almeno verbalmente è passato alla Storia. Per la cronaca, dopo il licenziamento in tronco dell’allenatore, Cristiano Giuntoli subisce lo stesso trattamento a distanza di poco più di un anno. Al termine di un periodo sabbatico, il Tecnico livornese approda a Milano, firmando un contratto che lo legherà al Club rossonero per un po’ di anni. Il suo ritorno ha del clamoroso ma i risultati che sta ottenendo non si possono discutere. Chiariamo, non c’è nessun miracolo. Massimiliano Allegri ha fatto finora semplicemente il suo mestiere. Ha allenato la squadra. Ha dato ai suoi ragazzi delle disposizioni. Ha giustamente quel carisma e la credibilità sufficiente per essere seguito dagli atleti. Il calcio è semplice. Diventa un puzzle incomprensibile quando volutamente si fa di tutto per complicarlo.
Il 23 settembre 2025, serata in cui va in scena a San Siro il turno di Coppa Italia, sembra che siano passati anni da quando il Tecnico si è ripresentato per gli allenamenti a Milanello. I ragazzi sembrano giocare a memoria come se fossero insieme nello spogliatoio e in campo da tempo immemore. Merito dell’alto numero di campioni in rosa? No, anzi, la rosa è così stringata nel numero totale che si è pensato di risparmiare persino con le stelle presenti fra le sue fila. Qual è dunque il segreto che lega Max a questa squadra e che le gestioni precedenti non hanno saputo comprendere? Beh, la ricetta che il Tecnico usa a Milanello è composta da comunicazione, allenamenti e contropiede. Cominciamo ad analizzare quest’ultimo. Nonostante la baraonda di confusione che i Team Manager hanno trasferito al Milan con le fondazioni e rifondazioni di Calciomercato, fondamentalmente, la spina dorsale della formazione rossonera è rimasta legata alle cosiddette ripartenze. I rossoneri, è innegabile, vanno a nozze quando possono punire gli sbagli degli avversari nel momento in cui costruiscono la loro azione offensiva. Con o senza Leão.
Allenamenti.
So che quasi tutti i tifosi rossoneri hanno buona memoria e perciò non si troveranno spiazzati davanti al ragionamento che propongo loro. Non è difficile ricordare l’ultimo periodo di Pioli e praticamente tutto quello successivo made in Portugal. Gli allenamenti fisici avevano la durata di una mattina o un pomeriggio per poi lasciar spazio alla tattica. Come se non bastasse, non erano rari i due, tre, quattro giorni di riposo concessi alla squadra dopo qualche bella vittoria (anche le sconfitte, ahinoi). Max, fin da luglio è stato chiarissimo. Due allenamenti al giorno. Il calcio non è uno sport per ballerine. I ragazzi, a quanto pare, lo hanno capito e si sono messi a disposizione. Nonostante i danni provocati dal Cavalier Furlans, Ibra e compagnia cantante.
The last but not least (l’ultimo ma non il peggiore) dei componenti della ricetta livornese che tanto sta piacendo ai tifosi rossoneri è la comunicazione. Questo elemento, oggi, è fondamentale. Quando Max parla in conferenza stampa lancia messaggi ai suoi calciatori, ai tifosi, alla Società e, cosa altresì importante, quelli giusti. Non solo è fondamentale comunicare ma soprattutto farlo con cognizione di causa e l’esperienza maturata dal Tecnico livornese si avverte in ogni parola che pronuncia. Non ci sono terminologie come “il gioco propositivo” oppure “giochiamo per vincere” o ancora “la seconda stella” ma un più sobrio “attendiamo di vedere il nostro piazzamento in primavera per capire di che pasta siamo fatti”. Dieci e lode. Per semplicità, concretezza e abilità.
Sarebbe troppo semplicistico ridurre il miracolo a Milano con la difesa a oltranza, la doppia mandata fatta scattare davanti alla porta di Maignan (o chi al suo posto). È vero che Allegri apprezza i clean sheet e le vittorie di corto muso ma non è certamente il Leatherface della pellicola The Texas Chainsaw Massacre (conosciuta nel nostro Paese come Non aprite quella porta). È soltanto una persona seria che riesce a mettere ordine e disciplina in uno spogliatoio e, da quel che si percepisce dall’esterno, anche tra Dirigenti improvvisati e incompetenti.
Il Milan sceso in campo contro il Lecce vince per 3 reti a 0. Turno facile reso ancor più comodo dall’espulsione del difensore tedesco Siebert dopo 18 minuti di gioco. Questa volta il VAR ha funzionato due volte: nel segnalare il fallo all’arbitro e nel mutare la gravità della punizione da comminare al calciatore. Di questi tempi al Milan è evento così raro che occorre sottolinearlo, quasi fosse un pizzicotto che gli addetti ai lavori si danno per mettere a tacere l’incredulità e convincersi che il fatto sia reale.
La superiorità numerica ha indirizzato la gara. Troppa è la distanza tra le due compagini. Tuttavia, in altri tempi, con diversi allenatori seduti in panca il Milan ha saputo coprirsi di vergogna. Mai dare un risultato per scontato. Occorre sempre essere concentrati sull’obiettivo e i rossoneri in campo (seconda metà del primo tempo a parte) hanno fatto la loro parte. Pur senza Modrić ma con un Ricci nel motore, la formazione di casa ha dato spettacolo chiudendo la gara con 24 tiri totali contro due soli degli ospiti, quattro legni colpiti e il baby Bartesaghi che ha dato il suo bel contributo e messo esperienza in cascina. I gol sono stati segnati da Gimenez (che quando ha raccolto il pallone in fondo alla rete e se lo è portato a spasso per il campo sembrava volesse sbranarlo, segno che se fosse più serene darebbe tutt’altro contributo) e nel secondo tempo Nkunku (con una splendida mezza rovesciata) e, inutile scriverlo, Christian Pulisic. Su Capitan America è impossibile trovare qualcosa di nuovo da scrivere. C’è solo da sperare che nessuno metta gli occhi su di lui prima che questa Proprietà venda la Società, altrimenti…
Tutti gli altri calciatori hanno giocato ottimamente bene, anche quegli atleti meno attesi. È stata una serata così. Nessun trionfalismo. L’avversario era poca cosa. Nel prossimo turno di Campionato c’è il Napoli di Antonio Conte. Sarà una gran bella partita di scacchi.
Speriamo di dare scacco matto al Re.
Buona Vita e Buon Campionato rossonero a tutti.
Non si dovrebbe incominciare un articolo con una congiunzione.
Lo rifaccio.
Ogni storia narrata (e un articolo è in fondo una sorta di storia in formato mignon) inizia con “c’è” o “c’era una volta”.
C’è un allenatore, un Tecnico.
Dopo la parentesi in rossonero nell’ultimo periodo berlusconiano, si ritrova in eredità la Juventus orfana di Conte che aveva vinto gli ultimi 3 trofei del Campionato di Calcio italiano. Aveva tutto da perdere in questa sfida che tuttavia ha vinto, inanellando uno dietro l’altro tutti i successivi 6 scudetti. Ha un po’ steccato in Coppa Campioni ma nel BelPaese ha imperversato senza sé e senza ma, menando fendenti a destra e a manca, mettendo all’angolo le milanesi e quelle poche altre franchigie che osavano ribellarsi allo strapotere della formazione da lui guidata. Poi, venendo meno la figura del Presidente, messo prima in discussione per essere infine messo da parte con un avvicendamento interno alla famiglia Agnelli/Elkann, è diventato il capro espiatorio di un processo di riduzione dei costi. L’ultimo atto di questa faida interna alla Società è stato il (pessimo) rapporto instaurato con un ex calciatore (di Serie C) diventato a fine carriere Direttore Sportivo. I battibecchi continui tra i due sfociano in una quasi rissa davanti alle telecamere durante i festeggiamenti sul campo della vittoria di Coppa Italia, con il Tecnico che veniva trattenuto dai suoi calciatori per evitare lo scontro che, tuttavia, almeno verbalmente è passato alla Storia. Per la cronaca, dopo il licenziamento in tronco dell’allenatore, Cristiano Giuntoli subisce lo stesso trattamento a distanza di poco più di un anno. Al termine di un periodo sabbatico, il Tecnico livornese approda a Milano, firmando un contratto che lo legherà al Club rossonero per un po’ di anni. Il suo ritorno ha del clamoroso ma i risultati che sta ottenendo non si possono discutere. Chiariamo, non c’è nessun miracolo. Massimiliano Allegri ha fatto finora semplicemente il suo mestiere. Ha allenato la squadra. Ha dato ai suoi ragazzi delle disposizioni. Ha giustamente quel carisma e la credibilità sufficiente per essere seguito dagli atleti. Il calcio è semplice. Diventa un puzzle incomprensibile quando volutamente si fa di tutto per complicarlo.
Il 23 settembre 2025, serata in cui va in scena a San Siro il turno di Coppa Italia, sembra che siano passati anni da quando il Tecnico si è ripresentato per gli allenamenti a Milanello. I ragazzi sembrano giocare a memoria come se fossero insieme nello spogliatoio e in campo da tempo immemore. Merito dell’alto numero di campioni in rosa? No, anzi, la rosa è così stringata nel numero totale che si è pensato di risparmiare persino con le stelle presenti fra le sue fila. Qual è dunque il segreto che lega Max a questa squadra e che le gestioni precedenti non hanno saputo comprendere? Beh, la ricetta che il Tecnico usa a Milanello è composta da comunicazione, allenamenti e contropiede. Cominciamo ad analizzare quest’ultimo. Nonostante la baraonda di confusione che i Team Manager hanno trasferito al Milan con le fondazioni e rifondazioni di Calciomercato, fondamentalmente, la spina dorsale della formazione rossonera è rimasta legata alle cosiddette ripartenze. I rossoneri, è innegabile, vanno a nozze quando possono punire gli sbagli degli avversari nel momento in cui costruiscono la loro azione offensiva. Con o senza Leão.
Allenamenti.
So che quasi tutti i tifosi rossoneri hanno buona memoria e perciò non si troveranno spiazzati davanti al ragionamento che propongo loro. Non è difficile ricordare l’ultimo periodo di Pioli e praticamente tutto quello successivo made in Portugal. Gli allenamenti fisici avevano la durata di una mattina o un pomeriggio per poi lasciar spazio alla tattica. Come se non bastasse, non erano rari i due, tre, quattro giorni di riposo concessi alla squadra dopo qualche bella vittoria (anche le sconfitte, ahinoi). Max, fin da luglio è stato chiarissimo. Due allenamenti al giorno. Il calcio non è uno sport per ballerine. I ragazzi, a quanto pare, lo hanno capito e si sono messi a disposizione. Nonostante i danni provocati dal Cavalier Furlans, Ibra e compagnia cantante.
The last but not least (l’ultimo ma non il peggiore) dei componenti della ricetta livornese che tanto sta piacendo ai tifosi rossoneri è la comunicazione. Questo elemento, oggi, è fondamentale. Quando Max parla in conferenza stampa lancia messaggi ai suoi calciatori, ai tifosi, alla Società e, cosa altresì importante, quelli giusti. Non solo è fondamentale comunicare ma soprattutto farlo con cognizione di causa e l’esperienza maturata dal Tecnico livornese si avverte in ogni parola che pronuncia. Non ci sono terminologie come “il gioco propositivo” oppure “giochiamo per vincere” o ancora “la seconda stella” ma un più sobrio “attendiamo di vedere il nostro piazzamento in primavera per capire di che pasta siamo fatti”. Dieci e lode. Per semplicità, concretezza e abilità.
Sarebbe troppo semplicistico ridurre il miracolo a Milano con la difesa a oltranza, la doppia mandata fatta scattare davanti alla porta di Maignan (o chi al suo posto). È vero che Allegri apprezza i clean sheet e le vittorie di corto muso ma non è certamente il Leatherface della pellicola The Texas Chainsaw Massacre (conosciuta nel nostro Paese come Non aprite quella porta). È soltanto una persona seria che riesce a mettere ordine e disciplina in uno spogliatoio e, da quel che si percepisce dall’esterno, anche tra Dirigenti improvvisati e incompetenti.
Il Milan sceso in campo contro il Lecce vince per 3 reti a 0. Turno facile reso ancor più comodo dall’espulsione del difensore tedesco Siebert dopo 18 minuti di gioco. Questa volta il VAR ha funzionato due volte: nel segnalare il fallo all’arbitro e nel mutare la gravità della punizione da comminare al calciatore. Di questi tempi al Milan è evento così raro che occorre sottolinearlo, quasi fosse un pizzicotto che gli addetti ai lavori si danno per mettere a tacere l’incredulità e convincersi che il fatto sia reale.
La superiorità numerica ha indirizzato la gara. Troppa è la distanza tra le due compagini. Tuttavia, in altri tempi, con diversi allenatori seduti in panca il Milan ha saputo coprirsi di vergogna. Mai dare un risultato per scontato. Occorre sempre essere concentrati sull’obiettivo e i rossoneri in campo (seconda metà del primo tempo a parte) hanno fatto la loro parte. Pur senza Modrić ma con un Ricci nel motore, la formazione di casa ha dato spettacolo chiudendo la gara con 24 tiri totali contro due soli degli ospiti, quattro legni colpiti e il baby Bartesaghi che ha dato il suo bel contributo e messo esperienza in cascina. I gol sono stati segnati da Gimenez (che quando ha raccolto il pallone in fondo alla rete e se lo è portato a spasso per il campo sembrava volesse sbranarlo, segno che se fosse più serene darebbe tutt’altro contributo) e nel secondo tempo Nkunku (con una splendida mezza rovesciata) e, inutile scriverlo, Christian Pulisic. Su Capitan America è impossibile trovare qualcosa di nuovo da scrivere. C’è solo da sperare che nessuno metta gli occhi su di lui prima che questa Proprietà venda la Società, altrimenti…
Tutti gli altri calciatori hanno giocato ottimamente bene, anche quegli atleti meno attesi. È stata una serata così. Nessun trionfalismo. L’avversario era poca cosa. Nel prossimo turno di Campionato c’è il Napoli di Antonio Conte. Sarà una gran bella partita di scacchi.
Speriamo di dare scacco matto al Re.
Buona Vita e Buon Campionato rossonero a tutti.