Edoardo Calosso e il suo Piemonte mistico e bucolico
Cento anni fa moriva Edoardo Calosso, pittore bohémien assai legato alla sua amata terra piemontese. Nacque a Torino nel 1856 e morì a Pinerolo nel 1923 (lo stesso anno in cui venne a mancare, in giovane età, un altro originale pittore pinerolese, ovvero Ettore Giovanni May, a cui la città di Pinerolo ha dedicato una via).
Dopo aver frequentato l'Accademia Albertina delle Belle Arti, Calosso iniziò i suoi primi lavori di una certa importanza con la decorazione della Chiesa Collegiata di San Lorenzo, a Giaveno. Nel 1901 la sua opera pittorica si rivolse al Duomo di Pinerolo. Nel 1906 dipinse la facciata della chiesa pinerolese di San Rocco. Nel 1909 affrescò la lunetta della tomba Camarora, a San Secondo di Pinerolo e, successivamente, lavorò ad altre pitture sacre per la Cappella del Bosco, a Cavour. La sua fama si diffuse rapidamente: gli vennero richiesti ritratti, dipinti bucolici, affreschi. Nel 1913 dipinse le Muse e altri personaggi mitologici all'interno dei locali dove poi sorse il Cinema Nuovo, a Pinerolo (dipinti, già da tempo, misteriosamente scomparsi). La sua ultima fatica fu la partecipazione alla Quadriennale di Torino, nel 1923, lo stesso anno della sua dipartita. Calosso veniva ricordato, da tutti coloro che lo conobbero e lo frequentarono, come un pittore decisamente bohémien, un po' bizzarro e talora trasandato, ma sempre dignitoso, loquace e di garbate maniere. Assiduo frequentatore di caffè e taverne, pagava sovente le proprie consumazioni con disegni e dipinti, di cui i proprietari dei locali di ristoro si fregiavano con vanto. I suoi soggetti pittorici furono molteplici: composizioni floreali, ritratti, scene mitologiche, raffigurazioni di Santi e Madonne, paesaggi collinari, dipinti bucolici. Dipinse la celebre "Figura di Esculapio" (il dio greco della medicina e della salute) per la farmacia pinerolese Rocchietta, all'interno del laboratorio chimico. Nel 1922 dipinse una celebre "Nascita di Venere", nonché "Tre Amorini" per il soffitto di Villa Turati. Altrettanto affascinanti furono le figure dei santi (Pietro, Marco, Paolo) dipinte all'interno della chiesa parrocchiale di Bubbio (diocesi di Acqui Terme). Calosso eccelse anche nei ritratti. Famosi sono quelli del generale Levi, del vescovo Giovan Battista Rossi, della contessa Elda Quartero Gaspari. Il meglio di sé, però, lo diede con i soggetti di pittura mitologica, che lo affascinavano tanto, dove raffigurò ninfe, amorini, sileni e tanti altre personaggi bucolici della mitologia greca (in primis, il mito dell'Arcadia). In queste opere, ricche di vivaci colori, dominano atmosfere idilliache e suggestive, che invitano al sogno fatto a occhi aperti, alle fantasie pastorali, alle meditazioni mistiche. All'inizio degli Anni Novanta, la Collezione Civica d'Arte di Palazzo Vittone, a Pinerolo, ospitò una interessante mostra, dal titolo "Edoardo Calosso tra sacro e profano". Oggi, a cento anni dalla sua scomparsa, sarebbe doveroso ricordarlo con un'altra grande e prestigiosa mostra.
Postremo Vate (scrittore, pubblicista, poeta, presidente del Circolo Artistico e Letterario Hogwords).
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