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4 Maggio. Il giorno del Toro. Quarta Parte.

Pubblichiamo le riflessioni dei lettori, degli scrittori, dei tifosi che arrivano in redazione, sul tema del 4 Maggio, giorno della tremenda tragedia di Superga, quando l'aereo del Grande Torino si schiantò sulla collina.

Oggi presentiamo un racconto particolarmente toccante. Riguarda un po' la vita di tutta una generazione. Chi è nato a cavallo tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta a Torino può tranquillamente immedesimarsi in questa storia vera, verissima. Il ricordo della tragedia di Superga non si era spento nella memoria di chi l'aveva vissuta così intensamente, tanto da lasciarlo in eredità ai propri figli. Le passeggiate che diventavano processioni alla Basilica, le domeniche allo stadio nella speranza di poter rivedere i colori granata tornare a vincere o quantomeno a battagliare duramente, a non lasciarsi sopraffare. Questo era il clima di tutta la Torino granata, che si ripercuoteva, vibrante anche sul Filadelfia, sul campo degli allenamenti e nelle anime di tutti i giocatori che hanno avuto la fortuna di conoscere quel campo. Quel magico campo che cementava amicizie e evocava ricordi e successi indimenticabili. Ecco il racconto del dottor Enrico Mario Bianchi, professionista, attore ed ex allenatore di pallavolo, ecco "Crescere Granata". 

​
Il 4 maggio di Enrico Mario Bianchi
"Crescere Granata"


1 Ottobre 1963, primo giorno di scuola.
Enrico è nato nel Dicembre 1958, non ha ancora 6 anni e non ha mai frequentato l’asilo, sempre con la mamma e, a parte una piccola parentesi della passata vacanza al mare nel mese precedente, quasi non è a conoscenza dell'esisitenza di un numeroso popolo di suoi coetanei. Cresciuto solo con l’affetto della mamma e di un nonno materno che non dimenticherà mai. Ma la scuola che angoscia!
Gli altri bimbi hanno 6 anni qualcuno quasi 7 (nel 63 era una grande differenza!). Enrico apprende senza difficoltà e in breve crea con l’insegnante un buon rapporto è curioso su tutto, in particolare gli argomenti scientifici, i nomi di animali strani. I compagni si accapigliano per le figurine dei calciatori ma Enrico colleziona le figurine degli animali esotici del pianeta e dei dinosauri oramai estinti.
La classe è numerosissima e ben presto diventa stretta. Il biondino ha l’argento vivo addosso e non sta mai fermo, questo è infatti il richiamo continuo dell’insegnante e gli frutta un 8 in condotta!
Inoltre non va affatto d’accordo con alcuni compagni che oggi verrebbero definiti chiaramente bulli.
In primavera la maestra decide che forse è ora di far prendere un po’ d’aria ai giovani virgulti e decide di portarli fuori in gita, suscitando resistenze da preoccupazione dei genitori e di invidia bacchettona da parte delle vecchie colleghe. Una grande la maestra Carla, alta e fiera, sorridente e determinata, li porta in gita comunque.
Meta della uscita è lo stadio Comunale fiore all'occhiello dello sport Torinese. Meglio di niente! Già!
Ma Enrico che ne sa di calcio?
Appena entrati nello stadio vuoto, i compagni impazziscono, Toro, Toro, Toro, Juve, Juve, Juve!
Enrico tace, non sa cosa fare e nessuno si accorge di lui tranne la maestra.
Il giorno dopo gli affida nel primo banco un nuovo compagno, uno di cui deve avere cura, è ancora più gracile di lui, Giampaolo, ed è molto, molto delicato.
Enrico deve stare attento a non agitarsi troppo, perché toccare inavvertitamente con una gomitata o un calcio Giampaolo può essere pericoloso è affetto da emofilia e zoppica anche vistosamente. Un banale livido per lui si può trasformare in una grave emorragia. Grande responsabilità per Enrico e grande coraggio per la maestra Carla.
Quella missione fa crescere improvvisamente Enrico che, dopo qualche giorno, vince la sua proverbiale timidezza casalinga e approfittando di una delle rare domeniche libere di papà, gli domanda direttamente:
"Papà è meglio essere del Toro o della Juve?" 
Suo padre, Beppe, è un po’ sorpreso, il suo ometto sta crescendo e con pazienza gli dice:
"Se vuoi ti racconto una storia."
“Vedi Enrico, come ti avrà già detto la mamma, qualche anno fa c’è stata una guerra spaventosa e qui in Borgo Sanpaolo molte case sono state distrutte dalle bombe e vi sono morte molte persone. La guerra poi è finita e la gente ha iniziato a cercare di dimenticare e ritrovare uno scopo nella vita libera di questo paese. Un giovane ragazzo di 20 anni che di giorno faceva il muratore alla sera andava a scuola e di notte studiava, era finalmente riuscito a racimolare i soldi per comprarsi la sua prima “vestimenta”, roba bella, fatta su misura in un negozio prestigioso di Piazza Sabotino.  
Era un pomeriggio di Maggio ma sembrava inverno, uno di quei giorni di primavera pazza che a Torino sono abbastanza frequenti, ma quello fu terribile, il cielo era diventato scuro le colline non si vedevano per la fitta nebbia, pioveva a dirotto e il giovane ragazzo bruno entrò correndo nell'atelier del sarto per la prova di imbastitura del vestito.
Il titolare del negozio lo accolse calorosamente, gli infilò la giacca ancora priva delle maniche e con gli spilli in bocca accese la radio, trasmettevano una allegra canzone del Trio Lescano. Erano passate da poco le 17 ma sembrava notte, fuori imperversava un forte temporale.
Improvvisamente la canzone venne interrotta e la voce di un telecronista rotta dal pianto annunciò che i ragazzi non c’erano più. La squadra di calcio del Grande Torino era perita in un incidente aereo proprio sotto la Basilica di Superga. Il giovane ed il sarto rimasero a guardarsi senza parlare, quello stesso sguardo sgomento che avevano solo qualche anno prima quando uscivano dai rifugi dopo un bombardamento e scoprivano che le case non c’erano più, le persone non c’erano più...un pezzo di vita se ne era andato.... senza avvertire....
Il titolare del negozio uscì e con gli occhi pieni di lacrime abbassò la serranda a metà.
Il ragazzo uscito attonito dal negozio, senza ripararsi dalla pioggia che ormai cadeva con meno violenza si avviò mesto verso casa a piedi. I tram si erano fermati, le auto erano bloccate, la città sgomenta. In via Monginevro tutte le serrande dei negozi erano abbassate a metà e nel silenzio si udiva solo qualche radio gracchiare nelle case che trasmetteva gli aggiornamenti della terribile notizia.
Sai, Enrico, quel ragazzo ero io, il tuo papà.  
Avevo visto giocare quella squadra, avevano vinto molto prima della guerra e dopo erano ancora più forti.
Ci avevano dato la forza sana per andare avanti, per ricostruire e ci avevano insegnato a non mollare.
Da quel momento tristissimo a Torino decidemmo che i Campionissimi erano ancora con noi e saremmo andati avanti, lo stesso, ancora con loro e per loro.”
A quel punto la mamma che era rimasta in silenzio con gli occhi lucidi, aggiunse:
“Nei giorni successivi, passato il lutto che in città durò quasi un mese, andai a ballare. La sala da ballo era chiamata Lutrario e di solito veniva frequentata dai calciatori del Toro. Quella sera si era presentato uno della Juventus con altri che non sapevo chi fossero. Cercò di attaccare bottone portando l’argomento sul funerale della squadra e chiedendomi di ballare. Mi chiese quante fossero le persone presenti al funerale, io dissi quasi 1 milione e lui quasi sorridendo mi disse che adesso avrebbero dovuto tifare tutte per la Juve visto che a Torino era rimasta solo una squadra. Rifiutai di ballare con lui che mi guardava con un sorriso tra il patetico ed il compiaciuto. Una amica un po’ oca mi disse sussurrando “Ma non sai chi è quello lì? E’ …….!”
Risposi ad alta voce:
“E allora? Io con quello non ci ballo! Non ballo con uno della Juve!”
Tutti si fermarono, anche l'orchestra, ed applaudirono!
Il ragazzo della Juve, che voleva farsi bello, rosso di rabbia se ne andò dal locale con gli altri calciatori tra lo scherno generale.
"Però! Pensa Enrico, che caratterino aveva la mamma!" sentenziò il papà "Magari gli avesse anche dato uno scappellotto come quelli che da a me, con la mancina, che la fede fa un male boia!"
Enrico il giorno dopo torna a scuola e chiede a Giampaolo il suo compagno  “Ma tu di che squadra sei?” e Giampaolo sussurrando “Sono del Toro, ma non dirlo a nessuno perché se lo sanno ci  picchiano!” “Chi?” dice Enrico “Quelli li, quelli della Juve!”  Enrico capisce in quel momento di aver scelto  la parte giusta, non gli e’ mai piaciuto prevaricare gli altri non sara’ mai un bullo!
Nelle settimane successive il suo papà decide di dedicare più domeniche al figlio ed Enrico viene portato nell'ordine a visitare: Armeria Reale, Museo del Risorgimento, le misteriose e affascinanti gallerie di Pietro Micca, Museo dell’Automobile e in Maggio a Superga! 
Una grande emozione anche negli anni a venire.  
Durante una domenica mattina, mentre guida sulle ginocchia di papà in un piazzale sgombro e gira con fatica il volante, Enrico guarda suo padre e indica lo spesso scudetto di plastica granata su cui campeggia un toro rampante in rilievo dorato posto tra i due contachilometri della Appia.
“Però che bello lo scudetto del Toro! L’hai comprata per questo vero? Perché il vecchio proprietario, il pittore, è del Toro vero?
La mamma, oggi, non c’è più e mentre aiuto papà ad infilarsi una polo granata con un piccolo discreto marchio di uno sponsor storico mi dice “Ancoj e suma ancora dal Tor?” gli rispondo “Papà. Suma sempre dal Tor!  Da na vita!!!”
​
Enrico Mario Bianchi.


Picture

Ecco il link di due bellissimi video registrati da Fabrizio Livio Pignatelli e Claudio Calzoni.
Sono due poesie recitate nei luoghi della storia granata.
Me gran Turin di Giovanni Arpino letta da Fabrizio Pignatelli a Superga presso la Lapide che ricorda la tragedia
​e Sogni Bambini di Angelo Caroli letta da Claudio Calzoni nel mitico Filadelfia ben prima che iniziasse la ricostruzione.


https://youtu.be/RyPHRmwkdTk

https://youtu.be/HRAFEfxVRhs

4 Maggio: il giorno del Grande Torino

Il 4 maggio è alle porte.
Per molti questa data non significa nulla, alcuni, specie i più giovani, pensano sia la vigilia del famoso 5 maggio di manzoniana e napoleonica memoria. In realtà per Torino il 4 maggio del 1949 è stato uno dei giorni più tragici e dolorosi. Quel giorno, alle 17.05, di ritorno da una partita amichevole a Lisbona, l’aereo che trasportava i giocatori ed i dirigenti della squadra del Grande Torino, si schiantava sulla collina di Superga, dietro alla Basilica. Nel disastro morirono 31 persone e soprattutto terminò il cammino della squadra in quegli anni più forte del mondo. Per la città tutta, e non solo per i tifosi, fu un dolore lacerante. In quel giorno di pioggia e di nebbia furono cancellate in un attimo tante speranze sportive e sociali legate alle imprese di quella squadra, quella degli Invincibili del Grande Torino di Ferruccio Novo e guidata da Valentino Mazzola, che tanto aveva contribuito alla rinascita dell’orgoglio italiano nel mondo. Per onorare quei ragazzi, entrati nel Mito, ogni tifoso granata, cerca di vivere al meglio quel giorno.
Quest’anno, nulla è sicuro in questa situazione irreale, probabilmente non si potrà andare alla consueta messa nella Basilica di Superga in memoria delle vittime, non si potranno ascoltare i nomi dei giocatori letti dal capitano e una salterà quindi una tappa tradizionale di riflessione, preghiera, emozione e ricordo.
Ma il cuore dei tifosi non può rimanere silenzioso.
Per questo la Gazzetta di Hogwords propone ai lettori, agli scrittori, ai poeti, ai tifosi, granata e no, di partecipare ad una iniziativa particolare che nasce proprio dalla necessità di non dimenticare, di non lasciare disperdere nel tempo il ricordo di quella squadra, dei suoi giovani e famosissimi campioni e della tragedia che li ha portati via, a giocare su altri campi in cielo.
Chi vuole può mandare uno scritto, una poesia, un ricordo, un’esortazione o una preghiera per parlare ai lettori, raccontare ai giovani e a chi non riesce o non vuole capire, gli Invincibili e la tremenda tragedia di Superga.
Non mandatemi romanzi, basta una paginetta, basta un pensiero, naturalmente non offensivo. Verranno pubblicati, al più presto, in una rubrica dedicata dal giornale al 4 maggio ed al Grande Torino, che dovrebbe partire entro il 30 aprile e non terminare più.
Non esistono premi, o classifiche di merito, esiste solo la voglia di far ritrovare, per un attimo e nel nome degli Invincibili, unita una grande famiglia, quella del cuore Toro e dei tifosi granata. Una grande famiglia che non ha nessuna intenzione di dimenticare ma vuole vivere, sempre, la speranza di un futuro migliore.

Claudio Calzoni



Chi è interessato può chiedere info o mandare direttamente gli elaborati a

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