Intervista allo scrittore Luigi Bonomi.Fare l'ospite in una trasmissione televisiva è uno stress particolare. Vivere per un paio d'ore sotto i riflettori, in diretta, è una esperienza decisamente da raccontare, come sono da raccontare le conoscenze che si fanno in quegli studi. Così, tra l'abbraccio amichevole ed affettuoso di ex calciatori, quelli che erano i tuoi idoli quando eri bambino, e le risate con giornalisti e commentatori di quel calcio che tanto hai amato nella tua vita passata e presente, trovi il tempo di presentare i tuoi libri, e conoscere persone a dir poco interessanti. Proprio durante una diretta televisiva ho avuto la possibilità di incontrare Luigi Bonomi, scrittore ed amante della storia sportiva che, dopo avermi confessato d'aver comprato il mio libro "I Luoghi del Toro", mi ha presentato il suo lavoro "Una squadra improbabile". Il suo sorriso e la sua indubbia preparazione sul tema granata mi hanno convinto a estorcergli una intervista, convinto di interessare anche i nostri carissimi lettori.
Conosciamoci meglio, chi è Luigi Bonomi? Ci disegni il suo autoritratto. Quando nacque i giornali titolarono in prima pagina: “Più comico che tragico: l’Italia eliminata dalla Corea di Ridolini”. Venuto alla luce col trionfo al festival di Sanremo di “Dio come ti amo” della Cinquetti. Ha pronunciato le prime parole ascoltando il ritornello di “All you need is love” dei Beatles. Fino al 1976 è andato a letto subito dopo Carosello canticchiando “si-re si-re, si-mi si-mi”. Suo padre, tifoso granata, lo portava a vedere gli alianti al campo volo di Collegno, passato alla storia perché non vi atterrò mai l’aereo del Grande Torino. Appassionato di storia e innamorato, ma non ricambiato, dello sport,alla soglia dei 50 anni scrive “I custodi delle stelle”, un giallo ironico sui misteri della Certosa di Collegno, che la Spunto Edizioni ha pubblicato nell’ottobre 2015. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? E’ stato a lungo ignorato dalle donne più affascinanti del suo tempo, finché Antonella non gli ha regalato due sorridenti ragioni di vita: Andrea e Fabio. Parafrasando Allen: “Collegno era la sua città e lo sarebbe sempre stata…” Entriamo nel tema delle sue grandi passioni: la Letteratura, lo Sport e la Storia. Ci può descrivere come e quando nasce il Luigi Bonomi scrittore? Lei, per la casa Editrice “Spunto Edizioni” ha scritto “Una squadra improbabile” che racconta, romanzandola, la storia della squadra dei Vigili del Fuoco della città di La Spezia che, nella finale a tre del Campionato di Guerra 1943-44 finì per conquistare uno scudetto storico, imponendosi contro il Venezia e la Selezione del Torino Fiat in cui militavano molti giocatori di quello che sarebbe diventato il “Grande Torino”. Quale è stata la fonte di ispirazione di questo romanzo che ha, sicuramente, richiesto una ricerca storica molto accurata e precisa e che, come ci ha confessato, le sta dando molte soddisfazioni? Tutto è nato da uno striscione esposto durante gli europei del 2000 in cui si faceva riferimento allo scudetto del 1944 e dalla curiosità di riempire negli albi d’oro del campionato di calcio la casella vuota nell’annata 43/44. Visto che abbiamo introdotto l’argomento può parlare delle emozioni personali che sono legate a filo doppio a questo libro e agli altri della sua produzione letteraria? Se per amore della mia città, Collegno, ho scritto “I Custodi delle Stelle” nel 2015, per amore del Grande Torino ho scritto “Una Squadra Improbabile” nel 2016. Ambientato a Marzo 2000 quando l’intera vicenda era ancora sconosciuta, Marco, 34enne depresso e disilluso, si ritrova improvvisamente coinvolto in un’appassionante caccia al tesoro attraverso il tempo e lo spazio. Ho descritto con amara ironia il risveglio di emozioni e sentimenti di un protagonista, fino ad allora mancato, della propria vita. La scoperta della straordinaria e drammatica avventura del campionato di calcio 1943/44, gli permette di vivere in prima persona l’impresa più incredibile e dimenticata della storia dello sport italiano. Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, ed ha lettrici e lettori molto interessati al rapporto che si instaura tra i personaggi intervistati e i loro interessi letterari, entriamo a gamba tesa nella sua storia personale. Quali sono stati i passi che la hanno condotta a pubblicare, a presentare le sue opere ad un editore e di conseguenza al pubblico? Vuole presentarle, brevemente, anche ai nostri lettori? Due sono le cose che io cerco in un libro: ironia e commozione (cerebrale ovviamente). Il coraggio di pubblicare in un momento in cui tutti scrivono e sono sempre meno quelli che leggono deriva sicuramente da un’alta stima e considerazione di sé e della propria vita. A questo si accompagna una buona dose di masochismo da parte della casa editrice, piccola quanto efficiente, in un periodo storico in cui vengono sconvolti stili di scrittura consolidati da quasi due secoli in favore di una esasperata immersività, che ti fa sentire obsoleto qualunque cosa racconti, soprattutto rispetto ai giovani autori e lettori. I suoi cari come si sentono ad avere un tifoso, uno storico, uno scrittore ormai famoso che gira per casa? Rispettando la tradizione consolidata che nessuno è profeta in patria, i miei figli non sono appassionati né di calcio, né di storia per cui le mie pubblicazioni li hanno lasciati abbastanza indifferenti. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Ho il sogno di far pubblicare in tempo per il prossimo anniversario del Torino calcio la biografia non autorizzata e romanzata del suo fondatore, che nel rispetto del tremendismo granata si tolse la vita 3 anni dopo. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Luigi Bonomi sta tornando alla vita normale, se mai la vita ritornerà normale? Le gioie più grandi sono state nell’ordine, la maturità superata da Fabio e la laurea in ingegneria del primogenito Andrea. Poi la pazienza di chi mi vuol bene che contraccambio più che posso. Infine, gli applausi e la partecipazione di Franco Ossola, che sono orgoglioso di conoscere, e di moltissimi altri amici alla presentazione del mio terzo libro “Sono morto tante volte, ma così bene mai”. E’ un testo che riunisce tre racconti parzialmente autobiografici, scritti allo scopo di scuotere il lettore affinché impieghi al meglio il prezioso tempo a disposizione e, a differenza dell'autore, affronti con coraggio l’inquietante sensazione che da questa esistenza non se ne esca vivi. Perché l’angoscia più grande è sempre quella di diventare un giorno cibo per i vermi, che si è aggiunta a quella dal lontano 1977 di non fare in tempo a festeggiare un nuovo scudetto del Torino. Bene, ringrazio Luigi Bonomi per la cortesia e la simpatia mostrata alla nostra web-zine, ed a tutti i lettori, nella speranza di aver fatto cosa gradita a tutti gli amanti dello sport, del Toro, dello Spezia e di tutto il mondo del calcio e della sua splendida storia. Claudio Calzoni |