Intervista all'autore ligure Maurizio Pupi BracaliUsciamo dai confini regionali per incontrare uno scrittore ligure. Incontro Maurizio Bracali, detto Pupi, sulla bellissima strada panoramica che sale sulla collina sopra la località balneare di Ceriale, passando per la piccola frazione di Peagna. La collina, d’estate, è brulla e pietrosa. Passeggiando si respira l’aria meravigliosa di un panorama fantastico, con l’isola della Gallinara a fare da guardia e faro dell’insenatura e della pianura d’Albenga, antico terreno di coltivazione di cereali. I passi di Pupi sono agili e svelti, si vede che è allenato a camminare e tutte le domeniche è a capo di una bella compagnia di amanti del trekking che va a passeggiare tra i monti. Io arranco tra i massi e mi perdo in paesaggi in cui i primi abitanti preistorici si muovevano a caccia come dimostra il museo paleontologico allestito in paese. Qualche pino marittimo ci accompagna silenzioso ed alcuni merli si alzano tra i rovi. Mentre il tramonto si avvicina, iniziamo la discesa verso il paese, e discorriamo amichevolmente.
Conosciamoci meglio, chi è Maurizio Pupi Bracali? Non sono più giovanissimo, sono sposato e ho un figlio maschio. Sono nato ad Albenga (SV) ma vivo a Ceriale (SV), cittadina dove ambiento principalmente i miei romanzi. Ho cominciato a scrivere tardi quindi penso di raggiungere la mia maturità narrativa intorno ai novant’anni come Camilleri. (Sto scherzando, naturalmente). Come è nata la passione per la scrittura? L’ho sempre avuta fin da ragazzino. Alle medie i miei insegnanti portavano i miei temi ai ragazzi del liceo classico per mostrare come si scriveva uno svolgimento corretto e creativo. (al contrario dei numeri con i quali ho lottato tutta la vita). Da ragazzo ho vinto diversi concorsi letterari e ho pubblicato articoli su riviste e giornali, ma ho cominciato a scrivere “seriamente” quando il computer è entrato nella mia casa e nella mia vita. Quando ha pubblicato il suo primo libro e quali sono state le sue emozioni a tenerlo fra le mani? Il primo libro (di poesie, tra l’altro) se non ricordo male, mi sembra sia stato pubblicato nel 2002, (l’ho detto che coi numeri non ci azzecco un granché!). L’emozione fu grande perché compresi che da quel momento iniziava una nuova fase della mia vita e una bella avventura che dura tuttora. L' ultimo suo lavoro si intitola? Quali sono i motivi per cui lo ha scritto, quali le ispirazioni? Ha pubblicato altri libri? Il mio nuovo romanzo giallo, in uscita il prossimo 7 dicembre 2019, si intitola “I morti non hanno freddo”, ed è il quattordicesimo con protagonista il poliziotto ligure ispettore Calcagno. Ovviamente l’ho scritto per proseguire la saga iniziata molti anni fa con questo personaggio che mi sta dando tante soddisfazioni e che finché sarà seguito con affetto dai lettori continuerò a portare avanti. Le ispirazioni arrivano guardandomi intorno, ascoltando ciò che dice la gente, assorbendo come una spugna quanto mi circonda o leggendo fatti di cronaca, non necessariamente legati alla cronaca nera che poi stravolgo e inserisco nelle indagini dell’ispettore Calcagno. I suoi cari come si sentono ad avere uno scrittore in casa? Mia moglie e mio figlio sono i primi lettori dei miei romanzi prima della pubblicazione. Mio figlio è il mio primo editor che con grande attenzione trova e mi segnala gli errori di battitura, le incongruenze e altre cose che non funzionano. Mia moglie, acquarellista, è l’autrice dei dipinti sulle copertine dei miei romanzi, quindi c’è un piccolo lavoro d’equipe tutto in famiglia. Quanto sono importanti per le sue opere i personaggi ed i panorami della Liguria? Sono entrambi basilari. I personaggi, che spesso sono un po’ particolari e sopra le righe, sono per lo più persone che conosco o che ho conosciuto. A volte sono umoristici perché nei miei romanzi ci sono i drammi e le tragedie legate agli omicidi, ma anche la commedia e spunti quasi comici per non appesantire eccessivamente la narrazione. I luoghi, poi, sono importantissimi, l’ispettore Calcagno si muove tra le bellissime coste e il suggestivo entroterra della Riviera Ligure a ponente di Savona. Nei miei gialli sono più influenzato dai liguri non giallisti quali Francesco Biamonti e Camillo Sbarbaro e dai piemontesi Cesare Pavese e Beppe Fenoglio che dagli americani Dashiell Hammett, Raymond Chandler o il più recente Jeffery Deaver. Uno dei complimenti che mi fanno sovente e che preferisco è che dai miei romanzi si evince l’amore per la mia terra. Quali sono i suoi rapporti con le case editrici? Ho pubblicato, finora, per due diverse piccole case editrici e in entrambi i casi sono riuscito felicemente a far prevalere un rapporto di amicizia oltre quello collaborativo e lavorativo, per cui ne sono contentissimo. Ho avuto un contatto con una casa editrice grande e molto conosciuta (stranamente mi hanno cercato loro), ma nonostante i complimenti ricevuti e l’invito a pubblicare con loro, volevano che stravolgessi il mio stile di scrittura per adeguarlo al loro target di lettori. Quando risposi che credevo e pensavo che potessero scommettere su di me anche se non rispettavo i loro canoni di scrittura, mi risposero che era impossibile perché non potevano permettersi di proporre al loro pubblico qualcosa che non si aspettava, terminando con la frase: “Noi ci chiamiamo casa editrice, ma siamo un’azienda commerciale”. Naturalmente rifiutai la loro offerta. Ha qualche consiglio da dare ai lettori ed ai giovani che intraprendono questa carriera? Ai giovani che vogliono scrivere consiglio di perseverare pur senza farsi illusioni di grande successo o successo immediato. Ne ho visti molti fermarsi dopo un primo libro pensando che ne avrebbero vendute migliaia di copie mentre esaurite quelle vendute a parenti e amici non c’è stato altro. Se oggi io vendo, per ogni romanzo, un ragguardevole numero di copie, è perché ho insistito, sono andato avanti e mi sono fatto conoscere nonostante le magre vendite dei miei primi libri, che oggi per fortuna vengono recuperate anche grazie al piccolo successo degli ultimi. Ai lettori consiglio ovviamente di leggere i miei romanzi gialli per scoprire delle storie a misura d’uomo, un protagonista, Calcagno, simpatico, ironico e indisciplinato che si avventura in vicende poliziesche tra il dramma e l’umorismo, ambientate nell'aspro e bellissimo territorio ligure del ponente savonese. Aggiungo che a Torino, per chi ne fosse interessato, i miei romanzi sono tutti reperibili in esclusiva presso la libreria “La Piola-La libreria di Catia” in Via Bibiana, 31, dove in febbraio terrò una presentazione del nuovo romanzo. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, realizzando o pensando cose nuove? Ho un romanzo in imminente uscita, e di solito, nel periodo immediatamente successivo alla pubblicazione, mi prendo una pausa di riposo e mi dedico alle presentazioni. Certo, ogni tanto mi passano per la testa, un’idea o un pensiero e allora butto giù un appunto che troverà spazio nel prossimo romanzo. Concludo, ringraziando per questa intervista e chi l’ha voluta. Spero abbia dato qualche indicazione utile agli eventuali interessati al mio mondo narrativo. Siamo arrivati sul bellissimo lungomare di Ceriale e, dopo esserci affacciati sul caratteristico pontile, arriviamo ad un bar-pasticceria molto frequentato. L’ora è quella dell’aperitivo ma, seduto ad un tavolino, sempre il solito mi dice l’autore, incontriamo un signore che beve una birra. Il commissario Calcagno ci saluta con un cenno. Pupi sorride. Il suo personaggio ritorna a sorseggiare la Ceres, guardando lontano, oltre la spiaggia, oltre la linea lontana dell’orizzonte. Ringrazio Maurizio Bracali per la bella giornata. La Liguria è terra meravigliosa e meravigliosa la sua gente. Arrivederci e grazie. Claudio Calzoni |