"Sette passi nel Delirio" di Postremo Vate"Sette passi nel Delirio" di Postremo Vate
Recensione di Danilo Tacchino Poemetti, dialoghi, monologhi…. Postremo Vate e il delirio della Letteratura È un volumetto miscellaneo questo “Sette Passi nel Delirio”, dello scrittore pinerolese Postremo Vate, pubblicato dalle Edizioni Hogwords, contenente dialoghi, poemetti e un monologo. L’Autore indaga tra le forme di delirio della Letteratura, un delirio che ora si fa poesia (molto significativo, per il suo contenuto esistenziale, è il poemetto “Il Rospo”), ora dialogo, serrato e avvincente, tra personaggi inquietanti. Postremo Vate, nel corso della sua evoluzione letteraria, ha sempre avuto come elemento peculiare del suo messaggio, la forte interdisciplinarità del “Classico” come genere letterario in cui si evince la grande dipendenza alla realtà delle attuali vicissitudini sociali del nostro variegato e tormentato tempo moderno. Molte delle sue opere contemplano questo suo argomentare, nella ricerca di offrire messaggi ed emozioni dell’era in cui viviamo, rivitalizzando generi letterari apparentemente sorpassati come il dialogo o il poemetto, che Fabrizio, profondo studioso dei classici, ama particolarmente. “Sette Passi nel Delirio”… il titolo di quest’opera dice già molto ed incamminandoci, pian piano, nelle inusitate storie, di sapore antico e fantastico, ritroviamo profonde fantasie della nostra infanzia, colme però di una sapienza e morale che ci indicano la via e ci fanno riflettere. Tre dialoghi tre poemetti e un monologo, quello di un Re furente perché infelice sebbene potente. I poemetti, di forma variabile, come quello del rospo che ci indica come a volte la bruttezza può essere segno di liberazione da situazioni deliranti oramai prive di senso pratico, o quello che canta una saga celtica, per farci comprendere che l’amore viene e l’amore va, a dispetto delle tragedie guerresche che sempre hanno insanguinato il mondo, sino a giungere al poemetto del vaticinio, dove si dimostra che tutto al mondo si può comprare, pure la dignità, ma che nella continuità del cambiamento, si può trovare la salvezza della rettitudine col canto della poesia e la chiarezza d’intenti. E poi i dialoghi, forse la forma più potente del nostro Vate, nel saper sviluppare una logica morale che non dà scampo all’indifferenza e all’ignoranza. Tre Dialoghi, quello tra un Alieno, un Cyborg ed un Clone, quello tra Tifeo e Prometeo, e quello tra nove fanatici religiosi in delirio (compreso un ipotetico Re extraterrestre), dialoghi che ci fanno ragionare sulla pericolosità che le tecnologie utilizzate male, possono avere sulla trasformazione dell’uomo, sull’inutilità delle guerre e delle religioni. Con uno stile narrativo semplice e schietto, il buon Fabrizio ci fa trasecolare ed incuriosire, rendendoci in grado di ragionare sugli scempi e le limitatezze della società odierna, con lo strumento dei generi classici e di una buona dose di ironia e denuncia. Il libro è richiedibile direttamente alle Edizioni Hogwords. Danilo Tacchino |