Pier-Giorgio TOMATISINTERVISTA al Professor Giulio Tarro di Claudio Calzoni La rubrica Voci dal Virus della nostra rivista oggi, 18 maggio 2020, si arricchisce di una importante testimonianza. Con grande piacere presento al pubblico dei nostri lettori l'intervista concessami dall'illustre virologo e scienziato di fama mondiale, il Professor Giulio Tarro. In questo periodo il Professore è apparso spesso nei televisori delle nostre case ed è un onore poterlo ospitare sulle nostre pagine. Andiamo diretti all'intervista e ascoltiamo le sue dichiarazioni. 1) -Secondo lei si è aspettato troppo a focalizzare la forza del virus e contrastare la sua diffusione sottovalutando i pericoli del contagio? Ci può descrivere quali sono le misure che avrebbe scelto per prevenire e combattere con forza questa pandemia? «È acclarato che in Italia il virus circolava probabilmente già da moltissimo tempo. In Lombardia è scoppiata una ‘bomba atomica’, tutto in un lasso di tempo troppo breve a fronte della capacità del Sistema Sanitario. L’Italia ha chiuso i voli diretti con la Cina, senza controllare gli arrivi indiretti attraverso gli scali e quindi è stato possibile aggirare il divieto. A tutto questo si aggiunge lo sfascio del nostro Sistema Sanitario Nazionale: dal 1997 al 2015 sono stati ridotti del 51% i posti letto delle terapie intensive. A gennaio quando si è saputo dell’epidemia in Cina, l’Italia non ha fatto nulla. La Francia - che non aveva nel tempo ridotto le terapie intensive - a inizio anno si è preparata e le ha raddoppiate. Noi no, siamo arrivati tardi. Personalmente sostengo la ricetta utilizzata in Israele. A mio avviso sarebbe stato il modello da prendere come riferimento. Bisognava isolare gli anziani, lasciando però andare i più giovani, che hanno maggiori difese immunitarie e quindi permettere un’immunizzazione di massa». 2)-Cosa pensa delle attuali stringenti regole di lockdown e del fatto che in alcuni Paesi invece non le hanno applicate? Quanto sono qualificati e quanto potere politico hanno, secondo lei, i vari comitati scientifici ingaggiati dai governi nazionali? «Molti media hanno attaccato, spesso manipolando le informazioni, Paesi come la Germania o la Svezia, che sono stati tacciati di neodarwinismo, per il loro approccio considerato “poco rigoroso” sul Covid-19. Oggi esperti del calibro di Johan Giesecke, uno dei maggiori epidemiologi del mondo e consulente del governo svedese, si domandano come faranno i paesi che hanno applicato un lockdown rigoroso a ritornare sui loro passi. Insomma, non c’è uniformità di politiche, così come non vi è consenso in ambito scientifico. Io sono dell’idea, visto che abbiamo toccato questo tasto, che la ricetta israeliana sia la più equilibrata: isolare gli anziani, e far circolare il virus tra i più giovani. Gli israeliani, prima di tutti, hanno tenuto conto dell’indice R, che sarebbe l’indice di trasmissibilità del contagio. Calcoli che per la prima Sars l’indice R era su 3-4, per il Coronavirus è 2-3 e per il morbillo 12-18. In Israele hanno effettuato un conteggio che va dal contatto cosiddetto “zero” a quello che poi eventualmente potrà succedere. La ricetta israeliana non è poi così diversa da quella danese, dove i giovani sono già tornati a scuola, o dei Paesi che lei ha citato, che stanno riaprendo o hanno chiuso parzialmente. Il Covid-19 è letale ma non così letale come è stato definito da un’informazione che ha giocato una pessima partita, alimentando lo stress nell'opinione pubblica». 3)-Con il tampone attuale come viene rilevato il virus? I risultati dei test sono attendibili? Come è noto, la presenza del virus Sars-Cov-2 viene analizzata attraverso l’inserimento all'interno del cavo orale di un bastoncino ricoperto ad una estremità da un rivestimento di corone – il cosiddetto tampone - che sfregando sulla superficie della mucosa tonsillare asporta del materiale che poi viene inseminato su colture. Agli esordi dell’epidemia, queste colture venivano spedite in ben pochi laboratori (in particolare quelli dell’Istituto Spallanzani a Roma e dell’Ospedale Sacco a Milano) dove, attraverso, tecniche di biologia molecolare, si identificava il materiale genetico del virus eventualmente lì presente. Oggi la standardizzazione delle procedure e l’impiego di nuovi reagenti rende molto più snella e rapida questa procedura che viene effettuata, in poche ore, da ormai numerosi laboratori convenzionati con le strutture sanitarie regionali. I risultati sono soggetti a falsi positivi e falsi negativi. 4)- Come si pone a proposito di una somministrazione del vaccino contro il Covid 19, quando sarà trovato e sperimentato, come condizione obbligatoria per lavorare, frequentare le scuole, avere una vita sociale, viaggiare? «Assolutamente contrario a questa prospettiva e le spiego il motivo. Se il virus ha come sembra una variante cinese e una padana, sarà complicato averne uno che funziona in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto. Per la Sars e poi con la sindrome respiratoria del Medio Oriente, non sono stati preparati vaccini, si è fatto, invece, ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti. Posso dirle che il Covid 19 potrebbe sparire completamente come la prima SARS, ricomparire come la MERS, ma in maniera localizzata o cosa più probabile diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino. Abbiamo già a nostra disposizione gli anticorpi dei guariti che possiamo ricavare con la plasmaferesi, una tecnica di separazione del sangue che viene usata per diversi scopi. La cura con il plasma dei pazienti guariti da Covid-19 si sta sperimentando in tutto il mondo. In Italia si stanno ottenendo dei risultati positivi a Pavia, Mantova e Salerno. Inoltre, voglio ricordare che non ci troviamo di fronte a una terapia sperimentale da dover studiare o da concedere in via compassionevole. È una pratica conosciuta da secoli, utilizzata anche da Pasteur nell'Ottocento: si sono sempre prelevate le gammaglobuline dai guariti per curare i malati». 5)-Quali altri protocolli (mix di farmaci e plasma iperimmune) potrebbero essere usati in alternativa al vaccino? Si parla di sperimentazione di cure mirate contro i recettori della proteina Spike. Possono diventare interessanti? Il Remdevisir usato per l’Ebola, la Clorochina (Plaquenil) già come antimalarico adesso di routine in Francia, il Fapilavir (Avigan) prodotto dal 2014 in Giappone, inibitori delle proteasi del virus dell’AIDS come Ritonavir e Lopinavir, Vit C a grammi, Oseltamivir, antifluenzale. Tutti questi sono farmaci per via orale. In particolare l’Avigan nome commerciale del Favipiravir è un antivirale già in uso da alcuni anni nei riguardi di diverse famiglie virali. Il suo uso come antivirale precoce nelle infezioni influenzali ha avuto un riscontro positivo per quanto riguarda in particolare il Giappone dove è stato prodotto. Adesso in Italia verrà utilizzato nella regione Veneto e quella della Lombardia. L’ultima sperimentazione clinica con un prodotto difficile da maneggiare non può certo risolvere il 98% dell’epidemia, il TOCILIZUMAB che è l’immunosoppressore dell’artrite reumatoide. L'ivermectina farmaco approvato dalla FDA inibisce la replicazione della SARS-CoV-2 in vitro. La cura più efficace (così come dimostrato in un articolo a cura dei nostri colleghi virologi cinesi e pubblicato sulla Proceeding National Academy of Science e in un altro articolo sul Medical Journal of Virology) è l’immunoterapia. Vale a dire l’utilizzo delle gammaglobuline che si ricavano dal sangue dei pazienti guariti dal Sars CoV2. È stato scientificamente dimostrato che bastano 200 ml di plasma trasfuso nei pazienti per vedere risolvere le situazioni più gravi nel giro di 48 ore. A Mantova e a Pavia, dove si pratica l’immunoterapia, si riscontrano già buoni risultati. “L'Agenzia Italiana del Farmaco, in merito al presunto effetto di terapie a base di medicinali anti-ipertensivi appartenenti alla classe degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE inibitori), o degli antagonisti del recettore per l’angiotensina II (sartani), sulla trasmissione e sull’evoluzione della malattia da coronavirus (Covid-19), intende precisare che ad oggi non esistono in merito evidenze scientifiche derivate da studi clinici o epidemiologici, ma solo ipotesi molecolari verificate con studi in vitro. Pertanto, in base alle conoscenze attuali, si ritiene opportuno raccomandare di non modificare la terapia in atto con antiipertensivi (qualunque sia la classe terapeutica) nei pazienti ipertesi ben controllati, in quanto esporre pazienti fragili a potenziali nuovi effetti collaterali o a un aumento di rischio di eventi avversi cardiovascolari non appare giustificato. Per le stesse motivazioni, rispetto all’ipotesi di utilizzare farmaci ACE-inibitori e sartani anche in persone sane a fini profilattici, è opportuno ricordare che tali farmaci vanno utilizzati esclusivamente per il trattamento delle patologie per le quali vi sia un’indicazione approvata e descritta nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e Foglio Illustrativo”. 6)-Da autore ed esponente di una casa editrice, sapere che in futuro le fiere commerciali si dovranno fare con il criterio della catena umana e i banchetti distanziati di quattro metri l'uno dall'altro sciocca un po' ma sarà proprio vero che per contenere il virus bisognerà comportarsi così, e per quanto tempo? Mascherine, guanti non servono proprio a nulla, dunque? Se si introduce l’obbligo di indossare le mascherine, cosa che tra l’altro è avvenuta in alcune regioni tra cui la Lombardia, potremmo aprire senza alcun problema. Bisogna stare all’aperto e non negli spazi chiusi. Questa potrebbe essere una soluzione vitale, ad esempio per la scuola. Sanificare le aule, ma non chiudere le scuole. In tutto il mondo stanno allentando il lockdown. Perché noi non lo facciamo mentre in tutto il resto del mondo si fa? Le mascherine inizialmente erano usate per i pazienti già contagiati per evitare lo spargimento del virus ed ovviamente dagli operatori sanitari per la loro protezione dai pazienti contagiati oppure potenzialmente infetti. Prima esisteva una carenza delle stesse, mentre ora l’Italia è diventata produttrice di mascherine e pertanto la possibilità di utilizzarle con grande frequenza. Lo stesso discorso vale per i guanti che come si sa vengono adoperati soprattutto per i generi alimentari o per le superfici potenzialmente infette. Oggi l’ansia di una intera popolazione si sta concentrando su come tenersi alla larga da questo maledetto virus. Nessuno o quasi riflette che noi, in ogni momento, siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli virus, germi e altri agenti potenzialmente patogeni. E in questi giorni, quasi nessuno ci dice che se non ci ammaliamo è grazie al nostro sistema immunitario il quale può essere compromesso, oltre che da una inadeguata alimentazione e da uno sbagliato stile di vita, dallo stress, che può nascere anche dallo stare in spasmodica attenzione di ogni ‘notizia’ sul Coronavirus regalataci dal web e TV». 7)-Questa è una rivista che si interessa principalmente di letteratura, io stesso sono uno Scrittore appassionato di storia e fantascienza. Le chiedo, con passione Letteraria, se esistono, a suo parere, concrete possibilità che questo virus sia stato creato in laboratorio e a quale scopo? «Inizierei a rispondere alla sua domanda ricapitolando brevemente delle cose: nel 2002- 2003 c’è stata la Sars; poco dopo, non molti lo sanno, c’è stata una malattia pressoché identica, in Medio-oriente, proveniente dai cammelli; oggi c’è il Covid-19, una forma di polmonite atipica. In queste tre forme epidemiche, per il Covid si parla di pandemia, c’è sempre stato un intermediario, ossia un’animale. Nel caso del Covid-19 pare sia stato un pipistrello. Questa sindrome è cominciata dal mercato del pesce. Ma c’è anche un’altra possibilità, come rilevato da alcuni miei illustri colleghi, ossia che questo virus provenga dal laboratorio di Wuhan. Non lo so. Non è impossibile che un ricercatore o un tecnico possa portare fuori, ovviamente si presume inconsciamente, un virus dal laboratorio. Ritengo che il virus abbia un’origine naturale». 8)-Perché, a suo parere, in tanti campi, per lei quello medico e della ricerca, per noi quello della cultura e della letteratura, è così difficile essere "voci fuori dal coro"? Purtroppo dipende dalla notevole ignoranza (absit iniuria verbis) dei tuttologi che vengono interpellati, si aggiunge la loro marcata inesperienza. I cosiddetti fuori dal coro (socratiani) sanno di non sapere, ma hanno la saggezza dell’esperienza. 9)-L’ultima domanda è molto personale. Quanto “pesa” umanamente essere un “esperto” che si ritrova ad avere, in questi momenti, una responsabilità così grande nei confronti dell’umanità? Come reagisce l’uomo al fardello di scelte, proposte, ricerche, imposizioni che lo scienziato deve prendere in momenti così difficili e decisivi? Sempre rigare dritti con scienza e coscienza. Ai posteri l’ardua sentenza. Ricordo ai lettori che il professor Tarro è membro della Fondazione Teresa e Luigi De Beaumont per la Ricerca sul Cancro che ha sede a Napoli e di cui alleghiamo il link. Porgo un sentito ringraziamento all'Editore e a tutti i colleghi, Autrici e Autori della Casa Editrice Hogwords che hanno collaborato attivamente nella stesura delle importanti domande rivolte al professore. Ringrazio il Professore per il tempo, la pazienza e la cortesia dimostrata nei confronti della nostra rivista, e per la chiarezza delle risposte, utilissime per illuminare le nostre idee su questa pandemia e sul nostro futuro. Claudio CALZONI Pier-Giorgio TOMATIS |
Prof. Giulio Tarro
Giulio (Filippo Giacomo) Tarro, nato a Messina il 9-7-38 si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli nel 1962, dove ha studiato con il Prof. F. Magrassi problemi di chemioterapia antivirale. Capitano di Corvetta della Marina Militare Italiana e successivamente di Fregata. Già professore di Virologia Oncologica dell’Università di Napoli, primario emerito dell’Ospedale “D. Cotugno”, è stato “figlio scientifico” di Albert B. Sabin. Per primi hanno studiato l’associazione dei virus con alcuni tumori dell’uomo presso l’Università di Cincinnati, Ohio, dove Giulio Tarro è stato collaboratore di ricerca presso la divisione di virologia e ricerche per il cancro del Children Hospital (1965-68) e quindi assistant professor di ricerche pediatriche del College of Medicine (1968-69). Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del National Cancer Institute (USA) a Frederick, Maryland, è stato antesignano della diagnosi e della terapia immunologica dei tumori e coordinatore dell’ipertermia extracorporea in pazienti con epatite C per il First Circle Medicine di Minneapolis. Ha scoperto la causa del cosiddetto “male oscuro di Napoli”, isolando il virus respiratorio sinciziale nei bambini affetti da bronchiolite. Grande ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, ha ottenuto numerosissimi riconoscimenti. Tra i molti ricordiamo: il premio Lenghi dell’Accademia dei Lincei, il conferimento delle medaglie d’oro da parte del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero della Salute, diverse cittadinanze onorarie italiane e lauree honoris causa all’estero. Nel 1996 è diventato giornalista pubblicista ed è iscritto all’albo dei giornalisti; ha ricevuto la “scheda di autorità” (autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per le numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative. Presidente a vita della Fondazione de Beaumont Bonelli (DPR 3-1-78) per le ricerche sul cancro e della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, WABT (Accademia Mondiale di Tecnologie Biomediche) UNESCO. Professore aggiunto del Dipartimento di Biologia alla Temple University di Philadelphia, è stato presidente della Società Consortile della Regione Campania, Centro Tecnologie e Ambiente (CCTA) e della Lega Internazionale dei Medici contro la Vivisezione (LIMAV). Negli anni 1995-98 è stato membro del Comitato Nazionale di Bioetica dalla Presidenza del Consiglio. Nominato, con decreto del Ministro della Salute 20-05-2015, Componente del Comitato Tecnico Sanitario Nazionale nella sezione Lotta contro l’AIDS. Direttore responsabile del Journal of Vaccine Research and Development, Singapore. Ha adottato il figlio Giuseppe, sposato con Antonella, dai quali è nata Giulia.
Giulio (Filippo Giacomo) Tarro, nato a Messina il 9-7-38 si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli nel 1962, dove ha studiato con il Prof. F. Magrassi problemi di chemioterapia antivirale. Capitano di Corvetta della Marina Militare Italiana e successivamente di Fregata. Già professore di Virologia Oncologica dell’Università di Napoli, primario emerito dell’Ospedale “D. Cotugno”, è stato “figlio scientifico” di Albert B. Sabin. Per primi hanno studiato l’associazione dei virus con alcuni tumori dell’uomo presso l’Università di Cincinnati, Ohio, dove Giulio Tarro è stato collaboratore di ricerca presso la divisione di virologia e ricerche per il cancro del Children Hospital (1965-68) e quindi assistant professor di ricerche pediatriche del College of Medicine (1968-69). Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del National Cancer Institute (USA) a Frederick, Maryland, è stato antesignano della diagnosi e della terapia immunologica dei tumori e coordinatore dell’ipertermia extracorporea in pazienti con epatite C per il First Circle Medicine di Minneapolis. Ha scoperto la causa del cosiddetto “male oscuro di Napoli”, isolando il virus respiratorio sinciziale nei bambini affetti da bronchiolite. Grande ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, ha ottenuto numerosissimi riconoscimenti. Tra i molti ricordiamo: il premio Lenghi dell’Accademia dei Lincei, il conferimento delle medaglie d’oro da parte del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero della Salute, diverse cittadinanze onorarie italiane e lauree honoris causa all’estero. Nel 1996 è diventato giornalista pubblicista ed è iscritto all’albo dei giornalisti; ha ricevuto la “scheda di autorità” (autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per le numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative. Presidente a vita della Fondazione de Beaumont Bonelli (DPR 3-1-78) per le ricerche sul cancro e della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, WABT (Accademia Mondiale di Tecnologie Biomediche) UNESCO. Professore aggiunto del Dipartimento di Biologia alla Temple University di Philadelphia, è stato presidente della Società Consortile della Regione Campania, Centro Tecnologie e Ambiente (CCTA) e della Lega Internazionale dei Medici contro la Vivisezione (LIMAV). Negli anni 1995-98 è stato membro del Comitato Nazionale di Bioetica dalla Presidenza del Consiglio. Nominato, con decreto del Ministro della Salute 20-05-2015, Componente del Comitato Tecnico Sanitario Nazionale nella sezione Lotta contro l’AIDS. Direttore responsabile del Journal of Vaccine Research and Development, Singapore. Ha adottato il figlio Giuseppe, sposato con Antonella, dai quali è nata Giulia.
Fondazione Teresa e Luigi De Beaumont Bonelli per la ricerca sul cancro. |
Claudio CalzoniPubblicista, imprenditore, libero professionista e scrittore. Nato a Torino, ha al suo attivo diverse pubblicazioni. Dall'Agosto 2019 è Direttore della Gazzetta di Hogwords, organo ufficiale delle Edizioni Hogwords di Cantalupa.
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