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Incontro con il giornalista torinese Salvino Cavallaro

Ho conosciuto il giornalista Salvino Cavallaro qualche anno addietro. Uomo simpatico, colto e sprizzante empatia, aveva aderito, come il sottoscritto, con spirito di solidarietà e di umana collaborazione a un bellissimo progetto portato avanti da molti, e importanti, tifosi della squadra del Torino, dedicato alla beneficenza verso le “Case Famiglia” Torinesi. In quei mesi di coinvolgimento, anche personale, tra riunioni, impegni relazionali ed eventi di divulgazione dell’idea, era sorta, tra i partecipanti, una grande amicizia. L’Associazione Cuore Toro, ACUTO per gli amici, purtroppo non ha avuto una lunga vita ma i rapporti tra le persone continuano a essere importanti. In quei mesi, anni forse, di attività, Salvino aveva contribuito molto alla diffusione della filosofia del progetto e mi aveva particolarmente colpito la sua abilità nel comprendere le nuove tecnologie, il nuovo modo di fare giornalismo. Ricordo che aveva messo in vendita un paio di sue interviste a giocatori granata (Antonino Asta e Federico Balzaretti) in formato CD, da ascoltare nel computer o nell'impianto stereo, cosa che allora nessuno, credo, avesse mai proposto. In ogni caso, la permanenza di entrambi nel quartiere di Santa Rita a Torino, ha consentito una certa frequenza di incontri, sempre piacevoli e cementato ancor di più l’amicizia. Per questo ho proposto all'amico, al giornalista, di concedermi una intervista per La Gazzetta di Hogwords, nella certezza di fare, innanzi tutto, un regalo ai nostri lettori.
​

Seduti a un tavolino di un bar, con la brezza leggera che accarezza le onde del mare calmo a pochi metri da noi, in una sera di fine estate, immersi nei colori sgargianti del tramonto, iniziamo a parlare, raccontando molto di noi e delle cose che ci stanno, immensamente, a cuore.
 
Iniziamo con una domanda ormai rituale. Chi è Salvino Cavallaro? Ci dipinga il suo autoritratto…


Credo sia la domanda più difficile che ognuno di noi possa sentirsi fare. Conoscersi a fondo non è cosa semplice, soprattutto per chi, come me, è abituato a mettersi continuamente a confronto con il proprio io. Guardarsi allo specchio e cominciare il proprio viaggio attraverso l’anima, in una introspettiva che talora riassume il tratto di ciò che sei veramente, è la cosa più complicata e oscura. Ed è proprio questa la difficoltà dell’estrapolare ciò che te stesso hai dedotto dal tuo essere. Chi è Salvino Cavallaro? Penso di avere un carattere sensibile e molto attento a ciò che accade intorno a me. Qualcuno dice che la mia visione della vita sia tendente al pessimismo e mi trova serioso (forse troppo) ma cos'è il pessimismo se non il modo di vedere le cose in maniera reale? Mi abbatte la vigliaccheria, il tradimento, il male nel senso più ampio della sua definizione. Per questo somatizzo situazioni che mi colpiscono a livello umano e si riflettono anche a livello professionale. Tuttavia, nonostante il mio reale essere persona che cerca in tutte le situazioni di approfondire ogni cosa, devo dire che c’è anche in me una parte in cui mi rivedo piacevolmente adatto a momenti di spensieratezza, soprattutto se trasportato da contesti e situazioni goliardiche che fanno bene al cuore e alla mente. Sorridere attraverso il cuore aiuta a vivere e a superare certe tristezze connaturate al tuo essere.  
 
Il giornalista, l’uomo, il torinese, il siciliano, il tifoso, l’appassionato Scrittore, il Poeta… In quale di queste definizioni si identifica di più?

Penso di essere la summa di tutte queste cose messe assieme. Il mio essere giornalista si riflette molto sull'uomo, sul torinese adottato fin da piccolo dalla bellissima città sabauda, sul siciliano che ha ben salde le sue radici, sul tifoso del Toro misurato e il più possibile imparziale per serietà professionale, sullo Scrittore che narra fatti avvenuti realmente e altri partoriti dalla propria fantasia e in ultimo anche come Poeta, affascinato da versi ispirati dall'anima. Ecco, credo di non identificarmi particolarmente in una sola di queste definizioni ma di avere in me il sacro fuoco di quell'adattabilità che nasce dal desiderio di essere sempre inclusivo in tutte le manifestazioni della vita. E’ un po' come mettersi in discussione, confrontandosi con se stessi e capire il più possibile dove si sbagli, di cosa si è capaci e in che cosa si deve migliorare. 
 
Si sente più piemontese o siciliano?

Sono nato a Milazzo in provincia di Messina e lì ho vissuto fino all'età di dieci anni e mezzo. Poi tutta la mia famiglia è stata trapiantata a Torino a causa del trasferimento di mio padre che era Appuntato dell’Arma dei Carabinieri. Una vita vissuta a Torino che mi ha ospitato e formato sotto l’aspetto umano e Culturale. Impossibile dire in che cosa mi identifico maggiormente, visto che amo profondamente il luogo in cui sono nato che s'integra perfettamente al sentimento di gratitudine e affetto verso la città in cui vivo. A questo proposito mi sovviene il pensiero del romanzo “La luna e i falò” scritto da Cesare Pavese, in cui l'Autore affronta il grande tema del ritorno alle radici. Un viaggio alle origini fra cose immutabili e cambiamenti epocali. Un sentimento che mette in atto cuore e mente, passione e razionalità. Proprio quello che provo quando tutti gli anni torno in Sicilia per le vacanze estive. Quando è ora di ritornare, poi, capisco che questa è casa mia. Qui, a Torino, dove sono nati i miei figli Gabriele e Maurizio.
      
Nei suoi articoli, nei suoi scritti spesso la Poesia, l’anima poetica delle cose, delle persone e degli eventi, diventa più importante dei fatti e dei personaggi stessi, una prerogativa che ormai il giornalismo sta dimenticando. Secondo lei, lo sport, le vicende umane, le questioni di attualità, gli eventi politici e sociali avranno ancora, in futuro, cantori così introspettivi o saranno sempre più freddamente banalizzate dall'uso sfrenato della rete?

Penso che la rete e l’impazzare dei social abbiano sicuramente cambiato il mondo della comunicazione, diventata talora troppo veloce e inevitabilmente esposta a un’informazione non sempre corretta e attendibile. Tuttavia, se parliamo di giornalismo, e cioè degli articoli di approfondimento, ci accorgiamo che hanno sempre la loro valenza Culturale non facilmente estirpabile dalle nuove tecniche giornalistiche proposte dall'evolversi del tempo. Credo che i giovani giornalisti abbiano ben chiaro il futuro dell’informazione, che sarà sempre più telematica e sempre meno proposta su carta stampata. Penso che il giornalismo del futuro avrà sempre meno spazio da dedicare alle forme introspettive legate all'uomo e alle varie analisi sull'essere umano. Se invece parliamo di narrativa, di Scrittura, forme poetiche e Letterarie, ritengo che si continuerà nel tempo nella maniera più classica del termine, proprio per quel suo profumo Letterario che si contraddistingue dall'articolo giornalistico.
      
Una domanda al tifoso e all'appassionato di sport. Cosa rappresenta, per lei, la squadra del Torino?

E’ Poesia, Storia, romanticismo, tragedia, nel percorso indelebile di un pallone che nasce come passione tecnica e tattica e poi si ramifica nelle mille sfaccettature della vita. Il Toro è una seconda pelle, una Filosofia che continuamente ti riporta al mistero del destino e dell’ineluttabilità della vita stessa. Tuttavia, quando scrivo di calcio, devo tenere lontano da me ogni tendenza di parte. Me lo chiede la deontologia professionale, il pensiero di esser sempre equo nei giudizi espressi anche di carattere tecnico. Il campo del giornalismo sportivo tiene conto di molte cose che vertono sull'attendibilità di un’informazione seria e corretta. Ogni tifoso, quando legge gli articoli, deve poter dire di non avere avuto informazioni di parte ma la conferma di quanto avvenuto. Ecco, una cosa è la passione personale e un’altra deve esser la correttezza della propria professione.
   
Ci parli del suo lavoro di giornalista, delle sue pubblicazioni, dei suoi scritti…

Come dicevo, il mio essere giornalista sportivo non preclude per mia indole di addentrarmi nell'affascinante mondo della Letteratura che ti dà modo di confrontarti e chiarire chi sei, cosa ti piace fare di più, per quale cosa ti senti maggiormente portato. Ebbene, nonostante gli anni di esperienza, ancora oggi non lo so neppure io. Sì, perché quando scrivo articoli sportivi e non, pubblico libri, scrivo Poesie, metto sempre me stesso in gioco in modo sincero. Mai con ipocrisia ma sempre con l’estrema voglia di tirar fuori tutto ciò che sento dentro l’anima e metterlo al servizio di chi mi legge, mi apprezza e anche non condivide per vedute diverse ma lì, tra quelle righe, c’è sempre Salvino Cavallaro in forma autentica e sempre lontano da ogni ipocrisia. Così come quando faccio le mie interviste che hanno sempre il sapore di far conoscere il mio interlocutore attraverso un percorso introspettivo, proprio per tirare fuori l’anima, le emozioni, le eventuali fragilità che spesso vengono mascherate da icone mediatiche lontane dall'umano sentire. E’ il mio modo d’essere che non deve confondersi con la morbosa curiosità del giornalista che vuol fare il suo scoop mediatico ma deve invece esser capito come chi vuole far conoscere a fondo il proprio interlocutore per ricavarne poi delle riflessioni personali. E’ il servizio che ogni giornalista è chiamato a fare, dopo avere ascoltato attentamente il percorso umano di chi gli sta di fronte. Così ho fatto con i campioni del calcio, personaggi della Cultura, della politica, dello spettacolo, con i quali ho poi allacciato significativi rapporti umani che si sono protratti nel tempo. Parlo di Aldo Agroppi, Tonino Asta, Eraldo Pecci, i compianti Pietro Anastasi e Bruno Bernardi. E poi l’ex arbitro di calcio Alfredo Trentalange, ma anche personaggi dello spettacolo come Gianfranco Jannuzzo, Annalisa Insardà, Valerio Liboni, Ombretta Cantarelli, Elisa D’Ospina, la modella curvy più famosa d’Italia e figure della politica come l’ex parlamentare Giorgio Merlo – oggi sindaco di Pragelato (To). E poi tanti altri personaggi con i quali è rimasto soltanto il rapporto formale della professione, come con gli ex calciatori Paolo Pulici, Francesco Morini poi Paolo Brosio, Cristina Chiabotto, il direttore Mario Giordano, i giornalisti, Lamberto Sposini, Mino Taveri, Massimo Giletti. Tutte interviste che ho racchiuso nel mio libro - pubblicato da Edizioni Progetto Immagine - intitolato “Tra interviste e altro”. Sempre con lo stesso spirito, il medesimo desiderio di conoscenza.
      
In questo mondo di informazioni velocissime e filtrate in modo strano e a volte colpevole dalla rete e dai grandi gruppi di informazione ha ancora senso per un giovane, magari appassionato, avvicinarsi al mondo del giornalismo per farne un mestiere? Quali consigli potrebbe regalare ai nostri lettori? Come potrebbe un giovane trovare le forze e le armi per combattere una guerra da professionista in questa attività così travolgente e intrigante?

E’ una questione di sacro fuoco interiore che ti fa capire se sei portato per una professione che io ritengo bellissima e che ti porta ad avere l’orgoglio di appartenenza a questo mondo, fin da quando entri a far parte dell’Ordine dei Giornalisti. Una tessera che deve valere molto di più del suo significato esteriore, per tradursi in un intrinseco esplicante di soddisfazioni personali. Certo, così come mi diceva agli inizi il compianto Direttore del Piemonte Sportivo – Domenico Moscatelli – “Se pensi di arricchirti con il giornalismo è meglio che cambi professione…” - allora tutto decade nel materialistico pensiero distruttivo verso un mestiere dove spesso ci si arrabatta per vivere. Un qualcosa che con il tempo ho capito molto bene e che ripropongo ancora oggi ai giovani che del giornalismo vogliono farne un mestiere. Tuttavia, se è vero che la crisi di settore si è acuita negli anni, come peraltro ha fatto soffrire molte altre categorie di lavoratori del nostro Paese, è ancor più vero che il fascino di scrivere, essere inclusivi, curiosi nel senso buono del termine, resta la bellezza unica di una professione particolare che devi sentire direi quasi come vocazione. Ai giovani, dunque, dico di crederci fino in fondo a questa professione di giornalista, che deve rappresentare il proprio sogno. Già, perché come tutti i sogni, anche questo va inseguito lottando contro ogni difficoltà.
 
Scrivere. Ci racconti cosa succede al suo cuore, alla sua mente, al suo spirito quando si cimenta a iniziare un lavoro, un articolo, un pezzo…

Metto sempre in primo piano l’impegno personale nell'attuazione della deontologia professionale che mi ruota sempre nel cervello come un mantra, un qualcosa che mi insegna a essere corretto e di verificare la notizia più volte prima di pubblicarla. E’ una forma mentis radicata in me fin dalle prime esperienze e che ancora oggi caratterizza il mio impegno di scrivere. C’è poi il commento alla notizia che mi fa partecipare con il cervello ma anche col cuore. Momenti che avverto con l’emozione interiore e che viene assorbito – così mi dicono – anche dal lettore. E’ nella mia natura di non risparmiarmi mai, anche se talvolta mi rendo conto in ritardo di avere ecceduto in orpelli ed eleganti espressioni per dar maggior enfasi a ciò che sto scrivendo. E poi, nel vasto campo del giornalismo, ci sono tante forme che servono all'impaginazione di un giornale. C’è la cronaca nera, quella rosa, quella giudiziaria, quella sportiva. E poi le interviste, un campo in cui mi sento particolarmente portato per la sua natura umana.
  
Ci parli dei suoi progetti nel presente e di quelli futuri…

Continuo a scrivere con passione e collaboro con diverse testate giornalistiche su web - quali Il Calcio 24, Siciliapress, SiciliaOggi.com, Lumagazine - mentre occasionalmente scrivo anche per il giornale sportivo “Juve – Toro”, un supporto cartaceo che riassume formazioni, approfondimenti e fatti legati alle squadre di Torino, nella circostanza della domenica in cui giocano in casa. Per quanto riguarda i miei progetti futuri, mi piacerebbe poter realizzare un altro libro ispiratore di sentimenti legati al mondo contemporaneo e ai cambiamenti epocali creati dalla pandemia di Covid 19. Vedremo, il tempo è sovrano.

Il sole ormai è calato sui nostri discorsi. Gli aperitivi, come questa strana estate, sono finiti. I bicchieri vuoti riflettono i nuovi bagliori artificiali dei lampioni della passeggiata, mentre i gabbiani esaminano la spiaggia, raccogliendo le briciole lasciate dai bagnanti. Saluto il giornalista, lo Scrittore, il Poeta e l’uomo Salvino Cavallaro, ringraziandolo per aver condiviso questo bel momento di intima riflessione e sincerità con me e i fortunati lettori.
Arrivederci.
 

                                           Claudio Calzoni

 

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