Intervista alla scrittrice siciliana Maria Lizzio.Il vento di settembre soffia sulla spiaggia, agitando le onde e sollevando la sabbia. Il sole è ancora caldo e la brezza accarezza la risacca. Incontro la professoressa Maria Lizzio, su questa bellissima spiaggia della costa siciliana. Parliamo, passeggiando, delle nostre passioni e delle vicende che hanno segnato i nostri percorsi. Quella di Maria Lizzio è una vita dedicata all’insegnamento ed alla letteratura, alla poesia ed alla ricerca della bellezza e sono certo che le nostre lettrici ed i nostri lettori rimarranno conquistati dalla protagonista di questa intervista.
Conosciamoci meglio, chi è Maria Lizzio? Ci disegni il suo autoritratto, usando la tavolozza dei colori più belli e sinceri... Non è facile parlare di sé: ciò che siamo, a mio parere, emerge soprattutto dalle situazioni apparentemente semplici del quotidiano; inoltre, anche quando disegniamo il nostro autoritratto, ci mettiamo dentro ciò che gli altri ci rimandano di noi, nei tanti rapporti che intratteniamo e curiamo. Tuttavia, posso dire, in sintesi, di amare infinitamente la vita e di aver trovato nella letteratura uno scrigno che la conserva per sempre. La letteratura, infatti, contrariamente all'opinione dominante sull'argomento, non nasce dalla fantasia, ma dalla realtà più profonda; non c’è chi, amando la scrittura, non compia un’immersione nell'abisso dell’anima, per raccontarla, nel bene e nel male, e, se bara, il risultato lo tradisce e lo punisce… Ma la letteratura è anche bellezza, è, cioè, trovare non una forma, ma “quella” forma adatta a “quel” contenuto: insomma, può essere anche un tormento… Nel mio cuore, poi, ha avuto sempre un posto privilegiato anche la scuola (una sintesi divertente ed efficace di questa mia passione è nelle parole sconsolate e rassegnate di mio marito che, ad ogni inizio di anno scolastico, soleva ripetere di restare vedovo!). Nella scuola ho trascorso anni magnifici, pur fra le tante criticità di varia natura, e vi sarei rimasta, se avessi potuto, fino all'ultimo giorno di vita. Ogni mio alunno mi ha lasciato un raggio di giovinezza, che illumina ancora i miei giorni: nulla di più vitale ed entusiasmante che partecipare alla costruzione del futuro! Come è nata la sua passione per la scrittura e per la poesia? Non so come né quando mi sia nata la passione per la poesia e altri generi letterari, perché, da quando ho imparato a leggere, non sono mai rimasta senza la compagnia di un racconto, di un romanzo, di una silloge di poesie: era, è, così normale! Nel ramo materno della mia famiglia, poi, tutte le donne, dalla mia trisavola in giù, hanno amato la poesia; c’è, anche, un’eccezione maschile, uno zio di mia nonna, che in paese tutti chiamavano “il poeta”, perché era capace di improvvisare versi su qualsiasi argomento… Quali sono i luoghi, le atmosfere, le persone che più ispirano la sua poetica e la sua scrittura? Ogni cosa della vita può essere fonte di ispirazione, se ha una risonanza nell'animo di chi scrive, anche se ci sono dei momenti di “grazia”, in cui sembra che le cose si raccontino spontaneamente e lo scrittore debba solo raccoglierne le voci; o forse, invece, è lui che evoca quelle voci, perché ne ha estremo bisogno… A me parla la bellezza della natura, la forza dei sentimenti, il fascino agrodolce del ricordo. Comunque, qualsiasi “fantasma” poetico si presenti sulla soglia dell’anima, pretende di vivere e non darà pace, finché non avrà ricevuto il “suo” nome. Entriamo nel personale Quando ha pubblicato il suo primo libro e quali sono state le sue emozioni a tenerlo fra le mani? Ha pubblicato altri libri e con quali editori? Quali sono, se può dirlo, i suoi rapporti con le case editrici con cui collabora? Il mio primo libro, “Dialoghi con Euridice e altri versi”, l’ho pubblicato molto tardivamente, all'inizio di quest’anno, anche se scrivo da decenni. Mi era sempre bastato scrivere, senza interessarmi alla pubblicazione, se non occasionalmente, in qualche antologia o su qualche rivista o sito letterario. Ora, però, sento l’esigenza di mettere ordine in questo mare di sentimenti divenuti parole e ho già consegnato all'editore il mio secondo volume di liriche (“Canti per il naufragio”); inoltre, ho pronte altre due raccolte di poesie, mentre molte altre, insieme a racconti e prose varie, sono ancora sparse… Forse, è subentrata tanta voglia di comunicare, ora che non ho più i miei alunni. È stato emozionante vedere “nascere” il mio primo libro, soprattutto perché è dedicato a mia madre, ed è, in parte, un dialogo con lei, di cui ho sentito l’esigenza, dopo la sua scomparsa: la poesia odora pure di resurrezione…Il filo della memoria e della nostalgia, lungo il quale si snoda il dialogo, è, infatti, vitale, perché ha un ruolo nel costruire la trama del presente e del futuro: insomma, Euridice ritorna per altra via… La mia attuale Casa Editrice è “IL Convivio”, di Catania, con cui ho stabilito un tranquillo rapporto di fiducia. I suoi cari come si sentono ad avere una scrittrice in casa? Per la mia famiglia, è ormai del tutto normale che io scriva: hanno capito che per me è essenziale. La più felice è la mia nipotina adolescente, perché le ho dedicato delle liriche e lei si è sentita importante. Quando era più piccola giocavamo a scrivere delle storie ed era bella l’attesa di scoprire l’una la storia dell’altra; ogni tanto, torniamo anche adesso a questo vecchio svago. Si sente di dare qualche consiglio ai lettori ed ai giovani che vorrebbero intraprendere la carriera letteraria? Ai giovani che amano la letteratura vorrei raccomandare di coltivare questa passione, senza prestare ascolto a chi li scoraggerà ricordando il famoso “Carmina non dant panem” (di cui, peraltro, abbiamo ascoltato una misera versione recente…), e non perché non sia vera questa pillola di saggezza latina, ma perché i bisogni profondamente radicati in noi vanno ascoltati e soddisfatti, pena l’insoddisfazione permanente e, alla fine, il rimpianto di non aver risposto alla propria chiamata interiore. Del resto, dopo due millenni di Cristianesimo, dovremmo sapere che “non si vive di solo pane”. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Nel mio futuro c’è una montagna di sogni, che, anziché diminuire, cresce con gli anni, e, ogni volta che ne realizzo uno, me ne nasce subito almeno un altro! Naturalmente, continuo a scrivere, perché ne ho assoluto bisogno, e cerco di cogliere e valorizzare ogni buona occasione che la vita mi offre. Per me, ogni giorno è nuovo e stimolante, talvolta, anche sorprendente. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Cosa rimane dei passati giorni di quarantena? Il virus è stato terribile, non solo perché ha seminato morte e dolore, ma anche perché ci ha confinati in una condizione di separazione del tutto innaturale e disumana. Poi, certamente, c’è una solitudine vuota e una solitudine piena: dipende da come ciascuno vive i periodi di “normalità” … Io spero che resti tanto desiderio di abbracciare i nostri simili; mi piace pensare che, passata la pandemia, si possa istituire la “Giornata dell’abbraccio”, perché nessuno ne resti privo o ne smarrisca mai il significato! Ha degli aneddoti particolari da raccontare al nostro pubblico di lettori? Durante la clausura forzata, mia figlia mi ha fatto un bellissimo regalo: si è accordata con un attore palermitano, che mi ha contattato telefonicamente per raccontarmi una storia! Il protagonista, neanche a dirlo, era un insegnante… E ’stato emozionante e, per tutto il tempo del racconto, mi sono sentita unita al resto del mondo. Con quali speranze e desideri la donna, la scrittrice, la poetessa Maria si appresta al ritorno della vita normale? Desideri e speranze nel tornare alla vita “normale”? Continuare a realizzare quel “disegno” interiore che mi porto dentro, in modo che il “dentro” e il “fuori” possano sempre meglio combaciare; mi piacerebbe pure vivere in una società che riuscisse a considerare normale anche la sofferenza, parte ineludibile della vita, spesso anche strumento di crescita, che l’illusoria perfezione dell’attuale Occidente cerca disperatamente (e inutilmente!) di ignorare: sono persuasa che anche i “sani” ne trarrebbero un gran beneficio! La sera sta per scendere sulla spiaggia. La Sicilia è una terra meravigliosa, accogliente e spettacolare. Terra antica, piena di tanti ricordi e di nuovi racconti, colma di sospiri che arrivano dal passato e di sguardi rivolti al futuro. La poetessa Maria Lizzio ha saputo ascoltare queste vibrazioni e, con grazia e preparazione, le racconta, le dona ai suoi lettori. Mentre il sole scende nel tramonto rosseggiante, saluto la professoressa, conscio d’aver conosciuto e d’aver fatto conoscere ai nostri lettori, un’anima sensibile e affascinante. Claudio Calzoni |