Incontro con "Il Pensologo" Livio CepollinaPasseggiando nei pressi di Piazza Rivoli, più o meno di fronte alla Villa Tesoriera, in un palazzo del primo dopoguerra scopro una strana e divertente indicazione che mi incuriosisce. Vergata in caratteri aulici una targa dorata ricorda ai passanti la presenza, nell’ufficio al pian terreno, della “Facoltà di Pensologia dell’Università di Torino”. Naturalmente mi fermo e suono il campanello. All’interno dell’ufficio, tra libri, manifesti e ritagli di giornale, incontro un caro e simpaticissimo amico. Livio Cepollina, artista, umorista, personaggio televisivo e radiofonico si è sempre definito simpaticamente il “Pensologo di fama condominiale”.
Gustando un buon caffè e sorridendo delle nostre carriere artistiche e delle nostre vicende umane riesco a convincere il mio ospite a rilasciarmi una intervista, felice di far conoscere ai lettori della Gazzetta di Hogwords una persona veramente speciale. Conosciamoci meglio, chi è Livio Cepollina? Ci disegni il suo autoritratto. Sono Livio Cepollina, classe 1965. Sono giornalista pubblicista, autore radiotelevisivo, compositore Siae ed amante di tutto ciò che ruota attorno alla psiche umana. Ho pubblicato alcuni libri: “Battute e raccontini” (2004 IE - Improbabili Editori) “Non è vero che Giuliacci porti sfiga. È solo che da quando c’è lui tutto quanto sembra più brutto. Soprattutto il tempo”. (2006 IE – Improbabili Editori) “Conquisterò Giulia”. (2008 Seneca Edizioni). “Il manuale di Rocco Belin” (Con l’amichevole partecipazione di Mariano Tomatis). (2009 Stampato in proprio). “Salve! Faccia (di) Libro” (2010 Lazzaretti Editore). Sono stato per molti anni vicedirettore della testata umoristica “La Tampa” e del magazine pubblicitario “Miraflores”. Oggi collaboro con tutte le radio e televisioni piemontesi e scrive sul quotidiano torinese “CronacaQui”, diretto da Beppe Fossati. Sono una persona che “pensologa” molto, mi piace usare questo verbo, questo neologismo, sottolineando che simpatizzo analizzare molto tutto ciò che avviene e che ci accade. Una umile sorta di filosofo alla buona; non sentenzio mai, ma rifletto molto, criticando per primo i miei convincimenti, le mie deduzioni. Insomma, per partito preso, non mi prendo mai sul serio. Di conseguenza adoro le menti pensanti, anzi “pensologanti”, al di fuori che condivida o meno quelli che sono i frutti dei loro pensieri. Al contrario, provo un po’ di imbarazzo, e da loro cerco di allontanarmi, verso le persone che affrontano la vita in modo pressappochista e superficiale. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? Me l’ha fornita, tempo fa, un mio caro amico scrittore: essere considerato il “trait d'union” fra la cultura accademica (che non mi appartiene) e la frivolezza. Sono attratto da tutto ciò che mi emoziona e mi diverte e non mi interessa che a farlo sia una pagina di Umberto Eco o un film di Bombolo, visto che non trovo differenze, e non ho pregiudizi di nessuna sorta. Come è nata la sua passione per la scrittura e come sono nate iniziative letterarie e culturali nel mondo dello spettacolo? Non mi reputo uno scrittore, seppure abbia scritto libri e soprattutto sia un giornalista, regolarmente iscritto all’Ordine. La penna è lo strumento che mi permette di trasportare i miei pensieri sulla carta, di inspessire materialmente ciò che rappresentano i miei disagi e le mie gioie. Do un peso alla invisibilità delle emozioni, l’occhio non le vede, ma il cuore le subisce intensamente e fa fatica a trattenerle: meglio sbarazzarsene. Sono stato vicedirettore de “La Tampa”, una delle testate umoristiche più famose al mondo, ideata da quel genio assoluto che era Franco Cannavò. Ci parli del suo rapporto con le innovazioni riguardanti i mezzi d'informazione e la rete, soprattutto delle sue nuove iniziative come conduttore radiofonico e televisivo. Collaboro con tantissime radio e televisioni, soprattutto nell’ambito regionale (ndr piemontese). Sono uno che si mangia le parole, che ha una dizione pessima, ma nonostante questi enormi difetti improbabili per quello che deve professare il lavoro di conduttore o speaker, spesso vengo chiamato ad interagire in trasmissioni radiotelevisive. Ultimamente, grazie al mio caro amico, recentemente scomparso, Rocco Marone (direttore e ideatore del freepress “Miraflores”), a chiamarmi sono stati i signori di Hashtag Tv, una realtà televisiva napoletana che trasmette attraverso gli schermi tradizionali nel Sud d’Italia e, attraverso i social e il web, in tutta Italia. Sicuramente, difettando un po’ nella capacità di conduttore, credo di compensare, sapendoci fare come assemblatore di cervelli: nelle mie trasmissioni intervengono soltanto personaggi di alta credibilità e di accreditato talento. Entriamo nel personale. Quando ha pubblicato il suo primo libro e quali sono state le sue emozioni a tenerlo fra le mani? Il mio primo libro è uscito nel 2004, una raccolta di mie battute e pensieri curiosi, che tappezzano il mio blog (ilpensologo.it) che, credo, a ragion veduta, sia il più vecchio blog umoristico costantemente e quotidianamente aggiornato che ci sia in Italia. Vedermi il libro fra le mani mi ha fatto piacere, ho dato una forma alla mia pazzia. Ribadisco un concetto scritto qualche riga fa: bisogna creare prodotti tangibili, le parole sono fuffa. I suoi cari come si sentono ad avere uno scrittore, un giornalista, insomma una celebrità in casa? Celebrità è eccessivo, sono abbastanza conosciuto, soprattutto da chi fa lavori simili al mio. I miei mi voglio bene, ma non credono a questo tipo di attività: simpatizzano per i mestieri concreti e tradizionali. Si sente di dare qualche consiglio ai lettori ed ai giovani che vorrebbero intraprendere una carriera nel suo campo d’azione? Uno solo: fate e create. Non riempite le orecchie altrui o le bacheche dei social con propositi ed intenzioni. Fate e stop. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Sto scrivendo un libro a quattro mani, su un argomento che mi appassiona molto, il mondo del paranormale, e dentro ci metterò tutti: personaggi realmente dotati di capacità straordinarie e faccendieri, a volte dei veri e propri delinquenti, altre volte, solo un po’ furbacchioni. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l'uomo Livio si appresta al ritorno della vita normale? Il virus ci ha insegnato, o meglio, confermato che le nostre certezze percorrono sentieri terribilmente labili e fragili: nulla è scontato e mai dobbiamo incorrere il rischio di subordinarci, anche inconsciamente, ai meccanismi della consuetudine. Sono il primo a sostenere che la abitudinarietà delle nostre azioni, ha il sagace dono di ritmare la nostra vita, un metronomo a cui ci ancoriamo facilmente per dare un senso alla nostra esistenza. Ma non è così: la vita è un mosaico che dobbiamo costruirci attimo per attimo e le tessere che lo comporranno devono avere forma, spessore e colore che noi decidiamo attribuirgli. La conversazione, la lezione giornaliera alla “Facoltà di Pensologia”, è purtroppo finita. I nostri lettori avranno occasione di ritrovare Livio Cepollina e la sua Filosofia così simpatica, piena di saggezza e sorrisi, tra le onde radiofoniche, sugli schermi televisivi, sulle pagine dei giornali e dei libri. Intanto, ringraziando per il caffè e per la conversazione, esco dall’ufficio decisamente più saggio e sorridente di prima. La “pensologia” fa effetto. Grazie professor Livio! Claudio Calzoni |