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Intervista allo scrittore Umberto Visani


Il Salone del Libro di Torino anche quest'anno è stato un evento eccezionale, soprattutto per la gioia di poter incontrare persone speciali, Editori, pubblico, appassionati e, soprattutto, scrittori. Umberto Visani è, nel mare magno della scena Editoriale italiana, uno Scrittore affermato. Nei suoi libri, soprattutto saggi ad alto contenuto informativo, vengono trattati argomenti molto particolari, quali l'Archeologia Misteriosa, l'Ufologia e tutto quanto tocca il Mistero e il "nascosto". La sua grande produzione Letteraria, nonostante l'ancor giovane età, è direttamente proporzionale alla simpatia con cui ha accolto la nostra proposta. 

Conosciamoci meglio, chi è Umberto Visani? Ci disegni il suo autoritratto.
Domanda decisamente difficile… Trovo sia arduo compiere un autoritratto, dal momento che esso viene in parte formato non solo dall’autopercezione che uno ha di sé ma anche da input esterni che portano a farsi un’idea ulteriore quantomeno di come si venga percepiti, per cui si viene a creare un gioco di specchi non indifferente. Di conseguenza su questo preferisco stare su una delineazione che prende in esame ciò che faccio, vale a dire scrivere, tradurre, redigere testi…

Qual è, attualmente, la definizione di sé stesso che preferisce?
Da appassionato lettore di Philip Dick mi viene in mente la sua opera “Confessioni di un artista di…” però si limiti pure a definirmi “Scrittore”.

Entriamo nel tema delle sue grandi passioni: lo studio e l’approfondimento del mistero in ogni sua forma e la divulgazione, la narrazione delle storie e dei fatti a esso legati. Ci può descrivere qual è stata la molla che ha fatto scattare in lei la voglia di cimentarsi in un campo tanto arduo e decisamente poco politically correct? Quali gli studi, i personaggi, gli scrittori che più hanno influenzato maggiormente il suo percorso?
La molla è nata molto presto, già a sei anni, ma su questo rimando a una eventuale domanda successiva. Per quanto concerne invece lo Scrivere, dopo anni e anni di passione per queste tematiche sono giunto al punto, nel 2007, di voler scrivere anche io, per cui contattai Adriano Forgione (uno dei massimi esperti italiani di archeologia misteriosa e tradizioni) e gli proposi di scrivere per le sue riviste e iniziai con un articolo sui Men in Black. Da lì non ho più smesso con articoli e saggi su questi argomenti. A livello di studi, ho sempre letto molti saggi ma non vi è un personaggio in particolare che mi abbia ispirato. Nel campo della narrativa, invece, sicuramente, ho invece dei modelli, degli Autori che mi piacciono moltissimo: Lovecraft, Stoker, Doyle, appunto Dick. Dovrei citarne decine ma mi limito a questi. Hanno tutti uno stile che mi ha sempre affascinato, specialmente la narrazione in prima persona di molte opere di Lovecraft, la sua capacità di incutere terrore nel lettore, davvero un Maestro.

Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, e ha lettrici e lettori molto interessati al rapporto che s'instaura tra i personaggi intervistati e i loro interessi Letterari, Storici, Scientifici entriamo a gamba tesa nella sua storia personale. Quali sono stati i passi che la hanno condotta ad appassionarsi ai temi del mistero, degli UFO, della sociologia e della politica passata e del futuro e scegliere di pubblicare libri, fare conferenze, esporsi, insomma, al pubblico? E quali sono, secondo lei, le reazioni dei lettori che più la spingono ad andare avanti su una strada che si fa sempre più tortuosa e che non è certo ben vista dal mondo accademico e dei Media main stream?
Il primo tema ad affascinarmi è stato quello del mostro di Loch Ness, a sei anni appunto, quando andai con i miei genitori in Scozia per un viaggio e m'innamorai di quelle terre, dei loro abitanti, delle lotte sempiterne e tradizioni. Il mostro di Loch Ness mi colpì, rimasi affascinato dalla potenziale esistenza di un animale non ancora classificato/riconosciuto dalla scienza ufficiale e da lì partii con cercare informazioni anche su altri potenziali esseri ancora non riconosciuti, come Yeti, Big Foot o altre strane creature marine e lacustri. Da lì, verso i 7-8 anni, mi appassionai anche di UFO e, nello stesso periodo, a tutte le tematiche del “mistero” più o meno collegate. Archeologia misteriosa, civiltà perdute, egittologia, alchimia, fantasmi… Da lì, poi, anni dopo, la scelta di iniziare a scrivere articoli e saggi su questi argomenti.
In merito alle conferenze, all’inizio non mi piaceva partecipare perché non mi sentivo a mio agio nel parlare in pubblico, montava in me una forte emozione che negli anni è del tutto passata e, anzi, ora come ora mi fa molto piacere poter essere su un palco, esporre concetti, raccontare. Una volta ho letto di come da piccolo John Lennon guardasse con ammirazione i film di Elvis e si augurasse un giorno di poter arrivare anche lui a quei livelli… ecco, è successo qualcosa di simile, mi era venuta voglia di andare pure io su un palco. Ed è bello in questi contesti incontrare lettori animati dallo stesso fuoco sacro, vederlo divampare negli sguardi di alcuni. Non capita così spesso, però quando succede è sicuramente fonte di piacere notare come le passioni proprie siano anche di altri e che aver raccontato qualcosa possa aver fatto “divampare un incendio” verso temi che ho sempre amato.

 
I suoi cari, i suoi familiari, come si sentono ad avere uno scrittore ormai famoso che gira per casa?

Sicuramente sono orgogliosi e lo mostrano in varia maniera. Mia madre è molto felice di tutte le cose che scrivo, degli eventi, di come io cerchi di portare avanti questi temi, per quanto sia sempre necessario andare oltre, migliorarsi e cercare di raggiungere il maggior numero possibile di persone, per cui ringrazio per il “famoso” ma devo ancora fare molto.

I nostri lettori possono scoprire la sua produzione Letteraria cliccando semplicemente su ogni piattaforma di vendita online o entrando nelle librerie. C’è qualche volume, dei tanti da lei Scritti, che vorrebbe consigliare ai nostri amici?
Sì, consiglierei l’ultimo, “Sotto l’Antartide”, scritto con Gianluca Lamberti di FacciamoFintaChe. Vengono trattati i vari misteri che circondano il polo Sud, dalle mappe del Cinquecento che già mostrano le coste antartiche, ufficialmente non ancora scoperte, per di più prive di ghiacci, quindi risalenti a mappe precedenti e antichissime, alle spedizioni tedesche della Storia con la S maiuscola, spedizioni ufficiali, reali, con la creazione di basi sulle quali si apre tutta una possibile controstoria successiva alla fine del secondo conflitto mondiale, con l’operazione High Jump dell’ammiraglio Byrd. Temi a mio giudizio molto affascinanti che arrivano ai giorni nostri in cui vediamo il totale cambio di narrazione, le potenziali basi naziste lasciano il passo a presunte installazioni aliene, in un contesto dove l’unica domanda seria da porsi è come sia possibile un cambio repentino di narrazione, da chi venga eventualmente gestito e perché, considerando che questi informatori sono tutti legati all’ambito militare e quindi non è da escludere si tratti di “imbeccate”, di PsyOp dell’intelligence per fare circolare certe teorie anziché altre.
 
Ci parli del futuro. Sta pensando, Scrivendo o organizzando qualche interessante novità Letteraria?

A livello di testi sì, ce ne sono due in preparazione, sempre su tematiche del mistero ma rimango ancora sul vago. A ottobre inoltre dovrebbe uscire il mio primo romanzo pubblicato, di genere giallo/noir, con echi lynchani, in virtù del mio amore per le opere del regista David Lynch e per il suo mettere in mostra piani distinti che si compenetrano rendendo arduo comprendere cosa sia sogno, reale o incubo.

Il periodo della quarantena è stato particolarmente difficile. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore e nella sua mente di studioso e di critico di quei lunghi giorni? Con quali speranze e desideri l’uomo Umberto Visani sta tornando alla vita normale, se mai la vita ritornerà normale?
L’aprile 2020, appena iniziato il lockdown, è stato sicuramente terribile per la improvvisa scomparsa di mio padre per emorragia cerebrale. La tristezza e lo spaesamento sono stati forti ma in vita è riuscito a fornire le chiavi di lettura per continuare "in mortem" ad andare avanti, a ricordarne i pensieri, gli Scritti, le opere, la visione del mondo. Da vivo mi aveva sempre fatto prendere coscienza di come non potesse essere eterno né fosse felice di dover testimoniare il proprio disfacimento fisico che lo avrebbe caratterizzato a mano a mano che fosse invecchiato. Infatti, non sono mai riuscito a immaginarmelo vecchio, proprio perché essendo fortemente marinettiano, prometeico, superomistico, ai miei occhi non poteva invecchiare né avrebbe voluto, quindi ho trovato fosse estremamente consequenziale uscire dal numero dei “vivi” (rigorosamente tra virgolette, dato che egli notava schiere di morti viventi che vegetavano) prima di diventare vecchio lui. Per questa ragione, dopo la comprensibile tristezza iniziale e che certamente ancora permane, ho capito cosa avrebbe pensato e come occorresse vedere il tutto.
Riguardo alla quarantena, a livello personale, è stato un periodo estremamente felice, di convivenza, di condivisione totale in un contesto sì chiuso dove però era possibile gioire insieme, progettare, guardare avanti, cercare strade, andarle a costruire, avere una visione di medio-lungo periodo che facesse sentire vivi e che ponesse la singola giornata all’interno di un contesto più ampio, dove vi erano mete verso le quali si andava, nella consapevolezza che il tempo scorre e che più si va avanti più diventa arduo far finta che la dimensione temporale non esista. Per cui la forte progettualità e la totale condivisione di quel periodo mi mancano molto, porto tutto nel cuore.
A livello di critica, su aspetti macro, è evidente come il dispotismo dolce avesse gettato la maschera per due anni mostrando i propri artigli e la propria capacità di farsi passare per salvatore dinanzi agli occhi dei più sprovveduti che erano subito diventati amanti delle proprie catene e felici di esser schiavi, criticando in maniera cieca gli schiavisti metaforici del passato e giungendo a pensare di esser sempre e comunque nel migliore dei mondi possibili.
In merito alle speranze sul futuro non ne ho di particolari. In una sorta di Giorno della Marmotta penso sia da portare a casa il risultato di svegliarsi al mattino. Per un attimo ho pensato “vivi e vegeti” ma sono memore dell’insegnamento paterno e quindi ho forti dubbi su come questi due aggettivi possano calzare nella situazione attuale. In ogni caso occorre non perder mai le speranze, portare in giro un messaggio di risveglio, continuare a combattere le battaglie ben note, mostrare le ingiustizie, fare comunità con i rarissimi personaggi che ancora indicano le storture del mondo moderno, le oscene narrazioni del blocco occidentale, le truffe semantiche dietro cui si rifugiano i padroni del discorso in uno scenario che ormai supera il 1984 di Orwell.


Infine, le chiedo gentilmente di fare un saluto ai nostri lettori che, da oggi, avranno un amico in più da seguire in libreria o, ce lo auguriamo, in qualche trasmissione televisiva…
Innanzitutto grazie a lei per avermi dato questa opportunità e grazie a tutti i Lettori che avranno piacere di leggere questa intervista, nella speranza che la curiosità possa prenderli e portarli a porsi sempre ulteriori domande. Grazie.

Grazie a Lei, Umberto. Grazie per la cortesia e la sincerità. 

Claudio Calzoni

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