Intervista al Dottor Giovanni Macrì, scrittore messinese.Incontro il messinese dottor Giovanni Macrì, scrittore e poeta, appassionato cantore della Sicilia e di molti temi sociali, a Barcellona Pozzo di Gotto, ridente cittadina in provincia di Messina e mentre l’Italia del nord è flagellata da piogge insistenti, qui la gente continua ad andare al mare. In realtà sono solamente le 10,00 del mattino e la temperatura è già di 29 gradi.
Siamo seduti a uno dei tavolini del bar DOP, primo “Bar Tipico Siciliano” dei fratelli Ravidà, sito in Piazza Stazione, luogo indiscusso di ritrovo della movida barcellonese. Il tavolino è vicino a un colossale monumento dedicato al seme d’arancia, opera del barcellonese Emilio Isgrò. Il monumento rappresenta il simbolo della rinascita sociale ed economica dei popoli del Mediterraneo. Vicino a noi si erge il meraviglioso “Parco Urbano”, area verde dedicata al giovane Maggiore Giuseppe La Rosa, militare caduto in Afghanistan nel 2013. Io e il dottore, sì perché il mio interlocutore è un affermato odontoiatra che da quarant’anni opera sul territorio, stiamo gustando una gustosissima granita caffè con panna accompagnata da una magnificenza della pasticceria dolciaria siciliana: una calda brioche “cù tuppu”, con il cappelletto che ricorda proprio uno “chignon” (in siciliano “tuppu”). Accompagnati dal profumo di questa prelibatezza e illuminati dallo splendido sole del mattino, iniziamo una bella chiacchierata. Conosciamoci meglio, chi è Giovanni Macrì? Ci disegni il suo autoritratto. Alto, biondo, con gli occhi azzurri e un fisico giovane e palestrato… se esistesse il “genio della lampada” a lui chiederei di trasformarmi. Scherzi a parte, eliminando alcuni periodi della vita in cui avevo messo dei chili, anche tanti, mi piaccio così. Quasi la copia di Sean Connery. Ora poi con il capello abbastanza brizzolato e tendente al bianco (per colpa sicuramente del mio barbiere al quale dico sempre di lasciarmi quelli neri e lui sistematicamente non lo fa), ne sono veramente la copia, ma quella brutta. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? Senza tanta retorica o falsa modestia “POLIEDRICO”. Poliedrico perché riesco a adattarmi in quasi tutti i campi, visto che nella vita ho sempre rubato con gli occhi il mestiere della persona che ho avuto davanti. Come nasce la sua passione per la letteratura? Quando ha sentito la necessità di urlare al mondo il suo amore per la poesia? La passione per lo scrivere nasce nel momento in cui ho sentito, dieci anni addietro, la necessità morbosa, quasi ossessiva, di mettere nero su bianco la storia di mia figlia. La tremenda storia del suo incidente automobilistico che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Una mannaia che è inesorabilmente caduta sulla mia famiglia il 14 agosto 2011. La storia di una lesione midollare, di un intervento di consolidamento della colonna vertebrale. La tragedia del midollo spezzato in due, anzi GHIGLIOTTINATO, dal destino infame. Dopo i sei mesi passati all’Istituto di Riabilitazione di Montecatone (Imola), quando siamo tornati a casa, ho sentito questo bisogno di scrivere di noi e della RINASCITA di mia figlia, che da grande persona determinata e coraggiosa è riuscita ad affrontare il dramma e risorgere dalla tragedia come la mitologica Araba Fenice. “Post fata resurgo”. Questa necessità di scrivere e di sfogarmi mi ha aiutato a partorire il mio primo libro “DOPO IL BUIO DELLA NOTTE C’È SEMPRE UNA NUOVA ALBA!”, che la realtà editoriale “Edizioni Giovanelli”, cui ho sottoposto il mio scritto, ha fermamente voluto pubblicare. Di questo libro le mie royalty saranno devolute per la realizzazione di un progetto per i soggetti diversamente abili in questa meravigliosa cittadina in cui vivo, magari un’altalena per far volare un po' più in alto qualche cuore di chi soffre. Ed è proprio grazie alla determinazione e alla fermezza di mia figlia che oggi riesco ad accettare la sua paraplegia. Da quel tremendo istante ho iniziato a scrivere senza mai fermarmi. Ho scritto molti racconti trattando tanti temi sociali: dall’autismo, alla trisomia 21, dalla disforia di genere alla sciagura della prostituzione minorile, dalla triste storia dei “bambini soldati” in Sierra Leone alla chiusura dei manicomi, dall’emigrazione dei nostri connazionali nei primi del 900 in America sino all’emigrazione degli sfortunati africani oggi in Italia. E tanto altro… In più, non per ultimo, in virtù del fatto, volendo ricercare un’espressione elegante, che “alla fine della fiera” potrei avere, come ha detto qualcuno, solo una “bibliografia”, ho sentito la necessità di scrivere una mia autobiografia: “L’ALFABETO DELLA MIA VITA”. In questo libro faccio il punto del mio excursus di uomo e del mio vissuto professionale, narrando, in un viaggio a ritroso nel tempo, con onestà e rispetto, vicende a me realmente accadute, senza mai condirle con dettagli inventati e cercando umilmente di meritare almeno quel cinque percento cui si riferiva Eugenio Montale nella sua lirica “Per finire” in “Diario del ’71 e del ’72.” Lei, lo sappiamo è un uomo estremamente sensibile ed è particolarmente legato alla sua terra. Quanto conta la Sicilia nella sua produzione letteraria? La mia sensibilità è iperbolicamente schizzata alle stelle dall’incidente di mia figlia. Si figuri che prima andavo a caccia e ora anche se vedo un piccolo maltrattamento su di un animale son capace di fare a botte con l’autore di questo misfatto. La Sicilia è la mia terra. È la terra che ha ispirato anche i miei racconti in siciliano: “I CUNTI” e a cui ho dedicato tante poesie: Sicilia ranni (Sicilia grande), ‘A me terra (La mia terra), ‘U Mungibeddo (L’Etna). La Sicilia è terra di profumi, di colori e di lavoratori. È Terra di poeti, artisti e scienziati, terra di scrittori, di politici, e di letterati, ma anche di eroi che hanno versato il proprio sangue per salvarne la storia e pure lo Stato, per cercare di sradicare in qualche modo quel cancro che sta distruggendo la nostra bandiera. A tal proposito voglio proporvi una poesia che ho proposto, con successo, in vari concorsi: Sugnu Sicilianu Sicilia, terra ‘i genti d’unuri Sicilia, terra ‘i sangu e ‘i duluri Terra d’aranci, ‘i limuni e ‘i culuri, terra ‘i migranti e ‘i travagghiaturi Terra ‘i pistacchiu, ‘i ficurinnia e ‘i arancinu, terra ‘i vitigni d’Avola e ‘i pumadoru ‘i Pachinu! Terra ‘i biddizzi e ‘i prestigiu nostru, ùora decaduta dô su’ orgogghiusu lùstru. Spartuta ‘ll’Italia da tempu scurdatu Isula ‘nta lu mari Miditirràniu, ciuri profumatu! Sicilia, terra sì ‘i miseria, ma puru ‘i disaggiu Terra firita dô duminiu sarvaggiu! Greci, Rumani, Arabbi, Nurmanni, Anciuini, Spagnoli e Burbuni ‘nta tutti stì anni. Tutti ca pruvaruno ad arrobbariti ‘a tò identità, ma tu restasti ‘a “Thrinakìa” ca tu sempri amasti, ‘a “Trìscele” ‘i gurgonicu natàli, famusa ‘ntra tutti l’omini e puru ‘ntra l’animàli. Vagnata da tri mari, accarezzata da lu ventu, cà la tò vuci duci, à lu munnu, parri cu l’accentu. Terra ‘i danze e ‘i canti ggià scurdati ‘ntra li radici ‘i li mandurli e ‘i l’alivi suttirrati, aunni ‘a terra profuma sempri ‘i gelsumini, ‘i zagara e dô sudori ‘i cuntadini. Terra ‘i pueti, d’artisti e ‘i scienziati, terra ‘i scritturi, ‘i pulitici e ‘i letterati, ma puru d’eroi chi ‘u propriu sangu hannu versatu, pì salvarini ‘a storia e puru lu Statu, pì circari ‘i sradicare, ‘nta qualchi manera, lu cancru ca stà distruggennu ‘a nostra bannera. Sùgnu unuratu ‘i essiri figghiu ‘i stà terra, Sùgnu unuratu ‘i essiri… Sicilianu! Sono Siciliano Sicilia terra di uomini e di donne rispettabili Sicilia terra di sangue e di dolore. Terra di arance, di limoni e di colore, terra di emigranti e di lavoratori Terra di pistacchio, di ficodindia e di arancino, terra di vitigni di Avola e di pomodori di Pachino! Terra di bellezze e di prestigio nostro, adesso decaduta dal suo fiero splendore. Separata dall’Italia da tempo dimenticato Isola nel Mediterraneo, fiore profumato! Sicilia, terra sì di miseria, ma anche di disagio Terra ferita dal dominio barbaro! Greci, Romani, Arabi, Normanni, Angioini, Spagnoli e Borboni, in tutti questi anni! Tutti che hanno provato a rubare la tua identità, ma tu sei rimasta la “Thrinakìa” che tu hai sempre amato, la “Trìscele” di gorgonica origine, famosa tra tutti gli uomini e pure tra gli animali. Lambita da tre mari, accarezzata dal vento, con la tua dolce voce, al mondo parli con l’accento. Terra di danze e di canti ormai dimenticati tra le radici dei mandorli e degli ulivi seppelliti, dove la terra profuma sempre di gelsomini, di zagara e del sudore dei contadini. Terra di poeti, artisti e di scienziati, terra di scrittori, di politici, e di letterati, ma anche di eroi che hanno versato il proprio sangue, per salvarne la storia e pure lo Stato, per cercare di sradicare in qualche modo quel cancro che sta distruggendo la nostra bandiera Mi onoro di essere figlio di questa terra, mi onoro di essere… Siciliano! Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, ed ha lettori molto interessati al rapporto che si instaura tra i personaggi intervistati e le loro letture, la formazione e le loro opere entriamo nella sua storia personale: ha pubblicato, dei libri? Oltre a elencarci titoli e argomenti trattati ci può dire quali sono state le sue sensazioni a vedere stampate le sue parole, le sue idee, i suoi sogni sulla carta? Beh, vedere pubblicato il mio primo elaborato non appena presentato a una realtà editoriale è stata la realizzazione di un sogno. Poi, avendo questo un fine importante, ovvero il messaggio di non arrendersi mai innanzi alle avversità che la vita ci pone davanti, come ha fatto del resto mia figlia, perché come dice lei, anzi urla al mondo intero: “NIENTE È IMPOSSIBILE, BASTA VOLERLO!”, lo è stato ancor di più. Come dicevo prima la mia penna, perché scrivo con la penna del cuore, non si è ancora esaurita. Ho al momento 12 pubblicazioni con diverse case editrici, e ci tendo a precisare, nessuna a pagamento. La Giovanelli mi ha editato quello su mia figlia e ancora “IL FIORE DELLA VITA” e “IL RITORNO DI SYLAR”, due fiabe per bambini. Altra fiaba pubblicata da Edizioni Historica è “APUT: STORIA DI UN’AMICIZIA”. L’Armenio ha pubblicato “IL CORAGGIO E L’ARDIRE”, Leonida “IL VENDITORE DI FAZZOLETTINI” e “DOV’È MIHALY?”. La casa editrice Progetti d’Armonia Edizioni sta pubblicando “180/78” che sarà nelle librerie a giorni. In ultimo perché dopo aver scritto poesie in lingua e in vernacolo messinese e ancora filastrocche, fantasy, thriller, horror, ho dato vita a un personaggio, un detective americano della squadra omicidi che opera nella cittadina di Asheville in North Carolina, l'ispettore Cristopher Molina, che con dedizione, professionalità esperienza ventennale e anche un pizzico di fortuna riesce a dar voce e giustizia alle vittime di efferati omicidi. Al momento sono stati editati dalla Montag i primi cinque episodi polizieschi: “OBSESSION”, “DELITTO AL PARCO”, “BLOOD","NATALE NEL SANGUE” e “LA MASCHERA DELL’EGO”, di ben 24 già da me scritti. La Montag ha preso a cuore questo personaggio e pubblica due romanzi l’anno. A giorni uscirà “PUZZLE”. Naturalmente ogni pubblicazione è come un figlio che spicca il volo e volando ha la sua visibilità. È sempre un’emozione indescrivibile toccare il cartaceo editato, sentire il profumo della carta, ascoltarne la musica mentre lo sfogli. Una soddisfazione che auguro a tutti coloro che scrivono. Ma oltre che scrivere ed essere gratificato dai premi o dalle pubblicazioni ho avuto e ho anche diversi impegni culturali. Sono stato Direttore artistico del Premio “Poeta per caso” sez. giovani 2020, Presidente di sezione - “Racconti brevi” del premio “IMPAVIDARTE - la biennale della cultura” 2018 – 2019 e al momento sono Direttore artistico del Premio “Poeta e Narratore per caso-scuola 2021 e del Premio Letterario Internazionale “Carmelina de Marco” I suoi cari come si sentono ad avere un poeta, un personaggio famoso che gira per casa? Famoso non direi, è una parola grossa, semmai conosciuto nell’ambito dei concorsi letterari italiani. In assoluto la prima fan è la mia Roby, alla quale leggo i miei scritti e rileggendo approfitto per eliminare i primi refusi. Perché si sa, nella prima stesura di refusi ve ne sono un bel po’. Poi invio telematicamente al secondo mio fan, mio fratello, che è un seguace accanito dei miei polizieschi. Quando finisce di leggere l’ultimo, mi chiede sempre “a quando il prossimo episodio?” Certo, all’inizio, era per loro un’emozione come per me, ora fatta l’abitudine alle varie premiazioni, loro si sono assuefatti. Per me, invece, è qualcosa di fantastico anche per una semplice menzione di merito. E ogni volta che non vedo il mio nome nelle graduatorie, quello è uno stimolo, se le giurie sono serie e tantissime lo sono, a cercare di scrivere meglio. Perché da ogni sconfitta si deve trarre un insegnamento. Diceva, infatti, un mio professore di odontoiatria estetica: “Ad ogni corso porta a casa un granellino di conoscenza in più. Vedrai che alla fine del viaggio il tuo bagaglio culturale si sarà arricchito di tanto!”. Certamente il proprio modo di scrivere può piacere più a una giuria che a un’altra. Questo è lapalissiano. Quindi se in un concorso, sottolineo serio, non si passa, non è un dramma, anzi è un motivo per crescere! Si sente di dare qualche consiglio ai lettori ed ai giovani che vorrebbero intraprendere una carriera letteraria? “Scrivete e ancora scrivete! Imbrattate i fogli bianchi con i vostri pensieri! Leggete tutto quello che vi capita sottomano. Leggete i classici, ma anche i quotidiani! Rubate con la lettura la forma che più si addice al vostro spirito! “ Questo è quello che dico sempre ai ragazzi quando presento i miei libri nelle scuole o nelle premiazioni di quei concorsi in cui sono direttore artistico. Lei viaggia moltissimo, spesso per andare a ricevere premi vinti in concorsi che si svolgono in giro per l’Italia. So che non è facile ma può, in segreto, raccontare ai nostri lettori le sensazioni provate nelle premiazioni? Come ho detto prima quando un presidente di concorso chiama ad alta voce durante una premiazione il tuo nome è qualcosa che ti gratifica e ti fa volare come su di una nuvoletta. E pur essendo abituato a tutto ciò vi voglio raccontare le mie due ultime emozioni. Una a Lucito (CB) quando la mia poesia, prima classificata, “'A MAMMA” scritta in vernacolo messinese, al concorso del collega Vincenzo Galluzzi, il “Majje Dde le Defenze”, il 4 settembre scorso è stata impressa in una mattonella e questa poi, attaccata al muro della “Piazzetta dei poeti” del borgo medievale. L’altra emozione, invece, che ho vissuto quasi con le lacrime agli occhi, è stata alla premiazione della XX edizione del premio “Vittorio Alfieri”, svoltasi in quel di Asti il 25 settembre scorso. Tra applausi, foto di rito e commozione dei vincitori i premi sul tavolo, dove erano accuratamente disposti, andavano a finire. Anzi erano tutti terminati e il mio nome, pur essendo stato contattato tramite e-mail di dovermi recare in quel di Asti in quanto finalista nella sezione romanzi, non era stato ancora pronunciato. Ebbene con mia grande sorpresa, il dott. Boccia, consigliere della Giunta astigiana, che per l’occasione collaborava con la presidente del premio, la dott.ssa Vittoria Bruno, tirava fuori da una carpetta un foglio e pronunciava quel nominativo che… mancava. Il mio! Emozione indescrivibile, emozione indicibile da far accapponare la pelle! Il premio che la presidente dell’Associazione “La Poesia salva la vita” e l’autorevole Giuria composta da docenti, giornalisti e scrittori, mi hanno voluto assegnare è stata “la MEDAGLIA DEL SENATO ITALIANO”. Restavo per un attimo trasognato, poi lentamente mi avvicinavo al tavolo della presidenza e ascoltavo la lettura della lettera a firma del Consigliere Capo dell’Ufficio del Cerimoniale del Senato, la dott.ssa Elena Griglio. Dentro me una “Santa Barbara” di emozioni e di sensazioni indescrivibili. Non credevo alle mie orecchie. Commosso e al contempo felice come mai, è stato un vero onore, per me ricevere questo riconoscimento, segno indiscusso di un grande traguardo raggiunto. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Certamente. Ho appena finito di scrivere un racconto per ragazzi, la storia di un lupo e di un uomo. E prima ancora avevo terminato un libro che tratta della vita di una ragazza omosessuale “IL BACIO PROIBITO”. Nella mia mente fervono sempre idee che fermo, per non dimenticare, in una registrazione e poi, quando possibile, porto nero su bianco. Ricordiamoci che c’è anche la mia professione di odontoiatra da portare avanti. E non è proprio come dico sempre io, che faccio lo scrittore di professione e il dentista per hobby. È il contrario, ma mi piace pensarlo! Tanti progetti sono nel mio cantiere, progetti, bozze di idee che inizio e pian piano porto avanti. La mia penna non si è ancora esaurita. Poi, necessariamente, devo scrivere per mio fratello (e non solo per lui) un nuovo episodio poliziesco. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Giovanni si appresta al ritorno della vita normale, se mai la vita ritornerà normale? Beh, come professionista odontoiatra ho garantito la mia presenza in studio senza mai fermarmi anche nel periodo più stretto e nero del lockdown. Per me era un obbligo morale e se non fossi stato presente avrei tradito quel giuramento di Ippocrate al quale con onore e rispetto mi sono sempre attenuto. Certamente bardato come un astronauta ricevevo nel mio studio i pazienti. Ancora non c’era il vaccino e si viaggiava nel tunnel dell’ignoranza e della non conoscenza. Oggi le idee su questo maledetto virus sono molto più chiare anche se alcune cose si devono ancora scoprire. Eravamo agli albori delle cure e delle armi da usare contro esso. Vedere tutte quelle immagini impressionanti e toccanti delle lunghe file di camion che andavano a portare senza un ultimo saluto dei propri cari e magari con la sola benedizione di qualche infermiere le numerose e interminabili bare mi portava alla mente gli scritti del Manzoni sulla peste di Milano del 1630, le analogie con l’attualità nei “Promessi sposi”: La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia. Beh, come quasi cinquecento anni addietro, le stesse immagini si ripetevano. I famosi corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico, rappresentanti il cammino dell'umanità che passa dal senso alla fantasia ed alla ragione. Questo perché l’uomo si è sempre sentito come un Dio invulnerabile. Mostrando oggi invece la sua totale fragilità dinnanzi a qualcosa non di maestoso, il gigante Godzilla, ma davanti a una microscopica entità biologica, per me sfuggita da un laboratorio, e creata per un insano delirio di onnipotenza, poi, propinataci con la favoletta… del pipistrello e del povero lamantino entrati in simbiosi al mercato di Wuham. Lei mi chiede di un possibile ritorno alla vita normale? La mia risposta è sì! Sicuramente lo potremo fare, non nell’immediatezza perché, pur essendo, oggi, arrivati in Italia a vaccinare l’80% della popolazione al di sopra dei 12 anni, ancora ci sono troppe variabili come i negazionisti, i NoVax e tutti coloro che disattendono le giuste direttive anticovid quali distanziamento, pulizia delle mani e mascherina e i viaggi in paesi dove la vaccinazione non è a questi livelli. C’è ancora troppa ignoranza in giro. Poi si potrebbe arrivare a non dico distruggere il virus del Covid19, quello esisterà sempre, ma conviverci e semmai dovessimo essere contagiati affrontarlo come una normale influenza. Del resto, ogni anno nei periodi invernali un virus bussa e busserà sempre alla nostra porta. Ma abbiamo le armi. Il Covid19 si potrebbe trattare così solamente se ci sarà una vaccinazione di tutta la popolazione mondiale. Solo così potremo sconfiggere la sua aggressività, ma fintanto che ci saranno luoghi dove questo miserrimo potrà trovare terreno fertile, lui si comporterà da virus qual è, ovvero muterà. E se queste mutazioni non dovessero essere riconosciute, e quindi combattute dal vaccino che ci hanno inoculato, le nostre difese immunitarie saranno insufficienti. Che Dio ce la mandi buona! Ringrazio il dottor Macrì, e il poeta, lo scrittore Giovanni di questa bella conversazione. Il sole è ancora più alto e la temperatura si è fatta torrida. La passeggiata in paese, alla ricerca dell’ombra è diventata necessaria. Questa terra stupisce e rallegra, il sorriso della gente è grande come l’ospitalità che si percepisce in ogni angolo. Il vento ha l’odore del mare. Resta ancora un pensiero da regalare a Roberta, la figlia del dottore, ed alla sua grande forza, alla sua voglia di ricominciare dopo la disgrazia ed al suo meraviglioso sorriso. Claudio Calzoni |