La schedina vincente Intervista a Gianfilippo RossiUn nuovo e bellissimo progetto letterario, con valenze sportive e umanitarie, sta per vedere la luce sotto l'egida della Casa Editrice Giangiacomo Della Porta di Moncalieri. Tredici scrittori, amanti dello sport, del calcio e della sua valenza sociale e storica raccontano, nel libro “La schedina vincente” i loro ricordi e le emozioni legate ad una particolare partita, quella che, in qualche modo, ha segnato la loro vita.
Conosciamoci meglio, chi è Gianfilippo Rossi? Ci disegni il suo autoritratto. Gianfilippo Rossi è un eterno ragazzo, o almeno tale si sente, che ha basato la propria vita, ormai giunta all’inizio della sua terza fase, sulla passione, sui sentimenti, sulle emozioni. Ho fatto il poliziotto per 40 anni intrecciando vita e professione con il calcio, nel quale ora sono dirigente, in federazione ed in società. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? Sono un pesce puro, nato il 4 marzo del 1961 a Perugia, sognatore ed inguaribile romantico, nostalgico al punto giusto. Mi sento abbastanza istrione, estroso sicuramente, e amo la libertà nel suo più puro e globale significato. Libertà di essere me stesso, con il quale ho la fortuna ed il privilegio di convivere in una quasi perfetta simbiosi Entriamo in tema calcistico. Quale è la sua squadra del cuore? La mia squadra del cuore è la Vieille Dame, la nostra Amata e Odiata Vecchia Signora. L’Amore per la Juventus mi è stato trasmesso da bambino, da mio padre e da mio zio. Sono uno Juventino che non si esalta nelle vittorie né si abbatte nelle sconfitte e con il tempo sono passato da tifoso a sportivo, merito della saggezza, della matura età, e della vecchia juventinità legata alla Juve dei miei anni e a chi l’ha degnamente rappresentata. Il cuore si è calcisticamente diviso a metà però con il vecchio grifo perugino che alberga sempre in me. Quale è stato il suo stato d'animo quando il torinese Marco Piano, il capitano di questa nuova squadra nata per motivi letterari e benefici, le ha parlato di questo progetto? Come ha reagito alla convocazione in questa speciale nazionale di scrittori? Quali sono i motivi che fanno di Juventus-Milan la sua personalissima “partita della vita”? Con Marco Piano mi lega una grande e vera amicizia. Un’amicizia nata da ragazzi nelle estati in cui frequentavamo un campeggio a Marina di Ravenna. Da allora, anche se lontani per lunghi periodi, siamo rimasti legatissimi. Mi ha chiamato nelle vacanze di Natale di un paio di anni fa. Mi diede una grande scossa emotiva, come se il Mister mi avesse detto alzati, che tocca a te, oppure come un regista che ti vuole inaspettatamente la parte, o infine il capo che ti dà il via per una operazione delicata. Sono un istintivo e un passionale e dopo 10 giorni gli avevo preparato il mio racconto, come un fiume in piena. Mi sono sentito subito onorato del progetto, con una spinta che cresceva man mano che scoprivo questi formidabili compagni di viaggio dei quali conoscevo solo Marco, Stefano Zanerini e Stefano Nadalini. La mia partita della vita, che diviene in realtà solo una minima metafora del mio cassetto dei ricordi, è Juventus- Milan, peraltro legata a doppio filo con Marco Piano, in quanto fu un match visto assieme nel vecchio Comunale di Torino. Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, ed ha lettori molto interessati al rapporto che si instaura tra i personaggi intervistati e le loro opere, entriamo a gamba tesa nella sua storia personale: ha mai pubblicato, a suo nome o in collaborazione con altri autori, dei libri? Oltre a elencarci titoli e argomenti trattati ci può dire quali sono state le sue sensazioni a vedere stampate le sue parole, le sue idee, sulla carta? Ho scritto qualche anno fa un romanzo giallo, “Oltre la Verità”, un poliziesco. L’Ispettore Giglioli, un personaggio tratto dalla vera figura di un grande amico e collega si ritrova, improvvisamente immerso tra Bologna e Firenze, intrecciate e scatenate da un duplice omicidio dietro al quale si nascondono i poteri occulti dei colletti bianchi e una potentissima setta. L'Arno, il Reno e il Po diventano un fiume unico, una scia di sangue e di delitti che risale sino al Delta del Grande Fiume. Un perverso e beffardo intreccio fa scendere in campo la malavita dell'est. La sagacia e il fiuto del collega protagonista riusciranno a risolvere un caso da brividi che egli non dimenticherà mai più. “Oltre la verità” è un thriller mozzafiato ad alta velocità... I suoi cari come si sentono ad avere uno scrittore, un giornalista, un personaggio che è o che diventerà famoso che gira per casa? La mia famiglia è stata molto soddisfatta per me, non mi interessavano il successo o le vendite, per me era importante riuscire a realizzarlo, dopo un lungo periodo in cui era rimasto, indebitamente, nel frigorifero…. Si sente di dare qualche consiglio ai giovani che si apprestano a leggere il libro “La schedina vincente”? Ha qualche raccomandazione o invito da fare alle lettrici ed ai lettori? La “Schedina vincente” susciterà emozioni perché questi racconti sono tredici cassetti, direi proprio armadi, di ricordi che si aprono e schiudono sentimenti legati all’adolescenza ed alla giovinezza in una grande verità che fa del calcio, dal mio punto di vista, la grande metafora della vita. Pensiero condiviso anche da Jean Paul Sartre. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Fermarsi è morire dentro, quindi interessi e passioni devono mescolarsi in ognuno di noi. Sto pensando al proseguimento di “Oltre la Verità” e l’Ispettore Giglioli è pronto per nuove intriganti indagini. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Gianfilippo Rossi si appresta al ritorno della vita normale, se mai la vita ritornerà normale? Questo lungo periodo mi ha insegnato molto, sebbene vissuto in trincea, e mi ha confermato che l’equilibrio è dentro noi, nel riuscire ad essere in pace con il nostro io, e con il resto che ci circonda. Equilibrio è riuscire a fare ciò che ci piace e che ci dà gioia, soddisfazione, serenità. Da qui l’importanza di guardarci allo specchio, nella nostra realtà, nella verità, nel tempo ordinario e nei momenti delicati delle decisioni importanti. Imparare ad ascoltare, seguire e, a volte, dominare l’istinto. Complicatissimo……” Claudio Calzoni |