Incontro con Roberto Briatta Incontro Roberto Briatta in un luogo particolarmente caro ad entrambi. Il chiostro della chiesa di San Filippo, in Via Maria Vittoria 5 è stato uno dei luoghi culturalmente più attivi della città, gestito con passione e intraprendenza dal mitico Paolo Trenta, vulcanico catalizzatore e indimenticato amico di tutta la città. Ci ritroviamo a visitare lo splendido teatro e la serie di sale che venivano adibite ad ospitare conferenze. Roberto è stato protagonista di molte rappresentazioni ed io, nel mio piccolo, ho avuto qualche breve ma interessante esperienza come relatore. Passeggiando ci raccontiamo le nostre esperienze e, con piacere, riesco a farmi rilasciare alcune confidenze da Roberto. Nasce così l'intervista che presento in questo numero de La Gazzetta di Hogwords. Conosciamoci meglio, chi è Roberto Briatta? Ci disegni il suo autoritratto. Roberto è nato fra i libri, perché i suoi genitori lavoravano nella storica e torinese Casa Editrice Utet, nella sede di Corso Raffaello, Nonostante un patto dei suddetti genitori di non imporre la lettura al figlio, a Roberto i libri sono piaciuti subito. Più di trent'anni di libreria sul groppone, una passione sfrenata per il teatro, che si è concretizzata, nel tempo, in varie collaborazioni con personaggi del teatro e della televisione subalpina (ed italiana), amore puro per il cinema e la musica classica ed operistica. Dorme poco. Pensa troppo ed a volte dovrebbe imparare a tacere. La sincerità è difficilmente apprezzata. Qual è, attualmente, la definizione di sé stesso che preferisce? Un idealista testardo. Come è nata la sua passione per la scrittura e la sua voglia di portare avanti iniziative letterarie e culturali nel mondo dello spettacolo? Premesso che non ho mai pubblicato libri (anche se ne ho due nel cassetto, a cui lavoro da anni), ho scritto ed adattato per il teatro. Per quello che riguarda iniziative letterarie e culturali nel mondo libresco e teatrale, sono praticamente un esempio dell' "essere buttato in mare senza salvagente ed aver imparato immediatamente a nuotare". Il mio direttore alla Libreria Rizzoli di Torino, Roberto Reposo, un vero mentore da cui ho imparato molto, mi propose di animare le iniziative culturali all'interno dello spazio libresco. Avrei dovuto cavarmela da solo. Mi tuffai irresponsabilmente, ma grazie all'amicizia con persone speciali come Carlo Majer, Susanna Franchi, Edmo Fenoglio, Federico Perricone, Giulio Graglia, nacquero incontri sull'Opera, sul teatro, sullo sport, ospitando grandi nomi, da Lucia Valentini Terrani, Enzo Dara, Rockwell Blake, il maestro Bruno Campanella, Ernesto Calindri, Athina Cenci, Gino Bramieri, Guido Davico Bonino, giocatori della Juve e del Toro e giornalisti del calibro di Vladimiro Caminiti e Bruno Bernardi. E poi scrittori e qui la lista sarebbe lunghissima, contando le diverse tematiche che ho avuto la fortuna di trattare negli anni (qualche nome? Dacia Maraini, Enzo Biagi, Vittorio Sgarbi). Ci ho sempre messo enorme passione, tante telefonate, tanti caffè, ed una buona collaborazione con uffici stampa e rappresentanti. Non posso dimenticare gli anni in cui, con l'amico d'infanzia Giuseppe Brodetto, abbiamo aperto la Libreria Fenice. L'attività culturale fu frenetica; anche qui bei nomi da Igor Sibaldi a Charlie Morley, Caterina Kolosimo, Anna Tamburini Torre, Corrado Malanga e tanti altri. Nel mondo teatrale sono stato soprattutto attore e negli ultimi anni anche regista, non smettendo mai di studiare e di vedere spettacoli su spettacoli. Spesso ho collaborato con suggerimenti, titoli ed opinioni, alla costruzione di cartelloni e stagioni teatrali. Ci parli del suo rapporto con le innovazioni riguardanti i mezzi d'informazione e la rete… Diciamo che le utilizzo, ma confesso che ho una certa resistenza nell'uso del PC. Imparo il minimo indispensabile per sopravvivere. Diciamo che mi diverte postare musica e spezzoni di film su Facebook. Difficilmente creo o partecipo a polemiche. La vita è già sufficientemente complicata nel reale. Il virtuale deve essere uno svago e nulla più. Entriamo nel personale. Quando ha pubblicato il suo primo libro e quali sono state le sue emozioni a tenerlo fra le mani? Non ho (ancora) pubblicato libri. Ne ho due nel cassetto, ma sono un pusillanime. Ufficialmente continuo a lavorarci, in realtà temo il distacco dalle mie parole ed anche il giudizio. Ha pubblicato dei libri e con quali editori? Una vocina mi dice che lei di libri ne ha anche venduti, e molti. Ci può parlare della sua esperienza di libraio? In genere collaboro con le Case editrici (molte di queste, regionali) per la mia trasmissione che si chiama provocatoriamente "Scemo chi legge" (trasmissione di resistenza culturale, come sottotitolo) I rapporti sono buoni, improntati alla trasparenza ed alla schiettezza e sono fortunatamente ricambiato. Leggo sempre i libri proposti e ritengo di essere onesto nei giudizi. Ha pubblicato altri libri e con quali editori? Una vocina mi dice che lei di libri ne a anche venduti, e molti. Ci può parlare della sua esperienza di libraio? I miei trenta e più anni di libreria sono una bella avventura che, per ora, non si è ancora conclusa. Prima alla Rizzoli in Galleria San Federico, poi all' Arethusa di via Po, la mia esperienza più lunga, che mi ha permesso di conoscere e farmi conoscere da tanti affezionati lettori. Sento a tutt'oggi l'affetto di molte persone, che, in una città come Torino, non è così scontato. Poi la bella esperienza della Libreria Fenice (di cui il caro Giuseppe ha raccontato in un'altra intervista qui sulla Gazzetta) ed ora la collaborazione con la Libreria Borgopò, riaperta coraggiosamente circa un anno fa da Alberta Vovk, che la conduce con il giusto piglio. Sono un po' nostalgico, ma la realtà è che bisogna sempre guardare avanti e spingere il cuore oltre l'ostacolo. Con i colleghi librai c'è stima, anche se credo di essere visto come un alieno perché ho sempre partecipato poco alle riunioni di categoria; ma sto recuperando. Tra le altre cose gestisco da qualche anno una rubrica di libri su Torino Web Tv , coraggiosa Web Tv indipendente, tra le prime in Italia, nata dalla professionalità di Sergio Sapino, quarant'anni tra Tv private e Rai. I suoi cari come si sentono ad avere uno scrittore / un attore/ un giornalista, insomma una celebrità in casa? Mia madre continua a pensare di avere un dodicenne che ogni tanto transita in casa. Mio papà è venuto a mancare lo scorso anno. Entrambi sono felici di quello che ho fatto, ma non manca giorno che non piova qualche critica (da parte materna, ovviamente). Per quello che riguarda il teatro, entrambi non hanno mai visto un mio spettacolo. Mamma confessa di aver paura di un mio errore o dello scarso gradimento della platea dimenticando che, quando ci si mette in gioco in certi ambiti, bisogna saper accettare il consenso ma anche il dissenso del pubblico. Quali sono, se può dirlo, i suoi rapporti con le case editrici con cui collabora? In genere collaboro con le Case editrici (molte regionali) per la mia trasmissione che si chiama provocatoriamente "Scemo chi legge" (trasmissione di resistenza culturale, come recita il sottotitolo). I rapporti sono buoni improntati alla trasparenza ed alla schiettezza. Leggo sempre i libri proposti e ritengo di essere onesto nei giudizi. Si sente di dare qualche consiglio ai lettori ed ai giovani che vorrebbero intraprendere una carriera nel suo campo d’azione? E' sempre difficile dare consigli senza apparire un trombone. Un regista un giorno disse che improvvisamente si era ritrovato da giovane esordiente a venerato maestro (e, aveva aggiunto, quindi un vecchio stronzo). Ritengo di aver sempre da imparare e cerco ancora oggi di "rubare" il mestiere. Se qualcuno ha imparato qualcosa vedendomi in azione, non posso che esserne felice. Ai lettori suggerisco di essere sempre curiosi e di amare le librerie. Il rapporto con un libraio è importante e deve esse uno scambio di idee che aiuta, culturalmente ed intellettualmente, a crescere. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Comprensibilmente col difficile periodo, sto provando due spettacoli teatrali con la mia regia. Una ripresa, "La Signorina Julie" di Strindberg, con gli Artisti Associati Paolo Trenta (che sono la mia "casa" teatrale del cuore) e una novità: "La purga di Bebé" di Feydeau con l'Allegra Compagnia di Mr.Brown. In Libreria Borgopò cerco di collaborare alla buona riuscita delle attività, anche se devo dire che la giovane titolare sta ottenendo risultati lusinghieri. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Roberto si appresta al ritorno della vita normale? Il lockdown tra marzo e maggio è stato un periodo a luce spenta. Non sono riuscito a scrivere o a leggere. Ho patito, ancor più della paura del virus, la "narrazione del terrore" che è stata costruita intorno da molti organi di stampa e di televisione. Quando sono uscito di casa mi è sembrato di riscoprire tutto da capo. Il cinema, il teatro, la musica, i libri, la mia città bellissima, gli amici, l'amore. Ora non so, è un tempo sospeso. Cerco di fare attenzione, mi attengo alle disposizioni, lavoro e spero nel ritorno di una leggerezza che ci manca. Però, ho chi mi vuole bene. E questo mi aiuta giornalmente a sorridere. Certo di aver fatto conoscere ai nostri lettori un personaggio importante della cultura e della vita torinese, saluto Roberto, ringraziandolo per la cortesia e la gentilezza. Claudio Calzoni |