Napoli nel cuore e sul palcoscenico. Incontro con l'attore Antonio Giuliano.Spesso le amicizie nascono da incontri casuali, non certo pianificati. Ho conosciuto Antonio Giuliano, il protagonista dell’intervista di oggi, passeggiando al sole della Tesoriera, splendido parco torinese, durante la pausa pranzo. Ho notato, per alcuni giorni, un signore che, seduto sempre sulla stessa panchina, leggeva e studiava fogli sparsi che erano, evidentemente, quelli di un copione teatrale. La mia curiosità ha vinto la naturale diffidenza subalpina e, alla fine, siamo riusciti a parlarci, raccontandoci, simpaticamente, le nostre vite al limite tra l’arte ed il lavoro, tra la passione del racconto e le necessità di vita, tra lo splendore delle luci di scena e la assuefazione alla normalità cittadina.
Signori, ecco a voi Antonio Giuliano, attore e direttore artistico della Compagnia Teatrale e musicale “I Melannurca” Conosciamoci meglio, chi è Antonio Giuliano? Pur non chiedendole un curriculum vitae può raccontare ai nostri lettori le sue esperienze nell’ambito professionale ed artistico? La formazione maggiore è quella di essere cresciuto in una famiglia tradizionale napoletana, con la passione trasmessa da mio papà per il teatro (di Raffaele Viviani, Eduardo De Filippo, Antonio Petito e Eduardo Scarpetta) e per le canzoni classiche napoletane. Comunque, da oltre 20 anni mi avete visto all’aperto in rievocazioni storiche facendo rivivere gli antichi guitti de La Commedia dell’Arte e le danze popolari come la tammurriata e la pizzica. Sono stato nei locali più belli, e più brutti della città, esibendomi come attore in spettacoli di cabaret e varietà. Ho fatto spettacoli nei teatri di tutta Italia come attore e regista di opere soprattutto di grandi autori napoletani. L’elenco dei lavori, sempre accolti favorevolmente sia dal pubblico che dalla critica è molto lungo e provo a farne una sintesi: “Non ti pago”, “Napoli Milionaria!”, “Masaniello”, “Prima e dopo Filumena Marturano”, “L’Ultimo scugnizzo”, “Madama Sangenella”, “Arezzo 29...in tre minuti”, “Polvere di stelle”, “Dalla parte dei Briganti” “Miseria e nobiltà”, “Il Medico dei pazzi”, “Sabato, domenica e lunedì”, “La Voce dei vicoli”, “Cani e gatti”, “Luci del Varietà”, “Se la moglie è in vacanza il marito...” e attendiamo il debutto di “Sarto per signora”. Ci disegni il suo autoritratto. Forse continuo un cammino iniziato da bambino, quando a sei anni recitavo a scuola la “Livella” di Totò. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? Non lo so fate voi...io faccio con passione l’Attore, il regista, il cantante, l’interprete di macchiette e il danzatore (soprattutto di antiche danze del Sud Italia quali le Tammurriate e le Pizziche) Quanto conta il Teatro, in tutte le sue forme, nella sua vita? Quanto è importante per lei essere sul palcoscenico, recitare, suonare e cantare davanti al pubblico? Solo chi fa teatro può apprezzare l’emozione che ti dà il pubblico. Devo aggiungere che da solo non sarei nulla. Dal 2006 abbiamo fondato una Compagnia “i Melannurca”, chiaro riferimento alla mela annurca tipico frutto campano che ha tantissime qualità, insieme ad Annamaria Melchionna ed Ester Calvano a cui si sono aggiunti poco dopo Salvatore Vastola e Anna Donadoni, perni portanti della Compagnia. Come “Melannurca” abbiamo intrapreso due distinte strade per i nostri spettacoli. La prima è quella teatrale in cui possiamo vantare la produzione di molte commedie e opere di autori napoletani. La compagnia teatrale è composta da circa una ventina di attori protagonisti. L’altra nostra specialità è la musica popolare. Andiamo in giro portando i nostri spettacoli trascinanti di ballo e musica folcloristica. Con me lavorano a questo progetto tra musicisti una ventina tra cantanti e ballerini. Napoli. L’arte, la musica, il sole, la gente caratterizzano questa città più di ogni altra in Italia e nel mondo. Quanto è stata determinante l’anima partenopea nella sua vita? Io penso, scrivo e recito in napoletano, anche se essendo qua a Torino devo arrivare a farmi comprendere da tutto il pubblico e quindi il dialetto napoletano usato è comprensibilissimo. Naturalmente recito indifferentemente anche in lingua italiana, dipende dal personaggio che vado a sviscerare. Negli spettacoli di Varietà passo da parti maschili a femminili, canto “Gastone” di Petrolini con l’accento romanesco. Certo nelle nostre commedie adottiamo anche altri dialetti anche se quasi sempre la matrice di base è partenopea. Io, che ho sempre vissuto, lavorato e persino fatto una carriera da calciatore a Torino, mi sento napoletano fino al midollo. Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, ed ha lettori molto interessati al rapporto che si instaura tra i personaggi intervistati e le loro opere, entriamo a gamba tesa nella sua storia personale: ha mai pubblicato, a suo nome o in collaborazione con altri autori, dei libri? Ha scritto dei testi teatrali o cabarettistici? Oltre a elencarci titoli e argomenti trattati ci può dire quali sono state le sue sensazioni a vedere stampate le sue parole, le sue idee, sulla carta? Scrivo da anni testi e interi schecht di cabaret sia di attualità e di varietà stile anni 40-50. Le opere teatrali che andiamo a mettere in scena sono quasi tutte modificate dal sottoscritto con libero adattamento, perché devono calzare a pennello per gli attori che abbiamo in compagnia, chiaramente eccezione fatta per i testi di Eduardo De Filippo dove le modifiche fatte sono minime. Ho scritto molto, quindi, ed è bello sentire che le mie cose piacciono al pubblico. I suoi cari come si sentono ad avere un attore, un direttore artistico, un personaggio che è o che diventerà famoso che gira per casa? Mio papà Raffaele non mi ha mai visto in scena è morto prima di potere assistere ai miei spettacoli, peccato perché è proprio da lui che ho preso la formazione e la cultura teatrale. Sarebbe sicuramente orgoglioso di me e, magari, qualche suggerimento avrebbe potuto darmelo. Quanto a mia mamma fino a ché è stata lucida è sempre stata presente ad ogni debutto. Ora mi guarderà dall’alto anche lei, visto che è mancata lo scorso anno. Si sente di dare qualche consiglio al pubblico che si appresta a tornare, speriamo presto, ad assistere agli spettacoli de “I Melannurca”? Ha qualche raccomandazione o invito da fare alle lettrici ed ai lettori? Andate a teatro che un popolo senza teatro è un popolo morto. E soprattutto inserirei il teatro nelle scuole come materia di studio. Sarebbe una esperienza importantissima per i giovani. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Abbiamo tre spettacoli in replica “Se la moglie è in vacanza il marito...”, “Polvere di stelle dal Cafè Chantant al Varietà” e “Luci del Varietà” ma siamo fermi da gennaio del 2020, purtroppo. Inoltre, appena ci sarà possibile, inizieremo a lavorare su un mio libero adattamento del testo di Georges Feydeau “Sarto per Signora” che si intitolerà “Sartoria Bellavista”. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Antonio si appresta al ritorno della vita normale, se mai la vita ritornerà normale? È come uscire da un conflitto con un nemico invisibile, speriamo finalmente col vaccino di gettarci alle spalle questo brutto periodo che, spero, sia servito a qualcosa... Saluto il nostro gradito ospite. Proprio qui, nel parco della Tesoriera, la sera del 24 giugno, nella ricorrenza di San Giovanni che è il patrono della città sabauda, la sua Compagnia “I Melannurca” ha in programma uno spettacolo di musica, canti e balli popolari e molto coinvolgenti. Una rappresentazione movimentata e carica di riferimenti culturali dell’anima del Sud Italia, piena di echi degli antichi popoli che hanno costruito la nostra storia e impreziosita dai virtuosismi dei musicisti e dei ballerini del gruppo. Ecco un piccolo consiglio ai lettori per passare una serata diversa dalle altre (naturalmente dopo essere venuti a passeggiare ai Portici di Carta, essersi fermati allo stand delle Edizioni Hogwords ed averci conosciuto personalmente durante il giorno). Ancora grazie ad Antonio Giuliano per la cortesia e per la tanta passione e per la professionalità che sprigiona nelle sue attività teatrali. Un abbraccio. Claudio Calzoni |