Ostensione in streaming della Sindone dell'11/4/2020Oggi, sabato 11 aprile, nell'occasione della celebrazione della Pasqua più strana e difficile dalla fine della guerra mondiale, la Curia di Torino, eccezionalmente, propone una particolarissima ostensione della Sindone. A partire dalle 17 i fedeli potranno partecipare all'evento da casa, guardando la diretta in televisione o in streaming sulla rete internet. Un invito alla riflessione, al raccoglimento ed alla preghiera voluto dall'Arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia e promosso dalla Chiesa intera, tanto che Papa Francesco ha recapitato a Torino una commossa lettera, che verrà letta durante la celebrazione del rito.
L’occasione per i credenti, per i fedeli cristiani di tutto il mondo è unica. Anche se spesso ce ne dimentichiamo, la Sindone, custodita a Torino nella Cappella del Guarini, è una delle più rilevanti reliquie, se non la più importante di tutta la storia della cristianità. Non voglio, in questo articolo, fare la storia di questo lenzuolo, rimando gli interessati a studiare molte carte e tanti documenti, o semplicemente a sfogliare wikipedia, anche se sarebbe utile sapere che appare nel 1353 a Lirey e diventa proprietà dei Savoia nel 1453 (1400 anni dopo la crocifissione) acquistata da Margherita di Charny, e viene conservata a Chambery. Sarà portata a Torino nel 1578 dal duca Emanuele Filiberto, per due motivi. Il primo è che il Vescovo di Milano Carlo Borromeo intende adempire ad un voto fatto durante la peste di Milano ( non quella di Manzoni, che è del 1629-30) ed andare a piedi fino a Chambery a venerare il sacro lino. Il Duca, che conosce bene l’importanza politica e spirituale dell’uomo, già ritenuto santo in vita, propone un trasporto della reliquia a Torino per agevolare il percorso del prelato malato e malsicuro. Il secondo motivo, più venale è una certificazione politica e sociale della promozione a Torino di capitale del Ducato, la Sindone è un segno tangibile del potere del casato, un sigillo importantissimo verso il popolo, verso il clero, verso la municipalità torinese, verso i nemici francesi (nonostante Emanuele sia sposato con la sorella del defunto re di Francia) e verso le altre casate europee. Torino diventa capitale, e la Sindone è la sua bandiera. A margine di questo discorso storico, per curiosità, faccio notare che Emanuele Filiberto, tra i suoi titoli, vanta anche quello di Re di Gerusalemme (titolo pensato da Goffredo di Buglione per suo fratello Baldovino dopo la conquista crociata e passato in eredità nel tempo). Due Re, uno in persona l’altro impresso nella reliquia, in città sono meglio di uno. Naturalmente la Sindone è spesso stata al centro di fatti misteriosi, miracoli, leggende, emozionanti fughe come quella durante la guerra, e tanti tentativi di distruggerla (per questo leggete il mio romanzo “La traccia del fuoco”). Sulla Sindone si è scritto di tutto, e anche il contrario. Non entro in polemica. Osservo. Osservo l’uomo del lenzuolo, il suo sangue rappreso, il volto sfigurato, la corona di spine, le ferite al costato, i segni dei chiodi sulle mani e sui piedi. Chi è quell'uomo? Quale forza misteriosa ha impresso le immagini, sfocate certo, ma incredibilmente reali che ancora possiamo vedere? Per il credente è tutto fin troppo chiaro, la sofferenza, le piaghe, il dolore, la morte. Chi non crede si appella a molte riflessioni, come la possibilità che sia un falso eseguito da un pittore. Di certo la Chiesa è sempre stata fredda nell'accettare il culto del lenzuolo, almeno fino a qualche anno fa, quando si è scoperta la potenza mediatica delle immagini del grande lino, soprattutto quelle ottenute con i negativi fotografici. Il volto dell’uomo della Sindone è l’immagine stessa della sofferenza ed è così reale, così simile a tutta l’iconografia cristiana. L’uomo della Sindone è perfettamente somigliante a tutte le rappresentazioni pittoriche e scultoree del Cristo. I capelli lunghi, l’espressione sofferente, magrissimo, alto 1.84 (molto alto per le sue origini), sono gli stessi usati nei secoli per rappresentare il Cristo sulla croce, e quello risorto. La considerazione che vi propongo, non è casuale, pensateci. Potrebbe essere una conferma del fatto che sia stata, in un paio di millenni, la prima fonte iconografica (quindi il vero lenzuolo, miracolosamente conservato), oppure una realizzazione medioevale, pittorica forse, a partire dalla lettura del vangelo, eseguita espressamente per confermare la veridicità del Nuovo Testamento. Certo, nonostante i dubbi personali o le certezze dei credenti, osservare quell'impronta di sangue (o di una forza incredibile che ha impresso il lenzuolo) ricorda a tutti noi la sofferenza, il dolore e la disperazione dell’abbandono della vita. Racconta il sangue, la cattiveria umana, la violenza e la incapacità di reagire, la debolezza del povero e la durezza dei potenti. Racconta una storia che emana dai Vangeli tutta la sua forza spirituale e coinvolge tutti noi, perché siamo tutti uomini, e tutti abbiamo un lenzuolo che ci aspetta. Ancor di più in questo periodo difficilissimo, che ci sta coinvolgendo in prove molto, troppo dure. E questo ci porta a pensare, a pregare per noi e i nostri cari, per quell'uomo a cui ci sentiamo vicini e che è l’immagine di tutti noi, sofferenti, disperati, lasciati soli in balia della violenza e della crudeltà. Preghiamo, senza vergogna o remora quindi, nella speranza che la pietra che ha chiuso quella tomba rotoli giù dalla collina, e ci riporti la luce della speranza, della gioia, della serenità e del bene. Ore 17, su Rai Tre alla televisione, un'occasione unica, per tutti. Claudio Calzoni |