Milan – Cremonese 1 – 2
Al 200 per 100
Pronti.
Via.
Inizia il campionato.
Il Milan prende due reti all’esordio dalla Cremonese di Nicola e perde la partita. Un attimo. Riavvolgiamo il nastro e riprendiamo a vedere il corso del tempo. Siamo nel 2025, sì, ma è la stagione che termina nel 2026. Non ci sono più i portoghesi in panca. Mancano le cosiddette “teste calde”, è stato ceduto Theo Hernandez, e i prestiti sponsorizzati da Jorge Mendes, Joao Felix, Tammy Abraham e Kyle Walker su tutti. Al suo posto sono arrivati tanti giovanotti di “belle” speranze e un vecchietto un po’ chilometrato, Luka Modrić, che però saprebbe giocare a calcio meglio di qualunque suo compagno anche se si sostituisse il pallone regolamentare con una pallina da tennis. In panca siede un mostro sacro del calcio italiano degli ultimi due decenni: Massimiliano Allegri. Come Direttore Sportivo è arrivato Igli Tare.
Sembrerebbe tutto a posto. Al Milan è stata data una regolata. Niente più improvvisazione. Tutti gli elementi giusti sono stati posizionati al posto giusto. Questo non può che essere l’anno della Seconda Stella. Sì. Non quella dell’Isola che non c’è di Edoardo Bennato. Quella vera. Quella che al momento indossano “altri”. Dunque, che cosa non ha funzionato? Perché al “pronti, via” il Milan è tornato a essere quello degli ultimi anni e i vecchi problemi sono tornati prepotentemente a ripresentarsi in uno stadio, San Siro, gremito di 75 mila fedelissimi che non devono aver gradito molto ritornare a casa con le pive nel sacco e una sottile convinzione di déjà vu? Il caso? Una serie di sfortunati eventi?
Può essere.
Il Milan ha tirato 28 volte verso la porta avversaria contro le 4 sole degli ospiti. Il risultato è da bocciatura istantanea. I ragazzi di Mister Nicola hanno avuto una percentuale di precisione del 50%. Quattro conclusioni e due reti. Se solo i rossoneri avessero fatto altrettanto la partita sarebbe dovuta terminare 14 a 2. E invece si torna a Milanello a leccarsi le ferite, con un brivido che corre lungo la schiena. Anche quest’anno bisogna rimandare certe soddisfazioni all’anno prossimo? Chissà. Ciò che è certo è che l’attuale Proprietà (binaria) è l’unica che indipendentemente dal risultato sportivo di ieri sera dorme tranquillamente sapendo che come fa un Icneumone è riuscita a spolpare una squadra del suo valore di gioco e spogliatoio, trasfigurandola e trasformandola in una slot machine, capace di produrre utili come se fosse una ruota dell’abbondanza. Al di là del botteghino, quello si riempie magicamente e masochisticamente a prescindere dall’aspetto sportivo, la dirigenza rossonero-americana ha venduto il vino pregiato disponibile in cantina per 200 milioni di euro circa spendendone solamente la metà, aggiungendo ancora ricavi da riduzione del monte stipendi per una cifra che è in grado da sola di coprire l’ammanco per la mancata partecipazione alla Champions League.
Il Milan è diventato, dall’avvento del Fondo Elliott (e l’aggiunta di RedBird), cosa per ragionieri. Anziché di sport, ogni tifoso rossonero parla di incassi e investimenti che nemmeno Il Sole 24 ore o Milano Finanza. Business is business. La Milano da bere si è trasformata in una città che mangia… polpette avvelenate. Settantacinquemila persone allo stadio, e tantissime altre dagli schermi televisivi, si sono ritirate mestamente. A qualcuno sarà attribuita la colpa: Tare, Allegri. I veri colpevoli, come ne Il giorno della Civetta di Leonardo Sciascia o Damiano Damiani, continueranno a vivere come se niente fosse, senza drammi perché in fondo il calcio è uno sport e non questione di vita o di morte. Ci mancherebbe. Si nasconderanno nell’ombra lasciando che le loro pedine si prendano i fischi di disapprovazione e le critiche salvo poi, quando la ruota dovesse girare per il verso giusto, riemergere alla luce del sole al momento propizio. Ormai lo sappiamo tutti che è così. Noi tifosi rossoneri viviamo ogni anno degli ultimi sette come fosse quello della marmotta, Punxsutawney Phil, in Ricomincio da capo.
Buon Campionato e Buona Vita a tutti.
Via.
Inizia il campionato.
Il Milan prende due reti all’esordio dalla Cremonese di Nicola e perde la partita. Un attimo. Riavvolgiamo il nastro e riprendiamo a vedere il corso del tempo. Siamo nel 2025, sì, ma è la stagione che termina nel 2026. Non ci sono più i portoghesi in panca. Mancano le cosiddette “teste calde”, è stato ceduto Theo Hernandez, e i prestiti sponsorizzati da Jorge Mendes, Joao Felix, Tammy Abraham e Kyle Walker su tutti. Al suo posto sono arrivati tanti giovanotti di “belle” speranze e un vecchietto un po’ chilometrato, Luka Modrić, che però saprebbe giocare a calcio meglio di qualunque suo compagno anche se si sostituisse il pallone regolamentare con una pallina da tennis. In panca siede un mostro sacro del calcio italiano degli ultimi due decenni: Massimiliano Allegri. Come Direttore Sportivo è arrivato Igli Tare.
Sembrerebbe tutto a posto. Al Milan è stata data una regolata. Niente più improvvisazione. Tutti gli elementi giusti sono stati posizionati al posto giusto. Questo non può che essere l’anno della Seconda Stella. Sì. Non quella dell’Isola che non c’è di Edoardo Bennato. Quella vera. Quella che al momento indossano “altri”. Dunque, che cosa non ha funzionato? Perché al “pronti, via” il Milan è tornato a essere quello degli ultimi anni e i vecchi problemi sono tornati prepotentemente a ripresentarsi in uno stadio, San Siro, gremito di 75 mila fedelissimi che non devono aver gradito molto ritornare a casa con le pive nel sacco e una sottile convinzione di déjà vu? Il caso? Una serie di sfortunati eventi?
Può essere.
Il Milan ha tirato 28 volte verso la porta avversaria contro le 4 sole degli ospiti. Il risultato è da bocciatura istantanea. I ragazzi di Mister Nicola hanno avuto una percentuale di precisione del 50%. Quattro conclusioni e due reti. Se solo i rossoneri avessero fatto altrettanto la partita sarebbe dovuta terminare 14 a 2. E invece si torna a Milanello a leccarsi le ferite, con un brivido che corre lungo la schiena. Anche quest’anno bisogna rimandare certe soddisfazioni all’anno prossimo? Chissà. Ciò che è certo è che l’attuale Proprietà (binaria) è l’unica che indipendentemente dal risultato sportivo di ieri sera dorme tranquillamente sapendo che come fa un Icneumone è riuscita a spolpare una squadra del suo valore di gioco e spogliatoio, trasfigurandola e trasformandola in una slot machine, capace di produrre utili come se fosse una ruota dell’abbondanza. Al di là del botteghino, quello si riempie magicamente e masochisticamente a prescindere dall’aspetto sportivo, la dirigenza rossonero-americana ha venduto il vino pregiato disponibile in cantina per 200 milioni di euro circa spendendone solamente la metà, aggiungendo ancora ricavi da riduzione del monte stipendi per una cifra che è in grado da sola di coprire l’ammanco per la mancata partecipazione alla Champions League.
Il Milan è diventato, dall’avvento del Fondo Elliott (e l’aggiunta di RedBird), cosa per ragionieri. Anziché di sport, ogni tifoso rossonero parla di incassi e investimenti che nemmeno Il Sole 24 ore o Milano Finanza. Business is business. La Milano da bere si è trasformata in una città che mangia… polpette avvelenate. Settantacinquemila persone allo stadio, e tantissime altre dagli schermi televisivi, si sono ritirate mestamente. A qualcuno sarà attribuita la colpa: Tare, Allegri. I veri colpevoli, come ne Il giorno della Civetta di Leonardo Sciascia o Damiano Damiani, continueranno a vivere come se niente fosse, senza drammi perché in fondo il calcio è uno sport e non questione di vita o di morte. Ci mancherebbe. Si nasconderanno nell’ombra lasciando che le loro pedine si prendano i fischi di disapprovazione e le critiche salvo poi, quando la ruota dovesse girare per il verso giusto, riemergere alla luce del sole al momento propizio. Ormai lo sappiamo tutti che è così. Noi tifosi rossoneri viviamo ogni anno degli ultimi sette come fosse quello della marmotta, Punxsutawney Phil, in Ricomincio da capo.
Buon Campionato e Buona Vita a tutti.