Incontro con il libraio torinese
Giuseppe Brodetto "Libreria Panta Rhei"
Incontro Giuseppe in uno di quei bei viali di Torino che la rendono un città meravigliosa. Certo il traffico, dopo la clausura provocata dal virus, è dimezzato. L'aria che si respira è pulita ma, nonostante la giornata sia splendida,un velo di tristezza si dipinge sul viso del mio interlocutore.
La voglia di continuare, come la passione, c’era. Sempre lì. Un sogno ancora da acciuffare, un gioco ancora da giocare, in attesa di decidere cosa fare da grande, ma ahimé, erano i soldi, le possibilità economiche che erano venuti a mancare. Senza soldi, senza l’aiuto delle banche, senza un aiuto tangibile da parte dello Stato, anche la forza per andare avanti e combattere giornalmente battaglie impari viene meno. A 55 anni ritrovarsi senza lavoro e senza speranze di raccattare, oltre che un impiego, un minimo di dignità personale, non è facile. Per questo mi sono dovuto come sempre rimboccare le maniche e inventare questa via alternativa e, nonostante tutto, sono contento di averla intrapresa. Nasce così “Panta Rhei”, la nuova libreria virtuale di Giuseppe Brodetto, storico libraio di Torino. La sua vita professionale è corredata di molti successi e di tante soddisfazioni. Con Roberto Briatta è stato fino al Natale 2018 il titolare della “Libreria Fenice” di via Porta Palatina, uno dei punti di riferimento per gli amanti dei libri sui “misteri” di Torino, e non solo. Quante storie, quante emozioni, quanta magia e quanto mistero aleggiava tra quegli scaffali e quante conferenze, presentazioni e incontri avevano reso celebre quell'angolo, un po’ nascosto, del centro della città più magica d’Italia. Tutto cambia però, in questi tempi ferocemente veloci. Il mondo non sta ad aspettare. La carta stampata, il libro, il tempo a disposizione e lo stesso concetto di cultura da proporre al pubblico stanno cambiando. Chi scrive è rimasto ancorato a passioni che forse profumano troppo d’antico e sicuramente guarda con tristezza gli eventi, ma chi è coinvolto direttamente deve trovare una via di uscita. Sentiamo che ne pensa Giuseppe. Vuoi raccontare ai nostri lettori un po’ della tua vita professionale? Con Roberto, prima di approdare alla Fenice, ho condiviso molte esperienze di vita. Siamo amici d'infanzia e ci siamo incrociati, tra l'altro, sia al Liceo sia durante il servizio di leva. Anche grazie a lui sono entrato alla libreria Rizzoli giovanissimo. Ho cominciato spolverando e catalogando libri, apprendendo il mestiere sotto l'occhio attento dell'allora direttore Roberto Reposo. Ho lavorato alla Zanaboni e in altre rinomate librerie della città, imparando in ognuna di esse qualcosa in più sul mondo dei libri. Infine ho poi re-incontrato Roberto alla libreria Arethusa. E lì, dopo qualche anno, abbiamo maturato la folle idea di intraprendere una strada professionalmente più dura, ma decisamente più intrigante e coinvolgente. Abbiamo aperto la “Libreria Fenice” mettendoci in proprio, rischiando il tutto per tutto. Era il 2011. Per sette anni, sino all'ottobre del 2018, abbiamo svolto la nostra attività. Ma i tempi sono, come dicevamo, cambiati, e anche quell'avventura è terminata. Chiudere è stato doloroso, ma necessario. Oggi sto inventando un modo nuovo di fare un mestiere antico e coinvolgente, anche se con la (non tanto) segreta speranza di riabbracciare i miei Amici e Clienti in una sede fisica in un prossimo futuro. Mi auguro di riuscirci, sia per i progetti attuali che per i sogni nel cassetto. La libreria virtuale. Dovrai lottare contro le grandi potenze. Certo, so che non sarà facile. Sto collaborando con un amico esperto di informatica ed è un vero esperto nel costruire siti. Sto ricostruendo un catalogo, mi do da fare per accontentare i clienti, cerco di farmi ancora sentire vicino a chi ha bisogno dei miei consigli, della mia esperienza, che ormai ha superato i trent'anni di mestiere. Le grandi potenze del web sono come i grandi magazzini, forse peggio. Freddi, lontani, inospitali e asettici. Il libro, lo dico da sempre, non è solo un prodotto da esporre. Il libro dovrebbe vivere. “Panta Rhei” cerca di portare avanti questo concetto, che è commerciale e culturale. Non so quanto sia facile farlo comprendere al cliente. Da ex commerciante (sì perché anche chi scrive ha avuto le sue belle esperienze) noto che già prima della terribile esperienza della chiusura dovuta al Corona Virus, molte librerie, anche gestite da nuclei familiari o da librai appassionati, hanno perso la voglia di stare sul mercato, essere competitive ed aggiornate. Ritengo sia anche un po’ colpa degli editori e di questa rassegnazione al fatto compiuto, all'inevitabile crollo. Vero che il libro è diventato un prodotto di nicchia (i volumi ed i numeri parlano chiaro), ma è vero che proprio questa nicchia può essere la chiave per una svolta, anche commerciale. Sono certo che incontri con gli autori o conferenze mirate sui libri possano ancora interessare un certo tipo di pubblico. Sempre che i libri, cosa oggi molto rara e spesso non valutabile, abbiano un valore da mostrare e che sia capace di farli vendere. Cosa ne pensi? L’aggiornamento professionale, l’interesse personale, il saper ascoltare tutte le campane e percepire i desideri del pubblico sono fondamentali per ogni attività commerciale. Il libraio vive a stretto contatto con i lettori, gli editori e gli autori. E deve stare attento a non subire certe derive di un universo editoriale (dagli editori, agli autori, dalla distribuzione fino ai librai stessi) che a volte rischiano di fagocitare sé stessi. Per questo nella mia nuova esperienza cerco di essere molto attento con chi collaborare (oltre alle grandi catene, seguo con un occhio di riguardo le piccole realtà editoriali che così tanto danno al mondo dei libri); decido io, rischiando di sbagliare, ma non intendo rinunciare alla mia libertà di scelta (di un titolo, di un autore) in nome unicamente di una classifica di libri più venduti. Inoltre, credo che un certo vecchio modo di avvicinarsi al libro e di vivere la libreria si sta trasformando. Ne nasceranno altri. Sto cercando una strada nuova, al passo con i tempi, ma ciò che per ora ancora non tramonta è la figura del libraio che, anche se in modi diversi, mette al centro del suo mestiere la passione, l'amore e la dedizione verso i libri. Come dicevo, ci sarà un'altra nuova via. Sono certo di trovarla anche se la Pandemia, un vero e proprio Pandemonium, ha rallentato tutto. Non ci voleva. Saluto Giuseppe Brodetto. Ha un mio libro in mano, deve consegnarlo ad un cliente. Una piccola soddisfazione, mia, sua e dell’editore. Correre, lottare e lavorare per ore non è mai stato un problema, per lui e per me. Cerchiamo di stare vicini a questo ragazzo cinquantacinquenne, è amico di tanti autori e scrittori torinesi e non, e ricordiamoci di lui. Ha dimostrato negli anni di essere una persona seria e affidabile. Lo seguiremo nella sua nuova esperienza, se lo merita. Panta Rhei, tutto scorre. Tutto cambia. Anche noi. Claudio Calzoni |