Incontro con Stefano ZaneriniL’appuntamento con il giornalista emiliano Stefano Zanerini è all’ora di pranzo in un giorno di marzo a Bologna, in Piazza Maggiore, la Piazza Grande di Lucio Dalla che ricordiamo con affetto. Ora è deserta perché in piena zona rossa. La città felsinea rappresenta una parte, grande, del mio cuore. Mio papà è nato a dieci chilometri dal centro di questa magnifica città, ed io respiro aria di casa, oltre un entusiasmante profumo di tortellini in brodo proveniente dalle case qui intorno. In via Indipendenza, sotto i portici, una volta brulicanti di studenti e di splendide ragazze, trovo il mio interlocutore che sta arrivando con un pallone di cuoio tra le mani. Iniziamo a palleggiare tra le volte e le botteghe chiuse. Prima che arrivi un vigile, all’ombra della torre più alta, quella degli Asinelli, inizio, accaldato e visibilmente molto meno allenato di lui, a intavolare il discorso, che diventa, come tra vecchi amici, confidenza e intervista.
Conosciamoci meglio, chi è Stefano Zanerini? Ci disegni il suo autoritratto. Difficile parlare di sé stessi, ma ci proverò. Sicuramente un sognatore, forse un creativo e professionalmente un osservatore curioso. Dopo aver toccato con mano l’organizzazione di eventi anche mondiali ed aver conosciuto cosa vuol dire fare giornalismo a quei livelli, ho scelto di specializzarmi nell’area video televisiva. Dopo oltre sedici anni di collaborazioni e produzioni televisive, mi sono convertito al web, alla rete, forse un po’ in anticipo rispetto ai tempi consueti. Ma ora mi sento “avanti” nel senso che ho conosciuto, anche con errori e spese sulla mia pelle, qual è il percorso giusto, la traccia, da seguire. Poi la passione per il calcio che non ho ancora abbandonato. Ho iniziato presto da bambino nelle giovanili del Genoa, dove avevo un certo Mariolino Corso come allenatore, per poi proseguire con il Bologna, sempre settore giovanile, ed esordire a 16 anni in Serie C. Un infortunio mi ha costretto ad abbandonare l’attività per poi riprenderla a 28 anni e terminarla a 53. Ora mi diletto nel Settore Dilettantistico come Direttore Sportivo. Una passione che non mi abbandona. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? Mi piace quando qualche amico mi chiama “giornalaio”. Trovo la definizione calzante, perché credo che la mia concezione di giornalismo sia un po’ atipica e se vuoi romantica. Il concetto di “Strillo” come notizia e di “Racconto” come definizione di un accadimento. Senza scalpore e clamore. Oggi siamo tutti un po’ giornalisti e questo sminuisce il valore di alcuni Maestri. Maestri di penna e di vita, che mi hanno sempre affascinato Ci parli del suo lavoro di giornalista e conduttore televisivo… Come detto dal 2012 ho intrapreso una nuova esperienza e cioè quella di concentrare in “rete” la mia professione. La sfida è stata confrontarsi con i veri utilizzatori della “rete”. I giovani sono bravi, creativi, corretti, intriganti, insomma un pubblico che tutti dovremmo conoscere. La mia web tv (Qui Bologna Tv) nel tempo, grazie anche ad una redazione “under” che seguo, ha conquistato un pubblico consolidato. Circa 50mila persone giornalmente sfogliano le pagine virtuali del portale, attestando numeri che sono prodotti da un pubblico in età Under 38. Dati alla mano accertati dal server che si basa sull’IP di identificazione di chi si collega. Dopo anni di Tv mi sono ritrovato al meglio nel ruolo virtuale. C’è tanta disponibilità da parte dei soggetti che intendo intervistare. Memorabile una chiacchierata che avrebbe dovuto durare scarsi cinque minuti, con Dario Fo, ed invece è diventata una chiacchierata di oltre 80 minuti. Mi sono sentito un po’ un Gianni Minà de no’altri… Ci parli del suo rapporto con le innovazioni riguardanti i mezzi d’informazione e la rete… Sono “virtualmente” in contatto con altri colleghi freelance come me e la virtualità si trasforma in realtà. Faccio un esempio: durante i Mondiali di calcio in Brasile, o durante lo pseudo colpo di Stato in Turchia, siamo riusciti ad essere “sul pezzo” come si dice in gergo, e trasmettere le immagini reali di cosa stava succedendo. La verità alla portata di tutti senza limiti di censura. La rete, insomma, se utilizzata bene funziona benissimo. Questo è ciò che apprezzano i giovani. Credo che l’informazione online ormai sia necessaria, anche se penso che debba essere davvero “informazione” e cioè gestita da professionisti e non da persone che poi diventano blogger, opinion leader o cose simili. Niente contro di loro, ma penso che sia loro compito focalizzare il proprio lavoro su tematiche specifiche. L’informazione dovrebbe essere delegata ai professionisti. In questo stampa e tv sono un po’ in ritardo e poco incisive. Il successo, se così si può dire, della mia web tv, parte proprio dalle lacune dei mezzi d’informazione spesso in ritardo. Ora la concorrenza mi farebbe comodo, perché risalterebbe ancora di più il lavoro svolto. Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, ed ha lettori molto interessati al rapporto che si instaura tra i personaggi intervistati e le loro letture, la formazione e le loro opere entriamo nella sua storia personale: ha mai pubblicato, a suo nome o in collaborazione con altri autori, dei libri? Oltre a elencarci titoli e argomenti trattati ci può dire quali sono state le sue sensazioni a vedere stampate le sue parole, le sue idee, sulla carta? Qui si scopre il mio lato debole. Ho tre libri belli che pronti già da anni ma non li ho mai pubblicati. Ed il bello è che non mi so dire neppure il perché. Un testo che ipoteticamente ha il titolo “La felicità nel cassetto” l’ho sempre considerato un testo postumo. E quindi al momento se non si pubblica, gliene sono grato. Un altro testo a cui sono legato “La teoria del K” tratta una mia teoria che potrebbe far chiarezza su alcuni massimi sistemi del potere. Non voglio sembrare presuntuoso nel dire questo. Ho solo scavato nei perché ed ho una mia teoria che diventa terrena ed è legata alla lettera “K”. Ragionamento un po’ incasinato ma che se mai mi deciderò di pubblicare, potrà essere, credo comprensibile. Poi sto scrivendo un Noir Splatter che spaventa anche me, per ciò che scrivo. Che sia l’anima nera? Mi auguro di no. Sono ancora indietro nella stesura anche se la traccia è ben chiara. Quindi, rispondendo alla domanda al momento non ho sensazioni provate. Forse è pudore, forse è paura o forse è pigrizia. Ma credo che prima o poi ci riuscirò a condividere ciò che penso tramite un libro. I suoi cari come si sentono ad avere un giornalista, un personaggio famoso che gira per casa? Credo che chi vive con me non abbia ancora capito cosa faccio. Non per suo limite, ma perché l’attività è così variegata e differenziata che è quasi complicato identificarla. Un po’ come quando ti chiedono che mestiere fai e tu con orgoglio rispondi “Il giornalista” e la domanda successiva è “Si, va bene ma per vivere?”. Non penso di essere assolutamente famoso, ma sono felice di aver intervistato dei “famosi davvero”. La loro disponibilità mi rende orgoglioso perché il vederli a loro agio, mi ha fatto sentire bene. L’aggettivo “famoso” lasciamolo a loro. Io sono felice di poterci essere, in quel momento dell’intervista. Si sente di dare qualche consiglio ai lettori ed ai giovani che vorrebbero intraprendere una carriera nel suo campo lavorativo? I consigli sono sempre … sconsigliati. A volte è salutare sbattere la testa senza attendere istruzioni da altri. L’unica cosa che posso dire, più per incoraggiamento che come consiglio è che “se credi in qualcosa, devi provarci”. Mai rimanere con il dubbio di non aver tentato. Il mestiere, perché è di mestiere che parliamo almeno per quel che mi riguarda, richiede tanta curiosità, un po’ di sfrontatezza e la consapevolezza che non diventerà mai una professione, se restiamo in attesa del riconoscimento degli altri. Siamo noi che dobbiamo conquistarci il nostro angolo di cielo, senza però, calpestare gli altri. Chi ha qualità prima o poi emerge. E se non si emerge, è sempre dignitoso fare ciò che ci piace. Credo che ora, forse anche per l’età raggiunta non potrei fare altrimenti. Ma è vero che se tornassi indietro, farei le stesse cose, errori compresi, perché mi sono serviti come monito per evitarli. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Sono in una fase della mia vita, e mi sento vecchio nel dir questo, dove ho bisogno di freschezza, di novità di pensare, creare e realizzare cose nuove. Per questo sto lavorando ad un progetto europeo per l’identificazione di un percorso di trekking naturalistico che ho scovato, studiato ed ipotizzato. Con la web tv sto ragionando di elaborare una Sit Com, una Fiction a puntate e non ultimo un film o lungometraggio che dir si voglia che si basa su un’idea che la comunicazione generale, soprattutto quella della rete mi ha suggerito. Inoltre, insieme ad alcuni amici la stampa di un libro che racconta la vita utilizzando come mezzo il Calcio. Un mio racconto è stato scelto all’interno di questo bellissimo progetto che mi auguro trovi concretezza a breve. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Stefano si appresta al ritorno della vita normale, se mai la vita ritornerà normale? Non credo torneremo più alla vita di prima. La pandemia ha rischiato di togliermi dal cuore alcuni sentimenti fondamentali. Sono nonno da poco più di un anno ed è una sensazione che ho rischiato di veder inaridita causa le contingenze del caso. Per fortuna ho una splendida figlia che ha preso “dal babbo”. Scherzo se no mia moglie mi fa trovare le valigie fuori dalla porta. Diciamo che è riuscita a sfuggire alle leggi inumane che non permettevano di vederci. Il fatto di avere ancora la residenza in quella che è ancora casa sua, ha fatto sì che il periodo di lockdown lo abbiamo trascorso in giardino, a casa mia, con il frugoletto tra le braccia e soprattutto all’aria aperta senza contagiare o essere contagiati. Non sono un complottista ma essendo agnostico e laico non credo neppure troppo alle esaltazioni del caso. Non credevo ai balconi festeggianti così come non credo alle proteste fuori luogo. Credo che da questa pandemia non verranno fuori uomini migliori, ma solo gente più sola, più isolata, più confusa, quasi disarmata. Sono un ottimista di natura e credo che mai come in questo momento bisogna esserlo per sopravvivere. Mi sono sempre accontentato delle piccole cose e quindi ero preparato all’emergenza. Dovremo scoprire anzi riscoprire i valori della vita e solo così ne usciremo. Ovviamente la parte economica la fa da padrona ma non bisogna farsi travolgere neppure nei casi estremi. Penso che ci sia sempre una via d’uscita. Magari disubbidendo anche alle regole, pur senza far del male agli altri. Nel lavoro, brutto dirlo, ma ho trasformato un deficit in benefit. Ho convertito il modo di comunicare attraverso strumenti esistenti per salvare prima la professione, sentirmi vivo, e proseguire in quel che ciò mi piace. Ho imparato a non spendere o spendere il meno possibile a fronte di introiti ormai quasi annullati. La tecnologia in questo senso aiuta. La quarantena esiste, c’è, è pesante, ma non deve mai essere dentro di noi. Deve essere solo uno spazio temporale in cui dobbiamo muoverci come pesci in vetro. Sperando che l’acquario sia grande e l’ossigenazione dell’acqua non venga mai meno. Poi sguazzeremo in fiumi, laghi e mari. E speriamo in tutti i luoghi, un po’ come cantava Valerio Scanu. Il vigile è veramente arrivato, voleva sequestrarci il pallone. Le mascherine alzate ci hanno risparmiato una ramanzina. Passeggiando mi accorgo di quanto una città viva, universitaria, piena di gioia, colore e vivacità culturale come Bologna sia stata colpita al cuore dalla pandemia, dalla paura, dal terrore, dalla morte e dalle imposizioni sui negozi, sui ristoranti e sul turismo in genere. Una città di giovani è ora ferma ad aspettare che cambi il vento e chissà quando succederà. Sono felice d’avere incontrato Stefano e lo ringrazio moltissimo per la cortesia e la sincerità delle parole donate ai nostri lettori. Verranno momenti migliori per la socialità ma, intanto, sia sulla rete che nei vari media potremo seguire con piacere le trasmissioni di Zanerini. Sono certo ne valga la pena. Claudio Calzoni |