"La solitudine dei molto anziani." Un articolo di Paola Alessandra Taraglio
LA SOLITUDINE DEI MOLTO ANZIANI
Escono guardinghi o dalle case di ospitalità o dalle loro abitazioni le cui persiane sono quasi sempre chiuse mentre la TV è sempre accesa ad alto volume ed è l’unico “essere” che tiene loro compagnia. Camminano lenti, sospettosi e si fermano se si avvicinano loro passanti sconosciuti che camminano sullo stesso marciapiedi: si guardano intorno attenti e prudenti e, quando lo sconosciuto è passato, riprendono il loro andare lento, o meno lento a seconda dell’età e degli acciacchi. Se li saluti non ti rispondono e ti guardano sorpresi arrestandosi un attimo e poi tIrano dritti per la loro strada con gli occhi velati da tristezza, nostalgia e tanta malinconia, Gli uomini sono più arditi e, ogni tanto si fermano per guardarsi attorno; a volte sono in coppia e li senti parlare di fatti lontani, di figli troppo presi dalla vita frenetica che impedisce loro di dedicare loro un po’ di tempo. Le donne sono più riservate e la loro passeggiata è quasi sempre “in solitario”: piccoli passi sospettosi e poi il ritorno a casa il solo luogo sicuro ed il riparo nel quale si sentono protette e dove possono continuare a pensare. L’estate, il caldo, la città semideserta, soprattutto nei fine settimana, e il periodo feriale li hanno sentire ancora più soli nel loro mondo fatto di un passato molto lontano che ripercorrono nella mente come chi legge e rilegge le pagine di uno stesso libro. Ogni tanto, durante il loro andare, si fermano di botto, alzano gli occhi al cielo e mormorano qualche parola; poi riprendono il loro cammino. Il loro abbigliamento è datato ed ha visto tempi migliori: a volte è troppo stretto ed a volte è troppo largo e i vestiti li coprono come una corazza perché rappresentano parte della vita vissuta alla quale sono fortemente legati. Molti dei loro volti sono celati dalla mascherina al di sopra della quale si intravedono occhi dagli sguardi smarriti e pieni di interrogativi. Il COVID 19 li ha colpiti duro soprattutto nel morale e la paura di ammalarsi diventa terrore perché, è umano, più si fa corto il percorso della vita, più ti ci attacchi anche se non è la vita che pensavi o immaginavi ma è vita. Qualcuno ha al polso un orologio che copre con il polsino della camicia che indossa nonostante la temperatura sia altissima; i molto vecchi hanno il terrore di essere derubati e poi sono molto freddolosi anche sotto la calura. Quelli di loro che vivono ancora in casa propria hanno il terrore di essere truffati, derubati o aggrediti per pochi spiccioli e difficilmente rispondono alle scampanellate limitandosi a guadare chi suona, silenziosamente e con circospezione, dallo spioncino. Poi non aprono e cercano con affanno il cellulare per chiamare qualcuno che potrebbe soccorrerli in caso di bisogno. Giorno dopo giorno il rituale è lo stesso e lo spartito della loro vita indica sempre le stesse note ormai monotone e cupe. Mio padre diceva che la peggiore delle malattie è la vecchiaia vissuta in solitudine; le sue parole mi tornano alla mente quando li incontro e il mio cuore non resta indifferente. Li incrocio per strada e li vedo allontanarsi rapidamente da me con il loro bagaglio di ricordi e di pensieri e rifletto sul fatto che diventare molto anziani è un “lusso” solo se lo si può fare in seno ad una famiglia circondati dall'affetto dei propri cari. Una volta era così, almeno nelle campagne, e i vecchi si sentivano utili e partecipi alla vita attiva sino all'ultimo dei loro respiri. Ora, purtroppo, non è più così e, nella maggior parte dei casi, i molto anziani sono avvolti nella rete del loro ricordi in totale solitudine e questo fa sì che esistano, giorno dopo giorno, ma non vivano.