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Lei vive e lavora a Torino, ci racconta quanto è stata ed è importante questa città per la sua produzione artistica e quali sono i pregi ed i difetti della nostra città?
Direi che dal momento che a Torino ci sono nato, la città stessa mi ha accolto sin da quel momento dentro la sua atmosfera metafisica e direi, magicamente surreale! Non per nulla proprio Torino fu la musa ispiratrice per un grande pittore quale fu Giorgio De Chirico esponente delle correnti artistiche del Surrealismo e la Metafisica che disse: “È Torino che mi ha ispirato tutta la serie dei quadri che ho dipinto dal 1912 al 1915”. Penso che questa città abbia molti pregi e molti difetti, penso che mi ha accolto con amore e spesso rifiutato. Certamente è stimolante per chi fa Arte come me. Ispirato da questa città ho creato quadri, sculture e scenografie, centinaia di bozzetti, molti dei quali elaborati in locali di zona Vanchiglia, lungo Po, e nella stessa Via Po. Sono spesso in zona Vanchiglia, dove disegno in alcuni locali del quartiere e non posso fare a meno di ricordare al lettore che l’8 marzo del 1931, in Via Vanchiglia, 2, venne inaugurata la Taverna del Santopalato, dove si celebrava la cucina futurista, locale frequentato da Marinetti, Fillia e Balla, personaggi emblematici del Futurismo mondiale. Se mi fermo un attimo in quella via, sembra ancora di respirare l’aria di quel periodo Il mio vecchio studio si trovava proprio al confine di Vanchiglia (Borgh Vanchija) e Vanchiglietta (Borgh dël Fum). Ho purtroppo dovuto lasciare quel rifugio dell’arte a causa di una pericolosa infiltrazione d’acqua che mi ha creato un allagamento, con conseguente rovina di alcune tele e materiali. Molti suoi quadri affrontano tematiche apparentemente fantastiche e visionarie. Sicuramente denotano un tratto di disegno e costruzione che non va mai ad affrontare correnti pittoriche astratte o non-figurative ma che si avvicina piuttosto ai grandi del fumetto e della illustrazione dei libri e dei racconti fantasy o di fantascienza. Quanto questi generi letterari hanno ispirato la sua opera e quali sono gli autori che predilige? La mia pittura scava nell’interiorità dell’animo dell’essere osservante, usufruisce di elementi simbolici, di norma riconoscibili da quasi chiunque osservi i miei dipinti. Diciamo che semplifico l’osservazione anche di colui che non ha una conoscenza culturale profonda, o specifica nel campo della scienza, della mitologia, della fantascienza o dell’arte. A chi è più avvezzo all’osservazione minuziosa, e con varie conoscenze, probabilmente, le mie tele danno la possibilità di scervellarsi per mettere insieme i vari elementi simbolici, quali tasselli d’un puzzle, per creare una conclusione, un significato personale, una interpretazione apparentemente logica e/o definitiva. Il fruitore della mia arte visiva deve trovarsi ad osservare una immagine che assume varie interpretazioni ogni qual volta passa davanti al dipinto, una sorta di dinamismo pittorico. Un dipinto che ogni volta che lo si osserva fa apparire un “particolare” non visto il giorno prima. E’ una intenzione artistica, non calcolata. A volte metto alla prova me stesso cercando di creare in maniera razionale la “scena” e i “personaggi” che vivono all’interno della tela. Ma nella maggioranza dei dipinti non c’è un personaggio, perché il personaggio è l’osservatore. Ecco, è questo il fattore che mi ha influenzato, che arriva direttamente dalle mie esperienze teatrali e nel campo della pubblicità, dove si usa la psicologia di massa e l’immagine. Razionalizzare la fantasia, cosa non facile, può dare inaspettate realizzazioni ottico-visive. Ho avuto anche un excursus pittorico parallelo, dove ho sperimentato altre tecniche, quali l’astrattismo e l’informale materico, direi uno sfogo liberatorio pittorico, un liberarsi dagli schemi tecno-prospettici ed anche l’op-art, dove la precisione geometrica deve essere assoluta. Ho affrontato sperimentazioni pittoriche che danno supporto alla mia attuale ricerca pittorico-visiva. Certo la letteratura, la fiaba, il racconto, tutto ciò che nasce da altre fervide menti, può avere una qualche influenza per chi disegna e dipinge. Direi che la mia pittura si crea fondendo Simbolismo – Metafisica e Surrealismo, in molti casi il Fantasy prende il sopravvento rasentando la Concept Art (da non confondere con l’arte concettuale) s'intende un elaborato di fantasia con diversi punti in comune con la realtà. Scrittori come Herbert George Wells, inglese, autore di alcune delle opere fondamentali della fantascienza, ha in qualche modo ispirato la mia fantasia, per esempio con il libro “L’isola del Dottor Moreau”. Philip K. Dick scrittore statunitense, che scrisse il racconto che ispirò il grande film Blade Runner. Poi anche Jules Verne, scrittore francese, con i suoi libri “Viaggio al Centro della Terra”, “Dalla Terra alla Luna”, “Ventimila Leghe sotto i Mari”. Anche i fumetti della Marvel Comics, famosa casa editrice statunitense, con i suoi Uomo Ragno, Devil, I Fantastici Quattro, Hulk, X-Men, Silver Surfer e gli altri supereroi mi hanno comunque portato a fantasticare mondi improbabili, ma perché no, anche probabili, l’universo è immenso, quindi ... Secondo lei quale è il futuro dell'arte a Torino, in Italia, nel Mondo? Se si parla dell’arte pittorica, o meglio dei pittori, il mio pensiero va a tutte le categorie di artisti. La romantica immagine dell’artista che va alla ricerca di un mecenate che si preoccupi di lui, e scommetta sul suo futuro e lo segua nella sua evoluzione e nella crescita artistica è ormai da considerarsi qualcosa d’altri tempi. Per quanto riguarda i pittori, quelli che con una cartella sotto il braccio che si presentano al gallerista chiedendo di supportarli, credo che non debbano più illudersi. E’ brutto dirlo, ma i galleristi fanno ormai gli affitta camere, basta che paghi e si prostrano ai tuoi piedi ed in questo modo non si ottengono risultati tangibili. Chiaramente visto questo modo di fare, da parte dei galleristi, in cui si è persa l’interazione con l’artista e si predilige un rapporto meramente economico, non porta da nessuna parte. Molte volte il pittore preferisce l’autogestione, dove la spesa che comunque avrebbe dovuto fare con la galleria viene reindirizzata in maniera oculata per fare inviti, locandine e affitto di un locale da autogestire per l’esposizione. Chiaramente i giovani artisti che sono fruitori di internet, avendo a disposizione tecnologie informatiche, usano canali alternativi per far conoscere la propria arte. |
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