Intervista a IGOR SPADONIIl sole praticamente oggi non si è visto. Dietro alle nuvole, cariche di vento e neve, ha illuminato il cielo per meno di sei ore, intorno a mezzogiorno. Ho fatto migliaia di chilometri per raggiungere questo immaginario fiordo svedese. Nel freddo pungente mi avvicino al vecchio faro, proprio al fondo della striscia di terra ritagliata nel mare del Nord. Le scogliere si aprono sotto la vecchia costruzione, bianca, imponente. Il golfo che si apre sotto gli scogli è stato il rifugio di antichi popoli, forse precedenti ai tanto famosi e crudeli Vichinghi. La porta del faro, evidentemente in disuso ma trasformato in abitazione, si apre con mia grande soddisfazione. Il padrone di casa mi accoglie con simpatia. All’interno, dopo essermi scaldato un poco al focolare acceso ed aver smesso di battere i denti posso finalmente iniziare a discorrere con lo scrittore Igor Spadoni. Tra pelli d’orso, cimeli antichi alle pareti, spade ed altre armi storiche, l’eclettico amico indossa un vecchio maglione infeltrito e sta preparando una bella marmitta di polenta fumante da accompagnare a dello spezzatino di cinghiale. Mi siedo e mangio voracemente bevendo della buonissima birra e del liquore locale che assomiglia al “genepy". Iniziamo a parlare e comincia l’intervista. Chi è in fondo Igor Spadoni? Igor Spadoni è sostanzialmente un uomo dell’anno 1000, appartenente al mondo germano-scandinavo e celtico, che è stato strappato alla sua epoca originaria e, per effetto di un’anomalia spazio-temporale, è stato inserito a forza nel 21° secolo con suo sommo disagio e contro ogni sua volontà! Ho deciso di ritirarmi qui in mezzo alla Natura per riconnettermi con essa e ritrovare i dettami degli antichi Dei come Odino, Thor e tutti quelli che hanno costituito il pantheon dell'antica religione. Gli Asi e i Vani che abitavano il Walhalla e vivevano a stretto contatto con il mare, la natura e respiravano il ritmo delle maree. Le religioni rivelate, quelle provenienti dal deserto, non si prestano alla mia concezione del mondo, non sono parte della tradizione europea e non sono le radici dell'uomo nel vecchio continente. In una società moderna che impone l'apparire al posto dell'Essere, la tecnologia invasiva sulla dimensione spirituale, e l'urbanizzazione sul sistema natura. Trovo che l'antica religione, l'antica via dei druidi, offra un ritorno al passato, alla tradizione. Permette di riconnettersi con sé stessi e ritrovare un equilibrio interiore ormai necessario per sopravvivere al tipo di vita che il mondo moderno ci propina dove stress, disconnessione dalla natura e ritmi che divorano le persone, impediscono agli individui di assaporare in maniera funzionale i singoli momenti dell'esistenza. Per questo sono appassionato di musica e scrittura e qui, in mezzo a questa natura selvaggia, posso entrare veramente in contatto con la mia essenza. Come è nata la tua passione per la scrittura? La mia passione per la scrittura è una conseguenza della mia passione per la lettura; dovete sapere che, verso la fine del 10° secolo, non c’era possibilità di reperire testi, né in Norvegia, né in Islanda, e nemmeno nelle piccole isole Orcadi/Shetland. Arrivando qui alla fine del ‘900 mi sono trovato invece davanti ad un ammontare inesauribile di fonti bibliografiche delle più disparate argomentazioni. Naturale che, cominciando a leggere e spinto da un’atavica sete di sapere, sviluppassi in me anche una voglia di scrivere dovuta alle moltissime cose che sento di avere da dire. La differenza è che anziché incidere sul legno o sulla pietra, ora si può fare comodamente su un foglio di carta o su formato elettronico. Quando hai pubblicato il tuo primo libro e quali sono state le tue emozioni nel tenerlo tra le mani? Il mio primo libro venne pubblicato da Hogwords Edizioni nel 2011. Ringrazierò sempre Piergiorgio perché è stato il primo editore ad avere creduto in me! All’epoca pensai a quanto potesse essere fantastico stringere tra le mani un prodotto che avevo sempre sognato di forgiare. Non sapevo se la cosa avesse avuto una continuazione o meno, ma lo auspicavo. Nei primi giorni lo vidi come un bel traguardo, ma cancellai subito il termine “traguardo” dal mio vocabolario, poiché capii che, se avessi voluto continuare a scrivere, quello non sarebbe dovuto che essere l’inizio del cammino. Da allora hai pubblicato altri libri? Sì. Il primo libro che pubblicai, come dicevo poc’anzi, uscì per Hogwords; poi, nel 2014, partecipai ad una raccolta di poesie di autori torinesi e piemontesi, mentre nel 2017 scrissi un racconto di matrice storica intitolato “Leif Eriksson e l’oro del Reno”, che venne inserito in un’antologia di brevi racconti storici. Quale è stato il tuo ultimo libro pubblicato da Hogwords? L’ultimo libro pubblicato da Hogwords s’intitola “Neurodeliri”, ed è una silloge di poesie ed aforismi uscita a dicembre 2013. I tuoi cari come si sentono ad avere uno scrittore in casa? Mah, direi bene. Mia moglie l’ho conosciuta ad una serata poetica, mentre i miei genitori hanno sempre avuto tanti libri in casa. Sono cresciuto in mezzo ai libri ed ai dischi, per cui è naturale che arrivassi a sviluppare un’attrazione ed una fascinazione per la scrittura e la musica. Mi hanno sempre incoraggiato tutti, mi supportano senza interferire coi miei gusti artistici e stilistici. Non potrei chiedere di meglio, dunque! Quali sono i tuoi rapporti con la casa editrice di Pier Giorgio Tomatis? I rapporti con Hogwords sono ottimi. Conosco Piergiorgio da dieci anni e mi ha sempre saputo dare dei consigli utili. È un tipo molto paziente, e lo stimo sinceramente. Ti senti di dare qualche consiglio ai lettori ed ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera? Non so se io abbia il titolo per dispensare consigli, ma posso dire che è fondamentale leggere tanto, soprattutto i classici. Certamente occorre mettersi sotto con la narrativa e la filosofia soprattutto, ma è importante studiare le materie verso cui sentiamo una maggiore predisposizione, anche fisica quantistica se necessario. Ed infine, per quanto riguarda la scrittura, bisogna lavorare per trovare uno stile personale, fluido e riconoscibile come un marchio di fabbrica. Parlaci del futuro, stai scrivendo o pensando ad opere nuove? Sto pensando ad un romanzo importante che mi porterà via molto tempo per la stesura. Vorrei anche riuscire a finire il nuovo album dei Grimwald il mio gruppo musicale. Fortunatamente ho anche già trovato una nuova etichetta discografica che lo pubblichi. L’album si intitolerà "Elitarian shades of grimness" (ovvero "Sfumature elitarie di torvitá"), un concept album su temi a me cari come l’eredità mitica degli antichi, il valore delle dinastie e del sangue tramandato dagli avi, il sentiero illuminato della Tradizione. Io nella band suono chitarre, basso e tastiere e scrivo quasi tutte le musiche e le liriche. Abbiamo suonato 5 concerti tra Torino, Busto Arsizio e Verona nel 2017 e nel 2018. Ora voglio portare avanti il mio progetto musicale da solo. Sento di potercela fare perché lo sento essenzialmente ed interiormente solo "mio". Leggermente brillo, inebriato dalla birra, dal liquore e dalla splendida portata di polenta e cinghiale lascio l’antico faro. La nebbia è svanita, il vento freddissimo ha liberato il cielo stellato. Sirio, le Pleiadi, la cintura di Orione e la Stella Polare proprio sopra di noi. Improvvisa, inattesa e splendida si manifesta nel buio una meravigliosa aurora boreale. Penso sia il saluto di Odino, l’arrivederci di Thor, l’inchino di Balder. Sono certo d’aver visto Sigfrido cavalcare assieme alle Walkirie della notte nella valle, o forse è solo un alce che scappa mentre accendo il motore dell’auto. Saluto Igor che chiude la porta e m’avvio tra i miei, tra i suoi amati fiordi, a ritrovare la strada. Una bella intervista, un bel momento davvero. Grazie Igor, per questo magico viaggio tra le brume del Nord… Claudio Calzoni |