Intervista a Valentina Viecca, cofondatrice di Musemediali
Conosco Valentina attraverso i social e mi dà subito l'impressione di essere una donna moderna e ben intenzionata a render la sua vita "speciale". Le domando se vuol esser intervistata e l'esperienza la riempie di gioia (esattamente come nella fotografia a corredo, che sembra esser stata scattata un secondo dopo la mia richiesta). Il segreto dei social, però, è la condivisione e io non potevo tenere uno scrigno pieno zeppo di monili e manufatti d'oro tutto per me, così penso di far cosa gradita regalando l'intervista a tutti i nostri lettori.
Partiamo, dunque... Conosciamoci meglio, chi è? Ci disegni il suo autoritratto. Iniziamo subito dalla domanda più difficile! Sono una donna di 34 anni di Torino, una figlia, una sorella e una zia, speriamo anche un'amica per qualcuno! Sono l'umana di due gatti e una creativa che ama così tanto le sfide da aver sposato un ingegnere. Il mio quadro preferito è Alchemy di Jackson Pollock e vado in "pellegrinaggio" a passare un po' di tempo lì davanti appena possibile. Il mio percorso personale parte dal mondo dello spettacolo, mi definirei una sperimentatrice nell'ambito delle arti performative (che è uno splendido modo per esprimere quella necessità interiore di lavorare con la danza, la recitazione e l'arte, caratterizzato dal fatto di avere idee interessanti e fuori dagli schemi che ricercano continuamente nuove occasioni e qualche cavia per essere trasformate in realtà). Visto che la vita prende strade tutte sue, sono approdata al mondo del digitale e della comunicazione e ho lavorato come Project Manager in diverse agenzie di Torino, scoprendo che ci sono più punti in comune di quanto si possa pensare tra l'actor coaching, l'assistenza alla regia e il project management, se si allena il pensiero laterale! Come è nata l'idea di Musemediali ? Ero in riunione con il mio diretto responsabile e un cliente. Una frase del cliente mi ha fatto venire in mente una domanda. L'ho fatta. Il mio diretto superiore, davanti al cliente mi ha apostrofato ad alta voce "Valentina, tu non devi pensare, devi prendere appunti.". Mi sono licenziata. E così Sara Pistidda poco prima di me, una splendida Content Editor con la quale è nata subito una naturale piacevolezza nello stare assieme e lavorare gomito a gomito. Ecco perché abbiamo dato vita insieme a Musemediali. Perché nessuna donna deve sentirsi dire mai più una frase simile. Musemediali mette assieme il mio mondo di partenza, quello di Sara, che è la scrittura, e tutto ciò che abbiamo imparato in questi tre lustri di lavoro. Siamo due capicantiere della comunicazione, per cui chiunque abbia necessità di comunicare e, mi permetta, di farlo ad arte, magari attraverso strategie cross mediali, può bussare alla nostra porta con fiducia e riceverà dei progetti chiavi in mano che spaziano in moltissimi abiti diversi. Abbiamo deciso di costruire, con Musemediali, un porto franco, un rifugio in grado di accogliere coloro che hanno competenze importanti e che soffocano all'interno di quelle aziende che non riescono a fare tesoro delle differenze e a considerarle fonte di arricchimento. Noi vogliamo creare un posto di lavoro dove ciascuno possa essere messo nelle migliori condizioni fisiche, organizzative e famigliari per dare il proprio contributo e sentirsi valorizzato. E della sua voglia di portar avanti iniziative Culturali originali e innovative? Ci sono cose che non riesco a esprimere diversamente da così, la mia testa genera pensieri in continuazione e non ho scelta: o do a quei pensieri una forma creando qualcosa di tangibile oppure sono fregata, quei pensieri iniziano a girare vorticosamente e a diventare pesanti mandandomi in agitazione. Questo è stato il motore che mi ha spinta per esempio a lavorare alla mia collezione di dipinti "=Love" per la quale sto cercando uno spazio espositivo (ma niente anticipazioni sul progetto)... Da sempre, le persone che incontro lungo il cammino se ne accorgono e, per mia fortuna, mi propongono spesso di partecipare anche alle loro iniziative. Una tra tutti, ho appena terminato un contributo per un progetto interessante, con voci prestigiose, sul distanziamento sociale visto attraverso le parole del Barone Rampante di Italo Calvino, ideato ed organizzato da Storyterrae di Luca Bugnone. Ci parli di social e della loro importanza anche, e soprattutto, in quest'epoca di Covid19. Personalmente ho tagliato fuori i social dalla mia vita durante il periodo Covid19, perché erano forieri di moltissime ansie. Mi davano la sensazione di essersi trasformati in discariche dove chiunque stesse gettando le proprie paure e frustrazioni. Quando invece i social avrebbero un potenziale alto, altissimo. Dovrebbero, come tutto il mondo digitale, ampliare le possibilità, democratizzare le conoscenze, informare in maniera rassicurante e positiva, contribuire alla creazione di un sistema di valori e di comunioni e, infine, educare al Bello. La Bellezza è l'unica cosa in grado di migliorare la qualità della vita di tutti e di dare speranza nel futuro, ma bisogna educare a percepirla e a pretenderla. I social network, secondo me, devono prendersi in carico questa responsabilità. Entriamo nel personale, preferisce insegnare o recitare, la platea di un teatro o star dietro una macchina da presa? La risposta a questa domanda cambia in base alla fase che sto attraversando. In questo momento mi inebria stare accanto a chi recita e a chi dirige e fare da trait d'union tra i due così da tirar fuori, da chi si mette a disposizione come attore, qualcosa di grande, in modo da mostrare al/la regista l'inaspettato. In ogni campo è una grande soddisfazione quando qualcuno si affida a te e ti permette di plasmarlo per generare qualcosa in più di quello che tutti ci si sarebbe aspettati, me compresa. Ha qualcosa di magico. Ha pubblicato anche dei libri e con quali Editori? Se no, le piacerebbe? Non ho mai pubblicato libri, ne ho uno nel cassetto da almeno dieci anni in cui appunto tutti i risultati di tutte le sperimentazioni in ambito artistico che faccio, perché mi piacerebbe rimpolpare le fila delle poche teoriche e ricercatrici donne in ambito performativo, un giorno, da anziana. Quando userò la mia pensione per guidare un camion in giro per il mondo. E' così che mi vedo, un po' camionista e un po' artista. I suoi amici e familiari come hanno contribuito a farla crescere professionalmente? Alcuni hanno fatto ferocemente il tifo per me, altri hanno scambiato il mio appassionarmi a molte discipline diverse per superficialità, altri ancora mi hanno deriso e mi hanno definito "quella strana" alla stregua di un fumetto. Tutto serve. Sono stata educata a seguire con fiducia ciò che sono senza scendere a patti con me stessa e senza costrizioni, anche quando ascoltarsi terrorizza perché è l'inizio di una strada complicata e tutta in salita. Cosa drammatica visto che fino alla fine delle scuole medie volevo diventare il primo Presidente della Repubblica in Italia, donna e anarchica. Ma quello che mi è servito più di qualsiasi altra cosa è stato percepire stima e rispetto reali e sinceri nei confronti del mio lavoro e delle mie scelte, da parte delle persone che amo, in momenti in cui io stessa li stavo perdendo. Si sente di dare qualche consiglio ai giovani che si affacciano solo ora alle porte del mondo del lavoro? Questa domanda implica che io sia abbastanza vecchia da dare consigli e non sono sicura che mi piaccia tanto. L'unica cosa che sottolineerei è che raramente qualcosa viene regalato, soprattutto se non si ha la fortuna di venire da famiglie inserite in ambienti che contano o molto facoltose. Per cui non c'è altra possibilità se non quella di pretendere il proprio spazio. Di non sedersi ad attendere ma di lottare per ottenerlo. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Mi sento bene e rilassata solo quando sono ispirata per cui cerco sempre nuove fonti di energia creativa. Sto pensando a cose nuove, sto lasciando che le idee sedimentino e prendano forma per poterle organizzare, anche se la vita in questo spesso ti sorprende e ti ripaga delle fatiche nei momenti e nei modi più imprevisti, per cui sto imparando anche a lasciare spazio alle cose perché accadano. Organizzare troppo toglie possibilità. I progetti futuri spaziano dal dare sempre più corpo e voce a Musemediali con Sara e con i nostri super collaboratori (grazie React, we love you!) al campo delle video produzioni, ad un festival (quando si potrà) ma non vi svelo ancora il tema, al trovare un posticino per esporre le opere che compongono il mio progetto "=Love", e poi chissà! Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Cosa rimane di questi giorni di quarantena? Con quali speranze e desideri si appresta al ritorno della vita normale? Prima del periodo di chiusura io e mio marito ci eravamo detti che avremmo sfruttato questo 2020 per viaggiare di più... ecco, forse la prossima volta lo diremo più sottovoce. Rimane la sorpresa nello scoprirmi così brava da aver trasformato un problema in una possibilità, rimane la gratitudine per non aver subito eccessivamente gli scossoni di questo periodo, anche se emotivamente mi sono fatta anche io le mie belle montagne russe, e anziché desiderare un ritorno alla vita normale, desidero darmi velocemente la possibilità di stupirmi di tutto come se fossero tutte cose nuove. Con gli occhi di una farfalla che ha vissuto questi mesi nel suo bozzolo e ora è pronta. Pier-Giorgio Tomatis |