La schedina vincente Intervista a Marco PianoUn nuovo e bellissimo progetto letterario, con valenze sportive e umanitarie, sta per vedere la luce sotto l'egida della Casa Editrice Giangiacomo Della Porta di Moncalieri. Tredici scrittori, amanti dello sport, del calcio e della sua valenza sociale e storica raccontano, nel libro “La schedina vincente” i loro ricordi e le emozioni legate ad una particolare partita, quella che, in qualche modo, ha segnato la loro vita.
Conosciamoci meglio, chi è Marco Piano? Ci disegni il suo autoritratto. Marco Piano è un uomo curioso, con poche ma ben salde convinzioni. E per queste è disposto a lottare, ad ogni costo. Essendo ormai da qualche mese ufficialmente entrato nell'autunno della vita non è più disposto a perdere il bene più prezioso, il tempo. E così passa le proprie giornate libere a leggere romanzi su romanzi, a scrivere, a fare sport e cerca di essere un padre, se non perfetto, almeno passabile. Per anni ha cercato disperatamente di piacere agli altri. Da qualche anno a questa parte gli importa soprattutto di piacere a se stesso. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? La definizione di me stesso che spero sia condivisa dalla maggior parte delle persone che mi conoscono vorrei fosse: "un uomo perbene". Entriamo in tema calcistico. Quale è la sua squadra del cuore? Sono nato juventino e non credo di cambiare fede a questa età. Ho avuto il privilegio di vedere la mia squadra trionfare in svariate occasioni in ambito nazionale ma ho ingoiato bocconi amari nella maggior parte dei casi quando la mia Juve ha varcato i confini. Essendo satollo di vittorie non mi riconosco nel detto "vincere è l'unica cosa che conta". Per il sottoscritto non esiste vittoria che mi dia soddisfazione se non accompagnata da un gioco almeno decente e senza aiuti da quelle che una volta chiamavamo "le giacchette nere". Quale è stato il suo stato d'animo quando il torinese Marco Piano, il capitano di questa nuova squadra nata per motivi letterari e benefici, le ha parlato di questo progetto? Come ha reagito alla convocazione in questa speciale nazionale di scrittori? Quali sono i motivi che fanno di Italia-Germania dell'82 la sua personalissima “partita della vita”? Il mio stato d'animo per questo progetto è di grande curiosità per vedere e capire le reazioni dei nostri lettori. Sono fiero che una mia idea abbia portato alla condivisione di un sogno con altri 12 amici: abbiamo raccontato, ognuno col proprio stile, un pezzo di vita, personale e sociale, legata ad un avvenimento sportivo. E leggendo tutti e 13 i capitoli di fila mi sono accorto che abbiamo narrato 42 anni di storia, non solo italiana. Il mio racconto è ambientato in un giorno che, chi appartiene alla mia generazione, non potrà mai dimenticare. La finale di un mondiale, poi vinto, che ha dentro tante storie nelle quali ognuno potrà rivedersi e, spero, emozionarsi. Legato a quella partita resta un concerto anticipato al pomeriggio per poter dare modo ai fortunati possessori del biglietto di poter vedere i Rolling Stones e subito dopo le prodezze in maglia azzurra di Paolo Rossi e compagni. Calcio e musica, le mie grandi passioni raccontate in un capitolo che mi ha procurato grande piacere e una sottile commozione pensando ad un tempo dove il futuro pareva ancora un'opportunità e non un incubo. Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, ed ha lettori molto interessati al rapporto che si instaura tra i personaggi intervistati e le loro opere, entriamo a gamba tesa nella sua storia personale: ha mai pubblicato, a suo nome o in collaborazione con altri autori, dei libri? Oltre a elencarci titoli e argomenti trattati ci può dire quali sono state le sue sensazioni a vedere stampate le sue parole, le sue idee, sulla carta? La mia " carriera" di scrittore si avvale di ben 2 pubblicazioni: la prima nel 2011, intitolata "Appunti di viaggio" e la seconda nel 2018, con il libro "Quando il 5 era lo Stopper" scritto a 4 mani col mio fraterno amico Stefano Nadalini che, ovviamente appare anche in questo nuovo progetto. I suoi cari come si sentono ad avere uno scrittore, un giornalista, un personaggio che è o che diventerà famoso che gira per casa? I miei figli credo siano fieri della mia attività di scrittore anche se non me lo dicono. Ma hanno visto gli sforzi e la passione nel produrre qualcosa di decente e mi auguro che questa cosa possa essere quantomeno di buon esempio. Dedizione, pazienza, perseveranza, spirito di sacrificio e un pizzico di follia... Ecco le basi per poter approcciare con profitto un progetto di scrittura ma a guardare bene sono le stesse componenti essenziali per tentare di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta. Si sente di dare qualche consiglio ai giovani che si apprestano a leggere il libro “La schedina vincente”? Ha qualche raccomandazione o invito da fare alle lettrici ed ai lettori? Ai giovani che si apprestano a leggere i 13 racconti de "La schedina vincente" consiglio solamente di approcciare la lettura con la necessaria pazienza e curiosità. Avranno così modo di scoprire un po' di storie che, magari, i propri genitori o i propri nonni non hanno avuto tempo e modo di raccontare. Ed è possibile che a lettura ultimata possano avere una visione del mondo un pochino più aperta. Quantomeno questo è il mio auspicio. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Per il futuro sono ai titoli di coda di un progetto iniziato lo scorso febbraio. Si tratta di un libro, la cui uscita prevista è la prossima primavera, che ha suscitato immediato interesse da parte di una casa editrice. Ho passato questi mesi a mettere insieme tredici capitoli, tutti diversi fra loro ma legati da uno stesso filo comune. Per il momento non posso aggiungere altri dettagli ma sono fortemente convinto di avere scritto un libro nel quale possa essere facile riconoscersi, dove ognuno ritrovi un po' di sé nelle storie che ho raccontato. Credo tantissimo in questa mia nuova "fatica letteraria" e, se sei d'accordo, diamoci un appuntamento per una nuova intervista in prossimità della sua uscita. In quell'occasione ti spiegherò tutto nei dettagli. La mia ambizione è che venga considerata la mia opera più matura, scritta facendo tesoro dell'esperienza accumulata dai due libri precedenti e anche da questo ultimo progetto " La schedina vincente" che mi ha visto in prima fila insegnandomi molto. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Marco Piano si appresta al ritorno della vita normale, se mai la vita ritornerà normale? Ho vissuto la pandemia come tutte le persone responsabili, attente alla propria salute come a quella di chi incontravo. Il lockdown è stato un periodo allucinante da un lato e curioso e stimolante dall'altro. Ho patito l'impossibilità di muovermi a mio uso e consumo e di non poter decidere in maniera autonoma come impostare il tempo da dedicare al lavoro e quello invece da dedicare a me stesso. Probabilmente una "frenata" rispetto ai ritmi di vita ai quali eravamo abituati era necessaria. Ma così come di fatto è avvenuta l'ho vissuta come un trauma e con un senso di impotenza difficile da accettare. Non sono in grado di stabilire, ora, come potrà essere il ritorno definitivo alla normalità. Se mai ci sarà. È però probabile che nulla sarà mai più come prima e dovremo tutti quanti necessariamente abituarci ad una condotta di vita diversa rispetto a quella cui eravamo abituati da svariati decenni. Claudio Calzoni |