Incontro con il cantante Marco NotaLe luci del palco si accenderanno tra poco. Nella stanzetta adibita a piccolo camerino incontro il cantante cuneese Marco Nota, prima di un'esibizione. Tra i sorrisi, qualche accenno di brani famosi e la dimostrazione pratica che le tecniche di respirazione e i vocalizzi usati dagli uomini di spettacolo sono indispensabili per affrontare fisicamente gli impegni canori, cerco di carpire qualche pezzo di vita dell'artista.
Conosciamoci meglio, chi è Marco Nota? Ci disegni il suo autoritratto. Musicalmente sono un cantante-interprete che propone in particolare canzoni dello standard jazz e dei classici del pop italiano e internazionale. Le mie caratteristiche vocali si avvicinano ai crooner americani, anche se non mi etichetterei in quel modo perché ognuno ha il suo timbro e stile. A me piace comunque mantenere un'elasticità vocale e di genere musicale ampio. Lascio ai lettori il link seguente per maggiori dettagli: https://www.linkedin.com/in/marco-nota-88709b193/ Sotto il profilo umano è più complesso descrivermi, proverò con dei paragoni. Se fossi un libro sarei un thriller con un mix di fantascienza, amore e la ricerca dello sviluppo delle potenzialità umane all'interno di una società in declino. Se fossi un quadro, sarei un intreccio di forme e geometrie curve e rette, tra luci e ombre. Se fossi una canzone sarei un mix di quelle di Fred Buscaglione. Provengo da un paesino di campagna del cuneese e dalla mia famiglia ho appreso quelli che reputo i valori veri della vita e cerco di trasmetterli, con l'aiuto di mia moglie, ai nostri due figli: il rispetto per il prossimo, l'amore e il senso della famiglia, l'impegno, la coerenza e il senso di giustizia. Infine, tendo a mettere cose, persone e me stesso in discussione e a confronto, ricercando nuove esperienze, novità e informazioni. Attraverso il canto mi piace "scollegarmi" dalla realtà e viaggiare di fantasia. Una sorta di Jim Carrey nel film: The Mask. Come è nata l'idea di diventare un cantante di Jazz, Blues, Swing e Pop e quanto la rende felice? Diventare cantante non era il mio sogno da bambino ma ascoltavo molta musica da radio, musicassette e le prove di fisarmonica e chitarra di mio fratello. Da adolescente traducevo e cantavo i testi in inglese e poi, con la mia futura moglie, ho ascoltato tanta musica e ballato molto. Da genitore ascoltavamo con i figli sia la musica classica che la musica dance, ballandola. Decisi di diventare cantante per sfida perché mi sentivo almeno alla pari di alcuni cantanti degli anni '90 e mi dicevo "se possono cantare loro... posso farcela anche io". Feci quindi il 1° corso di canto a 27 anni, l'anno seguente cantavo in un coro Gospel e dal 1999 fui il cantante solista di alcune Pop band per cui scrivevo i testi e le melodie vocali dei brani inediti. Continuando gli studi di canto, mi approcciai allo Standard Jazz nel 2001. Nel 2004 ci fu la svolta: durante una trasferta lavorativa incontrai Rita Cervellati, insegnante e cantante jazz di Bologna, che cambiò completamente il mio approccio allo studio del canto e degli standard Jazz e Swing dei mostri sacri americani. Successivamente divenni il cantante solista di una Jazz Band di 15 elementi e questo mi diede convinzione delle mie capacità grazie all'apprezzamento del pubblico e dei colleghi. Dopo un periodo di "buio professionale", dal 2013 ho ripreso le esibizioni "simil-musical" grazie a un gruppo di amici e con i quali ho riscoperto il piacere di "dare gioia e divertimento" e successivamente l'intento di ripartire con l'attività, ho ripreso le lezioni di canto Jazz con Rita, lavorando sulla tecnica vocale, l'interpretazione e lo studio dei grandi cantanti Jazz e Swing, (Ella Fitzgerald tra tutti), ho ripreso le collaborazioni e la ricerca di eventi. Ecco cosa mi rende felice: dimostrare che tramite il lavoro e la passione si può riuscire nel proprio scopo, migliorare sempre la tecnica vocale (con la mente e il cuore), vedere il sorriso del pubblico e dei miei cari durante l'esibizione; tutto il resto è una conseguenza. Ci parli della sua professione abbinata ai social e della loro importanza anche, e soprattutto, in quest'epoca di Covid19 in cui deve esser stata un po' maltrattata dal "protocollo sanitario". I social sono stati, sono e saranno fondamentali prima, durante e dopo il Covid-19, soprattutto per chi è impegnato nel settore Cultura e Arti dello Spettacolo. Sebbene rimanga un tradizionalista della email e della telefonata o dell'incontro "di persona" verso i potenziali clienti, essere presenti sui social è utile, rapido, trasversale. I social li trovo efficaci per la ricerca di clienti e un mezzo di confronto, per cercare nuove idee e stimoli, migliorare se stessi e il proprio "prodotto". Durante il lockdown da Covid-19 ho sperimentato piacevolmente le "dirette Facebook" le quali mi hanno dato un triplice risultato: mantenersi "caldo" con la giusta tensione da palco, conservare amici e pubblico e trovare nuove potenziali collaborazioni in rete. Come ogni crisi il Covid-19 può essere l'occasione per reinventarsi e produrre nuove idee anche a distanza attraverso l'uso dei social. Che cosa manca a questo Paese, secondo il suo parere, per far tornare il territorio italico... Caput Mundi? Una rivoluzione... Culturale. Ormai da decenni siamo un "popolo" che è stato diseducato a cercare la conoscenza e ritrovare la Cultura di base. Non siamo più abituati a pensare perché siamo pressati dalla frenesia dei ritmi e delle mode. Siamo indotti e distratti dai mass media verso futili problemi quotidiani e superficiali, incapaci di sviluppare e approfondire una visione d'insieme su larga scala. Abbiamo una scuola e un mondo del lavoro da rifondare e nuove generazioni da stimolare per fare accrescere le loro potenzialità. Occorre riscoprire la nostra Storia e la nostra Cultura classica, Umanistica, medioevale, rinascimentale o risorgimentale in cui l'Italia è stata per secoli al centro dello sviluppo economico e Culturale europeo e mondiale. Abbiamo bisogno di una nuova classe e Cultura politica e dirigenziale, improntata sulla concretezza, di persone competenti per il ruolo che ricoprono e abbiano una Cultura a 360°. Abbiamo bisogno di valorizzare, difendere e premiare le eccellenze materiali e umane; creare stimoli economici, attirare imprese, puntare sulla ricerca. Abbiamo bisogno di rispettare le regole e sete di vera giustizia; dobbiamo essere uniti (a partire dal vicino di casa!) e avere comunanza di progetti e valori. Ripartire dalle nostre radici per ritrovare l'identità e riscoprire le potenzialità, perché senza saremo sempre alla mercé di tutto e tutti. Invito a leggervi parte di un testo, "L'obsolescenza dell'uomo moderno - del 1956" che trovate sul web, del filosofo Gunther Anders, le cui parole sono tremendamente attuali. Il brano inizia così: "Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti...". Ha pubblicato anche dei libri e con quali Editori? Se no, le piacerebbe? Non ne ho mai pubblicati, né ho mai avuto l'occasione. In verità ho pensato più volte di scrivere una raccolta di favole nel periodo in cui le raccontavamo tutte le sere ai miei figli, inventandole rigorosamente. Protagonisti: l'orso Cicciobello e la Gallina bollita. I suoi amici e familiari come hanno contribuito a farla crescere professionalmente? Gli amici mi hanno sempre apprezzato e invitato a continuare a cantare. Loro mi incoraggiano e sollevano lo spirito e per questo li ringrazio. Tra i famigliari ringrazio i miei figli per la loro pazienza in questi anni (le prove a casa) e sostegno. Il contributo più grande me lo ha dato mia moglie a cui devo tutto. Grazie al suo costante incoraggiamento, alla sua pazienza nei periodi di crisi economica, al grande amore che mi trasmette quando mi guarda mentre canto. Quest'ultima, è la soddisfazione più grande! Si sente di dare qualche consiglio ai giovani che si affacciano solo ora alle porte del mondo del lavoro? I miei figli si apprestano ad affrontare il mondo del lavoro, al termine del loro percorso universitario, per cui i consigli che posso dare ai giovani in generale, (viste anche le mie esperienze professionali, oltre al canto) sono gli stessi: partite da un foglio bianco e ponetevi degli obiettivi per step e delle priorità, siate sempre curiosi e informatevi in modo trasversale (non accontentatevi), non smettete mai di porvi obiettivi nuovi. Il sistema del lavoro di oggi è troppo settorializzato per cui siate sempre pronti a rinnovarvi usando strumenti nuovi per vedere le cose/situazioni da diversi punti di vista o creare voi stessi "le situazioni/occasioni", siate originali, siate cittadini del mondo ma non perdete le vostre radici e i valori importanti: in primis la famiglia. Ci parli del futuro. Sta facendo, pensando o organizzando cose nuove? Come ogni crisi, anche dalla pandemia nascono nuove idee e stimoli. L'obiettivo primario è sempre quello di propormi per eventi pubblici o privati (singolo o con band) e successivamente vorrei riprendere il progetto Lounge Music sospeso nei mesi scorsi: ovvero rivisitare canzoni pop, dance, rock in altro stile musicale (es. bossa nova, funky, swing ecc...). Tra le novità, vorrei proporre sui Social mini-spettacoli in "formato casereccio" cioè in collaborazione con amici non professionisti e che hanno la passione per uno strumento, il canto, il ballo o recitazione. L'obiettivo più ambizioso è la creazione di una "rete" di professionisti locali o regionali interessati a partecipare a eventi artistici interdisciplinari che abbracciano danza, recitazione, poesia, letteratura, pittura, fotografia in giornate/luoghi dedicati presso Comuni, sull'esempio di Caramagna P.te dove ho partecipato lo scorso anno. Infine, spero di iniziare in autunno una nuova esperienza che mi ha sempre incuriosito e negli anni passati ho assaggiato a piccole dosi: il musical. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Cosa rimane di questi giorni di quarantena? Con quali speranze e desideri si appresta al ritorno della vita normale? Mi è rimasta la consapevolezza che siamo parte di un tutt'uno e che la pandemia è stato uno strumento brutale ma utile (spero) a farci aprire gli occhi oltre il nostro "orticello". Ho anche alcune domande da porre al lettore. Ora siamo più uniti, arrabbiati, affamati, egoisti, altruisti, speranzosi o...? Siamo più italiani, europeisti, cittadini del mondo o campanilisti? Siamo convinti della necessità di una informazione più trasversale e trasparente? Stiamo tornando alla cosiddetta vita "normale"? Qual è la vita normale: la mia, la tua, la loro? La vita è intrinsecamente libera, mutevole e inarrestabile, come si fa a darle una "forma normale" proprio dopo questa esperienza pandemica? Mi rimane il timore per i più indifesi che rischiano di essere spazzati via da nuove ondate virali e crisi economiche, anche se siamo tutti a rischio. I timori più grandi sono quelli per il futuro dei miei figli e delle generazioni più giovani che sotto la pressione di nuove/vecchie forme di condizionamento sociale, saranno inconsapevoli della perdita dei diritti acquisiti e sempre più parte di uno schema prefissato che sarà difficile da cambiare se non con i valori e gli intenti descritti nei punti precedenti. Ringraziando nuovamente la Redazione e chi ha avuto la pazienza di leggere l'articolo, vado in scena e da domani tornerò a prepararmi per gli eventi più importanti, quelli condivisi e vissuti con chi si ama, ci vuole bene o ci vuole semplicemente stare insieme per amicizia e simpatia. La musica sta iniziando. Le luci del palco si stanno accendendo, la band, il complesso, l'orchestra ha già accordato gli strumenti. Saluto Marco Nota sugli accordi iniziali della prima canzone "Home" di Michael Bublé. Il riflettore sta per illuminare il suo volto felice e consapevole di essere nel posto giusto al momento giusto per trascinare il pubblico in un mondo di emozioni, non solo musicali, da condividere assieme. Partono gli applausi, buon divertimento. Claudio Calzoni Pier Giorgio Tomatis |