Incontro con il giornalista televisivo Hervé Bricca
Ho conosciuto Hervé anni fa. Ero uno dei curatori del Concorso di Letteratura Granata di Vigone e partecipavo con gioia alle serate del Festival tutto dedicato al Toro che si svolgeva nella cittadina della campagna pinerolese. In quelle occasioni ho avuto modo di conoscere e frequentare molti giornalisti sportivi che venivano a Vigone richiamati dalla grande partecipazione popolare e che si dimostravano interessati ai libri pubblicati ed alle belle serate di contorno al premio. La professionalità, lo stile, la simpatia di Hervé Bricca mi colpirono particolarmente. Passati gli anni, a seguito della pubblicazione del mio nuovo libro sulla squadra granata, “I luoghi del Toro”, edito nel 2019 da Yume Book, ho avuto modo di rivedere Hervé, ospite come il sottoscritto di una trasmissione televisiva presso una delle più importanti emittenti private della città. Naturalmente la serata è finita in birreria e, davanti ad un buon piatto di pasta, è nata una sincera amicizia. Oggi Hervé Bricca è giornalista televisivo di fama, ha una sua casa editoriale che sviluppa documentari di alto livello, ed è impegnato su moltissimi fronti dell’informazione, seguendo progetti innovativi ed importanti. Non mi sono lasciato scappare l’occasione di fare quattro chiacchere con lui, facendo riferimento anche al suo blog ed a una sua vecchia intervista rilasciata ad un giornalista francese, per far conoscere, ai lettori della Gazzetta di Hogwords, i pensieri, (e perché no?) qualche piccolo segreto dell’amico, del professionista, dell’uomo Hervé.
-Quali erano i suoi sogni nel cassetto?
“Da piccolo avevo due cose in testa, ben marchiate. Fare il pilota d’aereo e fare il giornalista. Ho iniziato a fare il giornalista a sedici anni. Adesso l’aereo lo prendo spesso ma in altri modi, mi siedo non in cabina di pilotaggio ma dietro con altri passeggeri. Posso dire comunque che sono almeno riuscito, nel mio piccolo, a fare una delle due cose. Chi s’accontenta gode.”
– Cosa le piace del suo mestiere di giornalista?
“Tutto. Veramente tutto. Ma se dovessi scegliere una cosa direi scoprire i personaggi. Può essere il più grande pugile della storia o il più famoso giocatore di rugby o l’alpinista che ha scalato per la prima volta quella montagna. Può essere una sciatrice che ha conquistato cinque medaglie olimpiche o una deliziosa tennista o pallavolista, la musica non cambia. La mia emozione cresce a dismisura. E cerco di scoprire molto della persona che ho di fronte. Devo approfondire, dunque devo osservare, dunque devo capire il più possibile. A volte basta una parola, uno sguardo, una lacrima. E il lavoro può definirsi perfetto.”
-Ha raggiunto spesse volte quella “perfezione” nel suo mestiere?
“Si, ed è comunque una perfezione soggettiva. Ovviamente. Per me era un incontro “perfetto”. Sia dal punto di vista televisivo, sia dal punto di vista della sceneggiatura, del confezionamento della storia, del luogo dove si è svolto l’incontro.Sono sempre tanti gli aspetti che rendono una storia “perfetta”. Deve tutto combaciare.”
– Mi può fare degli esempi?
“Il primo che mi viene in mente si è svolto in Canada, a Toronto. Ero alla ricerca di un grande dello sport. Molti magari non l’avranno mai sentito nominare ma è stata, questa persona, un simbolo di tante cose. Era un ex pugile, un uomo che per problemi di razzismo è stato in galera diversi anni, rovinandosi tutta la carriera. Tutta una vita. Un uomo che ha subìto molte ingiustizie. Si chiamava Rubin Carter.Ebbene, era un famoso pugile. Hollywood ha voluto raccontare la sua storia diversi anni fa. Un film memorabile (Hurricane) interpretato magistralmente da Denzel Washington. Sono sincero, l’appuntamento con il campione è stato per me qualcosa di irripetibile. Stringere la sua mano, osservare le sue rughe, ascoltare la sua voce, i suoi discorsi della prigionia. Avrei voluto in quel momento fermare il tempo. Ibernarlo."
– Altri personaggi che l’hanno affascinata? “Walter Bonatti, forse il più grande alpinista che abbiamo avuto in Italia. Incontrarlo anche solo per mezzora, fargli domande sulla sua vita con dietro il Monte Bianco, è stata una esperienza che rimarrà per sempre nel mio cuore. Poi i tanti ex calciatori malati di Sla, quella terribile “bestia” causata dal doping sfrenato. Parlare con loro, vedere la loro sofferenza, è stato qualcosa di indescrivibile. Se uno ci pensa, è bestiale. Questi signori sono morti che camminano verso il loro terribile destino. Un incontro bello con Carl Lewis a Edmonton in Canada durante i mondiali di atletica del 2001. Un ragazzo speciale. Forte dentro, bello fuori. Un giorno mi trovavo a Cuba nella piscina del mio albergo e vedo da lontano una montagna travestita da uomo in pantaloncini. Mi incuriosisce, mi avvicino. E scopro che era Mike Tyson. Anche lì, 10 minuti che non dimenticherò tanto facilmente.”
– E le ragazze?
“Le sportive hanno altri fascini. Delle donne mi affascina molto il sacrificio. Ti raccontano della loro fuga da casa già in tenera età, dei loro pianti, delle loro serate piene di solitudine. Dei loro allenamenti pazzeschi. Nel maschio ci sono tutte queste cose, ma vengono metabolizzate diversamente. Nella donna vedi tutto il sacrificio nei loro volti. Te lo spiegano in maniera diversa. In maniera più intensa.Tutto questo lo trovo ammirevole e delizioso.”
– Intervistando qualcuna, si è mai appassionato così tanto da sentirsi attratto, o meglio un po’ innamorato?
“Si, mi è già capitato. Eccome. La prima volta molti anni fa. L’ultima, beh, di recente.”
– Ha dei rammarichi nella sua carriera?
“Si, non avere mai incontrato certi personaggi, deceduti troppo presto. Quando arriva la notizia della loro scomparsa, spesso, mi arrabbio tantissimo. Ho la chiara dimostrazione di aver perso un incontro che mi avrebbe arricchito professionalmente e umanamente. E a volte sono anche personaggi non legati allo sport. Esempio? Beh, la principessa di Monaco Grace Kelly. Ho incominciato a frequentare assiduamente l’ambiente monegasco quando sono diventato giornalista. Avendo poi la fortuna di essere di casa, (mia mamma è di quella zona) potevo avere buona probabilità di incontrarla. Anche per soli 5 minuti. Ma purtroppo è deceduta troppo presto. Oppure Lady D. Personaggio con la P maiuscola, nel bene come nel male.E perché no, l’Avvocato Gianni Agnelli. Quando lui era in auge, ero troppo giovane. L’ho incontrato tante volte ma erano, i suoi, veri blitz velocissimi. Una chiacchierata come piace a me sarebbe stato un sogno stupendo.”
– Che rapporto ha con Torino?
“Un rapporto semplicemente di amore. Forse sono uno dei pochi torinesi ad amarla pienamente. In un modo viscerale. I miei concittadini la criticano spesso, la pensano troppo industriale, grigia, a volte spenta, a volte triste. Sono tutte balle. Rimane una città del nord. E come in tutte le città del Nord, ci sono ritmi, battiti cardiaci, sapori, sorrisi particolari. A Torino non si possono pretendere le stesse cose che a Palermo. Fisiologicamente impossibile. Le persone hanno abitudini diverse, mangiano diversamente, si vestono diversamente. Il sole è diverso. Se passeggio la sera qui in via Roma durante l’anno so per certo che incontro dei sapori, delle emozioni uniche. Se mi trovo nello stesso istante ma 1000 km più a sud, ho altre emozioni. In entrambi i casi, però, il mio cuore è felice. Assorbe delle situazioni piacevoli. Ecco perché non critico mai nessun posto. Ancor di meno la mia città. Affascinante grazie al suo stile…Times Square a New York potrà essere piena di gente anche alle due di notte ma è qualcosa di fantastico. Il deserto del Sahara è sempre isolato dal mondo ma non si può dire che sia un posto brutto…Sentirsi cittadini del Mondo lo trovo irresistibile. Dovrebbe diventare quasi una legge.”
– Ma come vive esattamente la sua Torino?
“Guardi, io sono molto particolare. Alcuni che mi conoscono bene aggiungono sempre la parolina “pazzo” quando mi descrivono. Ci sono delle volte, in pieno inverno o a ferragosto, che esco di casa verso le 2 o le 3 del mattino, salgo in macchina e raggiungo il centro. Inizio a passeggiare, o mi siedo su delle panchine bellissime, per osservare degli scorci unici di questa metropoli. E sto lì, a godermi lo spettacolo. Credo che il bello di Torino sia anche questo. Hai tutto quello che vuoi. Dalla frenesia del Nord industriale alla tranquillità oceanica di un atollo. Mi bastano anche solo 30 minuti di questa “aria pura” e poi torno a casa contento. Felice di essermi immerso nel cuore di un luogo che amo.”
-Stiamo vivendo un periodo particolarissimo, assurdo e terribile. Il virus ci ha costretto improvvisamente ad entrare in contatto con una realtà dura, fredda, immobile. Quale è il suo punto di vista su questa disgrazia?
- Beh, innanzitutto C’è già la risposta nella sua domanda: è una tragedia che ha colpito prima il più grande Paese emergente del pianeta (la Cina), successivamente l’ITALIA e poi il resto del Pianeta. Tutto tragico, certo, ma questo “percorso” del virus mi ha subito incuriosito molto. Colpita la modernissima Cina e un paese come l’Italia. Sara la mia voglia di capire sempre un po’ di più, sarà il classico “difetto professionale” di indagare anche quando non c’è nulla da indagare, fatto sta che con il passare dei giorni la mia curiosità si è trasformata in una puntata della mia trasmissione. Volevo condividere i miei dubbi, le mie ricerche, le mie domande con i telespettatori. Come mai la Cina? Come mai l’epidemia parte da una città dove risiede da molto tempo un famoso laboratorio specializzato in ricerche e creazione di armi biologiche? Possibile che sia tutto stato pensato a tavolino? E poi, con tutte le nazioni del mondo, proprio l’Italia? Come mai i paesi vicini hanno avuto pochi morti? Sembrerebbe un virus telecomandato... Anche questo è il nostro mestiere: farsi domande e condividerle con tutti. Visto che in passato mi sono imbattuto su storie diciamo “simili”, mi sembrava normale approfondire per capire un po’ di più."
Saluto cordialmente l’amico Hervé Bricca, ringraziandolo per avermi concesso questa importante testimonianza di professionalità e di sensibile umanità. Anima e spirito libero ed animato dalla curiosità e dalla voglia di verità, continuerà strenuamente, ne sono certo, nella ricerca di storie belle e particolari da raccontare al suo pubblico, a tutti noi. Trovate le sue interviste ed i suoi servizi pubblicati e trasmessi da GRP o al titolo "Format". Buon lavoro…