La Schedina vincente Intervista a Roberto VeronesiUn nuovo e bellissimo progetto letterario, con valenze sportive e umanitarie, sta per vedere la luce sotto l'egida della Casa Editrice Giangiacomo Della Porta di Moncalieri. Tredici scrittori, amanti dello sport, del calcio e della sua valenza sociale e storica raccontano, nel libro “La schedina vincente” i loro ricordi e le emozioni legate ad una particolare partita, quella che, in qualche modo, ha segnato la loro vita.
Conosciamoci meglio. Chi è Roberto Veronesi? ci disegni il suo autoritratto. Un ragazzo. Maturo. Molto fortunato, almeno fino ad oggi, osservatore e troppo sensibile. Felicemente sposato da 27 anni, ho una figlia di 20 anni che studia Giurisprudenza. Vivo a Torino, amo la mia città, i viaggi, l’arte, i libri, lo sport, le persone generose e altruiste. Qual è, attualmente la definizione di sé stesso che preferisce? Un uomo determinato, cultore della leggerezza e del sorriso. Entriamo in tema calcistico. Quale è la sua squadra del cuore? IL TORO. Squadra in cui ho giocato da ragazzino per quattro fantastici anni. Ho avuto grandi maestri di calcio e di vita che mi hanno insegnato molto. Ricordi indelebili del Filadelfia, del Comunale e di un gruppo di ragazzi che ho conosciuto nel tempo e che ora si ritrovano in due chat “i ragazzi del Filadelfia” e “I torelli Lancia”. Più di 50 persone che sanno bene che vincere non è l’unica cosa che conta Quale è stato il suo stato d'animo quando il torinese Marco Piano, il capitano di questa nuova squadra nata per motivi letterari e benefici, le ha parlato di questo progetto? Come ha reagito alla convocazione in questa speciale nazionale di scrittori? Quali sono i motivi che fanno di Italia – Francia, finale dei mondiali del 2006 la sua personalissima “partita della vita”? Mi trovavo in vacanza a Lisbona, squilla il telefono, Marco Piano accenna al progetto, non lo ho lasciato finire e dopo un minuto ho accettato con entusiasmo iniziando febbrilmente a pensare a quale partita delle, certamente più di mille che mi ronzavano in testa, avrei potuto raccontare. Non semplice. Le prime per mano a papà? Quelle di cui vedevo l’ultimo quarto d’ora perché negli anni “sessanta” aprivano i cancelli e potevi entrare senza pagare il biglietto? Un derby? Poi la decisione è caduta su Italia – Francia, finale dei mondiali 2006 perché il 2006 è stato per me, la mia famiglia, la mia città e Torino tutta un anno particolare. La straordinaria cavalcata che ha portato alla vittoria della nazionale è stata la ciliegina emozionante di un anno speciale Visto che la Gazzetta è l’organo di informazione ufficiale delle Edizioni Hogwords, ed ha lettori molto interessati al rapporto che si instaura tra i personaggi intervistati e le loro opere, entriamo a gamba tesa nella sua storia personale: ha mai pubblicato, a suo nome o in collaborazione con altri autori, dei libri? Oltre a elencarci titoli e argomenti trattati ci può dire quali sono state le sue sensazioni a vedere stampate le sue parole, le sue idee, sulla carta? Si ho pubblicato alcuni racconti in collaborazione con altri autori. Scrivo generalmente racconti brillanti, leggeri, divertenti (almeno spero). Cito “Elena” nel libro “Senti che storia” e “Elemosine e tentazioni” nel libro Angeli e Demoni. Poi ci sono alcuni racconti scritti per il Concorso di Letteratura Granata di Vigone che tu, Claudio, conosci bene. inoltre, come giornalista ho fatto la stesura di alcuni servizi per lo più per le aziende per cui ho lavorato. Avere avuto un continuo rapporto con la scrittura è stata per me una gradevole sensazione, accompagnata dall’idea che si sarebbe potuto fare meglio… I suoi cari come si sentono ad avere uno scrittore, un giornalista, un personaggio che è o che diventerà famoso che gira per casa? Sono contenti, sul fatto poi che sia o diventi famoso nutrono molti dubbi. Come il sottoscritto. Si sente di dare qualche consiglio ai giovani che si apprestano a leggere il libro “La schedina vincente”? Ha qualche raccomandazione o invito da fare alle lettrici ed ai lettori? Di goderselo, di immergersi nelle atmosfere descritte che sono molto diverse le une dalle altre, di immedesimarsi nel tempo e nei luoghi di chi racconta. Sono 13 viaggi nelle emozioni di 13 persone assai diverse tra di loro. Ci parli del futuro. Sta scrivendo, pensando o organizzando cose nuove? Spero, a fine estate o in autunno di pubblicare il mio primo libro, lo definirei un romanzo aziendale. Poi ho una raccolta di racconti dal titolo “Le svolte della vita”. Chissà. Per finire ci racconti di questo periodo tremendo del virus. Ha avuto esperienze particolari, paure, tristezze o gioie inaspettate da raccontare? Cosa rimarrà nel suo cuore dei lunghi giorni passati in quarantena? Con quali speranze e desideri l’uomo Roberto si appresta al ritorno della vita normale, se mai la vita ritornerà normale? È stato certamente più pesante la gestione fisica e psicologica di questa seconda e terza ondata. L’anno scorso avevamo l’estate davanti, la speranza che tutto finisse in relativa fretta. Da ottobre in poi è stato tutto più cupo e pesante. Fortunatamente ho avuto la possibilità, come tutta la mia famiglia, di fruire massicciamente di smart working. Mi mancano terribilmente le relazioni e il martellamento mediatico è davvero faticoso. Ho avuto amici malati, genitori di amici che sono mancati. Pesante. La vita sarà diversa anche quando questa pandemia sarà cessata. Si tratta di un momento di discontinuità forte che oltre alle devastazioni che ha portato e continuerà a portare obbliga a pensare o ripensare a tanti valori dati per scontati: gli affetti più cari, gli amici, i sentimenti, l’importanza delle relazioni in genere e del bene comune. Claudio Calzoni |