La serata della presentazione del libro di Claudio Calzoni "I Luoghi del Toro" edito da Yume Books, alla "Compagnia di Valfrè" a Torino raccontata dalla nostra autrice Giuseppina VallaIL GRANDE TORINO, UNA SQUADRA COSTRUITA SUI RAPPORTI INTERPERSONALI
Resa ancora più incantevole dal luminoso fascino delle luci d’artista, orgogliosa per l’imponenza dei suoi storici monumenti, accarezzata dalla piacevole brezza di un generoso clima autunnale, Torino ha ospitato alle ore 21 dello scorso 27 ottobre, nei locali della Sala Valfrè in via Accademia delle Scienze 11, la presentazione de “I LUOGHI DEL TORO” di Claudio Calzoni edito da Yume. “L’originalità di questo testo - come ha spiegato il dottor Massimo Centini, autore di numerosi saggi e libri sul Piemonte - consiste nel portare avanti una storia parallela tra la grande squadra scomparsa nella tragedia di Superga e i luoghi del nostro capoluogo, in cui i mai dimenticati protagonisti hanno abitato e vissuto”. L’accurato e paziente lavoro di Calzoni, da sempre interessato alla letteratura, alla storia antica e fedelissimo tifoso granata, si inserisce nella fornita rosa di ben 160 libri riguardanti la mitica formazione, perita ben 70 anni fa. Fin dall'inizio lo scrittore con un linguaggio chiaro, preciso, reso ancora più credibile da appassionati anni di ricerche minute e approfondite, è riuscito a interessare e coinvolgere emotivamente il numeroso pubblico. Con la sensibilità che gli è propria lo ha invitato a inserire i momenti più significativi vissuti dagli invincibili non nella realtà in bianco e nero delle foto e dei cospicui documenti giunti fino a noi, ma nel mondo a colori della loro quotidianità, dei loro affetti, delle loro gioie e sofferenze. A poco a poco, quasi per magia, ha portato alla luce aneddoti, situazioni, sensazioni, debolezze, normalità e estrosità di quei ragazzi lavoratori, rimasti molte volte increduli davanti alle sorprese della vita. E a valorizzare la serata e la loro grande impresa, di estrema efficacia è stata la proiezione delle fotografie di Torino nei tempi di guerra, sotto i bombardamenti, affamata, colpita nei settori lavorativi più importanti, delusa, ma mai piegata neanche dalla terribile sciagura della lotta civile del ‘43. E tutto per rendere ancora più straordinaria, a conflitto ultimato, la difficile ma avvenuta rinascita italiana a cui i mai dimenticati giocatori, con le loro strabilianti vittorie e a detta di molti in compagnia di Bartali e Coppi, hanno fornito un contributo davvero determinante diventando gli amati simboli della ricostruzione! “E’ stata una squadra - ha precisato Calzoni - costruita sui rapporti interpersonali. Andavano tutti insieme al varietà, vivevano la città insieme. Per assicurarsi il futuro dopo il calcio, insieme Gabetto e Ossola decisero di aprire il bar Vittoria come punto di ritrovo dei loro tifosi e per trovare un lavoro dopo la fine delle loro carriere…”. L’autore non si è soffermato troppo sulla fatalità della tragedia, sull'amaro e incolmabile vuoto rimasto nel cuore di tutti, ma la sua asserzione: “Il 4 maggio 1949 Torino morì e il corteo delle bare di niente, per via dei corpi maciullati dallo schianto, caricate sui camion, fece ben due giri tra la commozione di una folla immensa e commossa” è stata tremendamente esaustiva. L’intervento di Libero Robba, vigoroso concentrato di amore per il Piemonte e di intramontabile ardore granata, ha offerto la giusta atmosfera per la conclusione di una serata che ha saputo suscitare nei presenti genuini sentimenti di amicizia, umanità, passione per lo sport e per la vita. Giuseppina Valla |