Claudio Calzoni a Borgo S. Dalmazzo e a Portici di Carta
Non mi è facile iniziare ma oggi, in qualche modo, voglio parlare di me.
Scrivere è una passione che non sempre si trasforma in una professione, un modo per vedere il tuo lavoro remunerato in qualche maniera. Quando i tuoi manoscritti diventano libri, per mille motivi, ti ritrovi a essere, chissà come, sotto i riflettori. Negli anni, qualche Editore ha avuto fiducia nei miei poveri mezzi e ho visto pubblicati i miei lavori e, vi posso assicurare, è una bella soddisfazione. Soddisfazione che non finisce nel momento della pubblicazione ma cresce e si rinnova ogni volta che occorre, magari con un po’ di fatica, cercando di superare qualche timidezza, metterla in mostra, pubblicizzarla, renderla pubblica. Credetemi, questo non è sempre facile, soprattutto se non si è abituati a credere fermamente, e umilmente, nel prodotto, nell’opera che si è costruita negli anni. In questo estenuante, folle ed emozionante week end ho avuto la gioia di poter vivere giornate ricche di emozioni e riflessioni. Venerdì 4, la sera, mi sono ritrovato sul palco dell’Auditorim di Borgo San Dalmazzo, assieme alle vecchie glorie granata per presentare il mio nuovo libro “I luoghi del Toro”, edito da Yume di Torino, di fronte a più di cento persone che non erano certo venute lì per me, attirate dalla presenza di Angelo Cereser, Natalino Fossati, Nello Santin, Giuseppe Pallavicini e Claudio Sclosa. Ero sul palco con loro, tremante di sensazioni. Ero sul palco con i campioni che vedevo giocare da ragazzo, che esaltavano, con le loro partite, le mie domeniche e le settimane passate ad aspettarle. Ero lì con un mio libro che parla di loro e di tante cose legate alla maglia granata e non sapevo che dire. Gli abbracci, la simpatia e la forte empatia con il pubblico hanno trasformato la serata in un vero happening granata, con sorrisi, ricordi, aneddoti. Alla fine ho discusso con loro e cementato nuove amicizie. Se non ci fosse stato il libro, filo conduttore della serata, sarebbe mancato qualcosa e tanto mi basta per uscire soddisfatto, da un venerdì sera memorabile. Stessa cosa per i Portici di Carta. Ho rinunciato a una domenica tranquilla per stare vicino agli Editori, Hogwords e Yume, dividendomi tra i loro banchetti, mescolandomi tra la folla. Non perché ho venduto personalmente qualche copia, del libro sul Toro, di cui vi ho già raccontato, del romanzo “L’altro Dio ovvero Se il Re dei Re” e del libro di racconti “Magie Oscure” (l'unico in tutto l'Universo in cui il nome dell'Autore non compare sulla copertina) editi da Hogwords, principalmente perché, visto che entrambi gli Editori hanno creduto in me, nelle mie capacità di scrittore e, nel caso specifico, nella mia buona penna di Direttore de La Gazzetta di Hogwords, mi sembrava il minimo che potessi fare per contraccambiare, restare li, vicino a loro, ascoltando il brusio della gente, sorridendo ai passanti, incontrando amici e personaggi, più o meno strani, nella domenica della kermesse più importante dell’Editoria torinese. Naturalmente per me è stata comunque una esperienza importante, impegnativa e proficua, se non economicamente almeno dal punto di vista sentimentale. Allo stand di Yume ho conosciuto il buon Christian, con l’acca, che oltre a vendere libri, studiava al banchetto come comporre i capitoli del suo libro. Allo stand di Hogwords sono stato in compagnia dell’Editore più alto del mondo, Pier Giorgio Tomatis e delle belle, simpatiche e bravissime scrittrici Lella Barbero e Maria Concetta Distefano, impegnate a conversare con i passanti per far conoscere le loro Opere. Mi spiace non aver incontrato, sabato, il vulcanico Postremo Vate e chissà quanti altri autori. Comunque, di folla sotto i Portici di Via Roma ce n’era moltissima, molti amici mi sono venuti a trovare e questo basta a soddisfarmi. Torino non è città facile, commercialmente parlando, sorride poco, comunica ancor meno e non spende nulla o quasi. Queste occasioni, in qualche modo, coinvolgono così tanta folla, eterogenea e interessata che va, comunque, alla ricerca di qualcosa di nuovo, di diverso, originale e innovativo. Quel “qualcosa di speciale” che eventi come Portici di Carta dovrebbero essere pronti a mostrare, proporre e, necessariamente, senza falsi moralismi sabaudi che in altre città italiane sono stati superati da un pezzo, vendere. Non sempre ci si riesce. Questo non fa bene al morale della città, che si adagia ancor di più nella sua timidezza atavica e ritengo che spazi di miglioramento possano e debbano essere trovati al più presto, con coraggio e dedizione. OK, penseremo anche a quello. Per ora spero che il mio resoconto sia bastato a interessarvi e, magari, lasciarmi un commento. Un saluto. Claudio Calzoni |